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Covid, i dati che inchiodano il governo.

I dati sono in aumento, il sistema dei colori con l'Italia divisa in zone rosse, arancioni e gialle non funziona, la vaccinazione va a rilento e la terza ondata è ormai in arrivo. Il monitoraggio della Fondazione Gimbe sui casi di coronavirus fotografa le criticità della gestione italiana della pandemia e inchioda la 'non-strategia' del governo all'inseguimento affannoso del Covid.

Il report della fondazione presieduta da Nino Cartabellotta rileva nella settimana 29 dicembre-5 gennaio rispetto alla precedente, un incremento dei nuovi casi (114.132 vs 90.117) e del rapporto positivi/casi testati (30,4[[[]]%[]] vs 26,2[[[]]%[]]). Stabili i casi attualmente positivi (569.161 vs 568.728) e, sul fronte ospedaliero, lievi oscillazioni dei ricoveri con sintomi (23.395 vs 23.662) e delle terapie intensive (2.569 vs 2.549); tornano a crescere i decessi (3.300 vs 3.187).

In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni: decessi: 3.300 (+3,6[[[]]%[]]), terapia intensiva: +20 (+0,8[[[]]%[]]), ricoverati con sintomi: -267 (-1,1[[[]]%[]]), nuovi casi: 114.132 (+26,7[[[]]%[]]), casi attualmente positivi: +433 (+0,1[[[]]%[]]).

«A cavallo del nuovo anno - afferma Cartabellotta - i dati documentano l’inversione della curva dei nuovi casi, in calo da 6 settimane consecutive, e l’incremento percentuale dei casi totali (5,5[[[]]%[]] vs 4,6[[[]]%[]]). Numeri sottostimati dalla decisa frenata dell’attività di testing nelle ultime due settimane accompagnata dal netto aumento del rapporto positivi/casi testati che schizza al 30,4[[[]]%[]]'. Infatti, dal 23 dicembre al 5 gennaio, rispetto ai quattordici giorni precedenti, il numero dei tamponi totali si è ridotto del 20,9[[[]]%[]] (-464.284); quello dei casi testati del 22,5[[[]]%[]] (-208.361), con una media giornaliera simile a quella di fine agosto.

In quasi tutte le Regioni si registra un incremento percentuale dei casi rispetto alla settimana precedente e sul versante ospedaliero, mentre le curve di ricoveri e terapie intensive mostrano i primi cenni di risalita, l’occupazione da parte di pazienti Covid continua a superare la soglia del 40[[[]]%[]] in area medica in 10 Regioni, e quella del 30[[[]]%[]] delle terapie intensiva in 11 Regioni.

Secondo la Fondazione, tenendo conto che l’impatto delle misure si riflette sulla curva epidemiologica dopo circa 3 settimane, 'gli effetti delle misure introdotte con il DPCM 3 novembre 2020 si sono definitivamente esauriti. Le curve cominciano a riflettere i progressivi allentamenti che hanno portato ad un’Italia tutta gialla, eccetto Campania (per propria scelta) e Abruzzo. L’eventuale impatto delle misure introdotte dal Decreto Natale sarà visibile solo dopo metà gennaio'. 'Le nostre analisi - spiega Cartabellotta - documentano che, a circa 5 settimane dal picco, il sistema delle Regioni ’a colori''ha prodotto effetti moderati e in parte sovrastimati: i casi attualmente positivi per la netta riduzione di casi testati nel mese di dicembre, i ricoveri e le terapie intensive per gli oltre 20 mila decessi nelle 5 settimane di osservazione'.

Con l’approvazione del vaccino Moderna l’Italia potrà contare su 22,8 milioni di dosi certe entro giugno. Nel frattempo l’Europa ci ha assicurato ulteriori 13.460.000 del vaccino Pfizer-BioNTech e 10.768.000 di Moderna con tempi di consegna non ancora definiti, ma realisticamente non brevi. 'Al di là dell’efficienza logistico-organizzativa del nostro Paese - spiega Cartabellotta - senza il via libera dell’EMA ad altri vaccini (AstraZeneca in primis) o l’anticipo (improbabile) di consegne, potremo vaccinare circa il 5[[[]]%[]] della popolazione entro marzo e meno del 20[[[]]%[]] entro giugno. In altre parole, siamo ancora lontani dal tradurre questa straordinaria conquista della scienza in un concreto risultato di salute pubblica'. 'Peraltro i due vaccini autorizzati - spiega Renata Gili, responsabile GIMBE Ricerca sui Servizi Sanitari - riducono del 95[[[]]%[]] circa il rischio relativo di COVID-19 sintomatica, ma non ne è nota l’efficacia nel ridurre l’infezione asintomatica da SARS-COV-2 e la possibilità di trasmettere l’infezione da parte delle persone vaccinate. Queste, di conseguenza, dovranno continuare ad adottare le misure individuali (mascherina, distanziamento, igiene delle mani) e non potranno acquisire alcuna ’patente di immunità’'.

'Considerato che i primi mesi dell’anno - aggiunge Cartabellotta - saranno cruciali sia per contenere la terza ondata, sia per controllare la pandemia per l’intero 2021, è necessario puntare l’attenzione su tre elementi cruciali. Innanzitutto, le curve iniziano a risalire con un numero di casi attualmente positivi troppo elevato per riprendere il tracciamento, con ospedali e terapie intensive ai limiti della saturazione in metà delle Regioni e con i dati preoccupanti sulle nuove varianti del virus. In secondo luogo, urge un consistente restyling del sistema delle Regioni 'a colori', perché a fronte di risultati modesti in termini di flessione delle curve i costi economici e sociali sono sproporzionati. Infine, la comunicazione istituzionale deve diffondere la massima fiducia nel vaccino, ma al tempo stesso non alimentare aspettative irrealistiche che rischiano di far abbassare la guardia alla popolazione'. Sulla base di questi elementi e delle migliori evidenze scientifiche, la Fondazione GIMBE sta elaborando una proposta per la gestione 2021 della pandemia, integrata con le certezze/incertezze del piano vaccinale. 'A quasi un anno dallo scoppio dell’epidemia nel nostro Paese - conclude Cartabellotta - non è più accettabile la (non) strategia basata sull’affannoso inseguimento del virus con l’estenuante alternanza di restrizioni e allentamenti che, di fatto, mantiene i servizi sanitari in costante sovraccarico, danneggia l’economia del nostro Paese, produce danni alla salute delle persone e aumenta inesorabilmente il numero dei morti'.


DA ILTEMPO.IT

Anonimo - inviato in data 07/01/2021 alle ore 17.01.33 - Questo post ha 3 commenti

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COMMENTI
- Ma... - da Anonimo - inviato in data 08/01/2021 alle ore 12.33.48
Al signor Boh non gli resta che emigrare in Brasile o negli USA.
In quei Paesi gli andrebbe da favola...si si,
proprio come nelle favole!
Ieri leggevo un articolo su National Geographic di novembre 2020.
Se ne sono andati a neppure sei anni, ventidue, trentacinque, quarantasei, cinquanta.
E non di fame. Sicuramente di ignuranza di quella nera, peggio della peste bubbonica, come quell'autista di autobus molto scrupoloso, morto di covid con altissima probabilità a causa della tosse in faccia di una ignurante come una capra, senza offendere le capre che sono animali molto intelligenti.
Sicuramente nel 2020, anche negli USA c'è pure quella, la fame,
ma viene spudoratamente usata in maniera ideologicamente strumentale,
in un Paese come l'Italia, fisicamente non si muore di fame, molto più probabile nei 'liberisti''USA.
E''una grave offesa a tutti i VERI morti per fame sul Pianeta.
Suppongo che lei sia uno di quelli che preferisce un numerino come il PIL, inventato da un certo Simon Kuznets nel 1934 per misurare in maniera farlocca il 'benessere', piuttosto che l'esistenza in vita comprendente il suo futuro, di un bimbo di sei anni.
In Italia non si 'muore di fame',
SI MUORE DI COVID.


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- Boh - da Anonimo - inviato in data 08/01/2021 alle ore 0.07.12
La libertà l’ha data la costituzione ma questi l’hanno tolta il COVID c’è però non si muore solo di COVID anzi se continuano con queste chiusure si muore di fame è l’ora di far la finita con queste cavolate chiuso non chiuso colori hanno terrorizzato gl’italiani con questa pandemia (me no comunque)

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- Ma - da Anonimo - inviato in data 07/01/2021 alle ore 22.06.34
Io non ascolto nessuno uso la mia testa.rispetto tutti ma il cervello non lo vendo.la liberta me l ha data la costituzione ai voglia di fare dpcm io sono libero

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