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L'ultimo metato del comune di Lucca

Non crediamo che siano molte le città capoluogo di provincia che, sul loro territorio comunale ospitano ancor oggi dei seccatoi tradizionali per le castagne in attività. Il Comune di Lucca ha ancora la fortuna di vedere sulle sue colline questa attività tradizionale, che ha un notevole valore culturale, oltre ad essere collegata alla cura della selva e quindi alla conservazione del paesaggio. Quest’anno la caldissima estate non faceva sperar bene per la raccolta delle castagne, invece nel mese di ottobre il suolo arido dei castagneti si è punteggiato di ricci e dei frutti marroni e lucidi tanto saporiti e ricercati.
La castagna è un frutto prezioso per le sue proprietà organolettiche e si può apprezzare cotta, oppure trasformata in farina. La farina di neccio trova oggi come in passato svariate modalità di impiego in cucina e può essere un ottimo prodotto anche in sostituzione della farina contenente glutine.
Anche quest’anno in Brancoleria è stato possibile fare un “metato ” cioè seccare le castagne per ottenere la farina. Un esperto castanicoltore del luogo si è reso disponibile ad accendere il fuoco nel seccatoio e a prendersene cura per oltre quaranta giorni in modo da seccare le castagne depositate sul canniccio (parte alta del metato). Sia lui che alcuni suoi amici hanno portato le castagne in modo da averne la quantità sufficiente per una essiccazione ottimale. In questi giorni le castagne secche vengono sgusciate con l’apposita macchina, ripulite e portate al mulino dove saranno trasformate in ottima farina; la farina delle colline lucchesi è buona anche per la qualità delle varietà di castagno tradizionalmente coltivate nella zona. Il prodotto finito sarà poi consumato per uso familiare. C’è soddisfazione fra gli amici dei paesi della Brancoleria perché questo è l’unico metato rimasto sulle colline che circondano la pianura di Lucca.
Tutti coloro che hanno condiviso questa esperienza hanno lavorato con passione già in estate per ripulire le “selve” andando in autunno nei castagneti per la raccolta. Tutto ciò era normale fino a qualche decina di anni fa, ma non lo è più oggi. C’è molto da lavorare per trovare un sufficiente quantitativo di castagne. I castagni, negli ultimi dieci anni, hanno molto sofferto per l’attacco del Cinipide galligeno (un insetto che provoca bolle sulle foglie facendo notevoli danni alla pianta) e di altre malattie. Grazie all’interessamento del Consorzio Agroforestale delle colline lucchesi e dell’Associazione Castanicoltori della Lucchesia è stato possibile, negli anni passati, effettuare dei lanci del ”Torimus sinensis”, l’insetto antagonista del Cinipide. Grazie a questi lanci e alla capacità di reagire che le piante hanno mostrato si è potuta riprendere l’attività di castanicoltura. Con l’aiuto del Consorzio alcuni soci hanno potuto ripulire alcuni castagneti. Si tratta di piccoli segnali di fronte all ‘abbandono delle selve. Un tempo in Brancoli, come in tutte le zone montane, i metati erano numerosi, quasi uno per famiglia e a Vinchiana c’erano vari mulini ; la farina ottenuta ha sfamato le generazioni che ci hanno preceduto ed oggi nutriamo sacro rispetto per coloro che davvero con grandi fatiche ci hanno tramandato l’arte della castanicoltura.

Anonimo - inviato in data 06/12/2018 alle ore 4.37.30 -

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