Presto sarebbe arrivato l’autunno. L’afa di quell’estate rovente era oramai agli sgoccioli, ma per fortuna, quando scendeva la sera, l’aria si rinfrescava dal caldo torrido della giornata. Noi, non avevamo una casa, era la terra la nostra casa e il cielo era il nostro tetto, ma eravamo ugualmente felici, perché la cosa più importante per noi era stare assieme ed amarci. Eravamo artisti di strada, giocolieri e suonatori. Ci esibivamo dove capitava, nelle città, come nei piccoli paesi dove ci fermavamo solo per raggranellare un po’ di spiccioli per il nostro quotidiano sostentamento. Giuro che, ovunque andavamo, eravamo sempre i benvenuti e dappertutto erano applausi! Ed oltre ad essere abituali ospiti dei boschi, a volte lo eravamo anche degli ostelli, se non addirittura dei gentilissimi contadini e montanari che avevamo la fortuna di incontrare lungo i nostri tortuosi percorsi, e che molto volentieri ci mettevamo a disposizione una stanza per poter dormire. Ce ne stavamo andando a piedi come dei pellegrini, camminando lungo sentieri sconosciuti, attraversando valli, colline e monti. Eravamo pieni di speranza e di fiducia. Noi, questo nostro lungo, e se vogliamo, anche strano viaggio, lo facevamo soprattutto per stringere con più forza il legame d’amore che ci univa, ma anche per conoscere meglio noi stessi e la natura che ci circondava e che ogni giorno ci regalava i suoi migliori frutti. A dire la verità, noi non avevamo una meta precisa, e chissà mai dove saremo andati. Sicuramente però, alla fine del nostro percorso, ci saremo fermati in un luogo davvero meraviglioso. Di giorno, il sole picchiava ancora forte sulle nostre teste e colpiva duro anche sulle rocce, tanto da far sprofondare le fenditure ed i crepacci nelle tenebre più cupe. Uno di quei giorni, dal punto in cui ci eravamo fermati, scorgemmo, a qualche metro di distanza da noi, una bella e lunga serpe. Era di un bel colore marrone verdastro. Frusciava strisciando lentamente a terra fra l’erba lievemente pettinata dal vento e le poche foglie cadute dagli alberi. Ci dette quasi l’impressione di non aver paura di noi, anzi che addirittura, in un certo senso, volesse farsi ammirare. Il rettile, subito dopo quella sua particolare sfilata, sparì dentro una buca del terreno. Intanto le nuvole in cielo si spostavano piano piano, per trasformarsi poi, con disarmante lentezza, in un’ampia calotta color cinerino. In genere, quando arrivava la sera, eravamo abbastanza stanchi, sia fisicamente, che mentalmente, ma il giorno dopo tornavamo di nuovo in forma. In un solo giorno potevamo anche percorrere una trentina di chilometri. Amavamo tanto la natura che era così benigna ed ospitale con noi. Adoravamo gli animali, i boschi, gli alberi, le piante, i fiori, i funghi e ci piaceva moltissimo esplorare i paesaggi e gli ambienti che, a mano a mano, incontravamo sulla nostra strada. Era veramente grande la soddisfazione di vivere all’aria aperta, e sempre e davvero infinita la nostra curiosità. E così, senza pagare alcun biglietto, ci intrufolavamo in ogni dove, per godere di ciò che il creato ogni giorno ci offriva, e intanto i nostri cuori si gonfiavano sempre di più di gioia. Di notte ci riposavamo dalle dure fatiche giornaliere. Dormivamo in tenda sotto gli alberi, raggomitolati dentro un sacco a pelo matrimoniale. Ci tenevamo molto stretti l’uno all’altra, e spesso facevamo all’amore. Ed ogni giorno era così, camminavamo mano nella mano, ci spostavamo da un luogo all’altro per andare incontro alla natura, e sempre per scoprire e per conoscere posti nuovi. La notte ci riposavamo dormendo sotto un nuovo albero, e la successiva notte sotto un altro ancora, fino a quando finalmente trovammo quel luogo meraviglioso che stavamo cercando da sempre. Era indubbiamente quella la nostra meta finale, il posto in cui ci saremo fermati per tantissimo tempo. Era veramente uno splendido, un grandissimo prato. Era posto al centro di una selva su cui troneggiavano degli enormi e magnifici castagni secolari. Anche quella notte facemmo all’amore. Sotto di noi l’erba profumava di selvatico, sopra di noi, su nel firmamento, qualcuno aveva disegnato un immenso, un eccezionale tappeto di stelle, tutto per noi. Le stavo dando dei baci. In quel preciso momento la stavo baciando teneramente sulla bocca e sui seni. Ci muovevamo ad un ritmo molto lento. I nostri cuori battevano forte. Lei mi sussurrava all’orecchio, mi diceva che sentiva il mio potente battito palpitare contro il suo seno. Un brivido intenso di emozione e di benessere percorreva i nostri corpi nudi mentre ci fondevamo in un’unica entità saziando tutti quanti i nostri desideri. Quella notte però, mentre eravamo al culmine del piacere, un assassino spietato e psicopatico ci sorprese nel sonno, e con criminale ferocia ci trucidò entrambi, profanando successivamente i nostri corpi! Prima uccise me, poi la mia compagna dopo averla violentata. Sul luogo dell’efferato massacro, sotto ad un grande castagno, c’è una lapide che ci ricorda. Che ricorda noi. Che ricorda una giovane coppia di amanti disgraziati. Su quella lapide, sotto alle nostre foto ed ai nostri nomi, c’è scritto:
“Si amavano tantissimo e amavano e rispettavano la natura che ogni giorno li ospitava. Non avranno pace finché non otterranno giustizia.”.
Ciò che è stato scritto su quella lapide è tutto vero! Però, una cosa è certa, comunque andrà a finire questa bruttissima storia noi finalmente, al punto estremo del nostro percorso di vita, avevamo trovato quel luogo davvero meraviglioso che da sempre stavamo cercando, quel magnifico prato di montagna, quel bosco di castagni centenari, dove c’eravamo fermati per l’ultima volta, e dove, per l’ultima volta, c’eravamo nuovamente amati.
S T E L E
Anonimo - inviato in data 20/02/2012 alle ore 22.20.20
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