La mia esclusiva Festa della Donna. Racconto.
Anche l’anno scorso avrei tanto voluto festeggiare assieme alle mie amiche la Festa della Donna, ma, come al solito, mio marito, quel bestione fetente e manesco, quel dannato porco, quel maledetto geloso di merda, me lo impedì, e dopo avermi appioppato la solita razione quotidiana di botte, subito dopo cena mi portò a letto per soddisfare le proprie voglie. Fece su di me tutti i suoi porci comodi, dopodiché si addormentò pesantemente. Nel nostro condominio, al primo piano, abitava, ed abita ancora adesso, un bel giovane sulla trentina. Io, per inciso, ho solo tre anni meno di lui. Si chiama Antonio, è molto carino, gentile, educato e simpatico, ma soprattutto è scapolo, e anche se non è propriamente bello, Antonio mi piaceva e mi piace tuttora, ha quel certo non so che di affascinante che cattura e che intriga. Quando Antonio, a volte, m’incontrava da sola, al piano terra, davanti al vano ascensore, abitavo al dodicesimo piano, spesso mi aiutava ad introdurre i pacchi della spesa all’interno della cabina. Uno di quei giorni, erano gli ultimi di febbraio dell’anno passato, mio marito, mentre stava arrivando, dopo aver parcheggiato l’auto in garage, vide Antonio mentre mi porgeva i sacchetti del supermercato all’interno nell’ascensore. Lo prese per la maglia, lo sollevò di forza e l’attaccò al muro. Gli disse che non doveva mai più permettersi d’importunarmi. Appena entrati in casa poi, la mia dolce metà, mi gonfiò di botte. Era gelosissimo di me e della mia bellezza. Ma tornando all’otto marzo dell’anno passato, visto che mio marito dormiva beatamente e che stava russando come un ghiro, scesi pian pianino dal letto, stando bene attenta a non svegliarlo. Ero completamente nuda e scalza, indossavo soltanto il mio Breil con il cinturino in pelle bianca. A piccoli passi mi recai nel bagno, m’infilai una camicia da notte in tulle e pizzo, molto trasparente e interamente aperta sul davanti, e sopra ad essa, indossai una bella vestaglia in raso setificato, guarda caso aperta pure quella sul davanti, infine mi guardai allo specchio. Per fortuna quel bastardo non aveva lasciato segni sul mio viso. Mi rifeci velocemente il trucco ed aggiunsi un ultimo tocco di femminilità, prima di uscire, infatti, ci vuole sempre una leggera spruzzata di profumo, dopodiché, erano già passate da un pezzo le ventitre, uscii di casa quatta quatta, naturalmente portandomi dietro il mazzo delle chiavi. Dopo sette anni di matrimonio, nei quali, per colpa di quel fottuto di mio marito, non avevo mai potuto festeggiare con le mie amiche la Festa della Donna, finalmente l’anno passato, l’Otto Marzo, lo festeggiai a modo mio. Per la prima volta tradii quell’aguzzino e adesso anche quel cornuto di mio marito. Presi l’ascensore, scesi al primo piano, suonai il campanello dell’appartamento di Antonio. Per fortuna Antonio era in casa. Aprì la porta. “Ciao”, gli dissi, e poi ancora: “Volevo ringraziarti per tutte le volte che sei stato carino con me… e scusarmi per quella partaccia che ti ha fatto qualche giorno fa mio marito. Posso entrare?…” - Mi guardò abbastanza sorpreso e imbarazzato. Forse perché non aveva mai visto davanti a se, sul pianerottolo del condominio, una donna giovane, bella e nuda, a parte la camicia da notte e la vestaglia entrambe aperte. Fatto sta che mi fece subito entrare, richiudendo poi la porta, dopodiché potete voi stessi immaginare ciò, che di lì a poco, accadde nella sua camera da letto. Andammo avanti così fino alle due di notte. Antonio era un vero ciclone. Alla fine ci baciammo per l’ultima volta, indossai nuovamente la camicia da notte e la vestaglia ed uscii veramente soddisfatta e felice dal suo appartamento. Chiamai l’ascensore, entrai e pigiai il bottone del dodicesimo piano. Però, prima del decimo piano, l’ascensore improvvisamente si bloccò. Rimase fermo fra il nono e il decimo. Ero disperata e non potevo fare nulla. A cosa sarebbe servito battere con tutte le mie forze sulla porta della cabina? A svegliare tutti, mio marito compreso? Idem, se avessi pigiato il pulsante rosso dell’allarme! Erano le tre e qualcosa della notte, e tremavo, non tanto per il freddo, quanto per la paura. Avevo già passato più un’ora in quel maledetto ascensore, un vero inferno. Piangevo come una bambina, ero terrorizzata. Se mio marito si fosse accorto della mia fuga, se si fosse svegliato e non mi avesse visto accanto a lui nel letto, sicuramente mi avrebbe ammazzata. Mezz’ora più tardi, nonostante l’ora inoltrata, sentii dei rumori, delle voci che provenivano dal pianoterra del condominio. In quelle voci c’era tanta allegria. Erano le voci di tre giovani donne, erano loro, erano le mie amiche, proprio quelle che abitavano nel mio stesso condominio. Erano appena tornate da quel locale dove anch’io avrei dovuto celebrare con loro la Festa della Donna. Si accorsero subito che l’ascensore era bloccato, salirono su e sentirono che chiedevo aiuto, anche se la mia voce era un po’ bassa. Capirono che rinchiusa dentro l’ascensore c’ero io, quindi prontamente Nina, accompagnata da Laura, scese nel proprio appartamento, al sesto piano, prese la chiave d’emergenza del locale dov’era custodita la scatola di comando dell’ascensore, e in una ventina di minuti circa riuscì a sbloccarlo e a farmi scendere lentamente al nono piano. Una volta uscita fuori dalla cabina, le mie amiche mi abbracciarono e mi baciarono, poi Angela, vedendo com’ero vestita, cioè quasi con nulla, e intuendo quello che potevo aver combinato quella notte, sorridendo e strizzandomi l’occhio, mi disse: “Brava Daniela! Vedo che anche tu hai festeggiato alla tua maniera, la tua brava ed esclusiva Festa della Donna! Finalmente! Era ora! Complimenti vivissimi!” Arrivata che fui al dodicesimo piano, prima di entrare in casa mi feci il segno della croce, poi misi la chiave nella toppa, la girai lentamente ed entrai. Scalza com’ero e al buio, entrai in camera senza fare alcun rumore. Il cuore mi batteva forte, ma per fortuna mi accorsi che l’orso russava ancora alla grande. E così, visto che l’anno scorso mi è andata bene, anche quest’anno e per gli anni a venire, festeggerò a modo mio l’Otto Marzo…la mia Esclusiva Festa della Donna, ovviamente in compagnia di Antonio!
S T E L E
Poscritto: C’è libertà nel mondo dei racconti. Quello che vi è descritto potrebbe essere accaduto precisamente come è scritto, ma forse è accaduto in tutt’altro modo.
Anonimo - inviato in data 07/03/2012 alle ore 10.47.23
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