Forse pochi lo sanno, ma le lacrime escono anche in assenza di pianto e, anche se non le vediamo, esse hanno l’importante scopo di lubrificare le nostre cornee. Ma ci sono anche altri tipi di lacrime, quelle che purtroppo non riusciamo a piangere, e che invece permetterebbero di sfogarci, di lasciarci andare in un pianto liberatorio. Da un anno circa, ogni giorno apro la finestra, mi affaccio, e guardo ciò che avviene fuori. A volte piove a dirotto, e d’inverno l’acqua è gelata. Viene giù a raffiche violente, sferza e bagna il mio viso e le mie labbra fino a scivolare sulla camicia che, piano piano, s’inzuppa fino a diventare fradicia. Però mi accorgo che il mio viso non è bagnato dalla pioggia, ma bensì dalle mie lacrime, lacrime vere, lacrime salate. C’è qualcosa nella mia vita che ha creato una barriera tra me e il mondo, e adesso solo la solitudine mi fa vivere. Le lacrime che invece noi tutti non vediamo, ma che ci sono, anche senza alcun pianto, provengono da piccoli serbatoi lacrimali posti agli angoli degli occhi. Tutte le volte che battiamo le palpebre, i muscoli si tendono, e spremono le lacrime dai sacchi lacrimali. E così, le lacrime lavano i nostri occhi mantenendoli sempre puliti e sani. Anche di notte, spesso, resto affacciato alla finestra per scrutare il cielo notturno fino a quando non scema nel giorno, e non posso fare a meno di piangere. I miei occhi fanno un vero e proprio bagno di lacrime, lacrime amare che scendono giù veloci scorrendo sulle mie guance. Alle volte esse attraversano piccole fessure interne, ai lati degli occhi, entrandomi persino nel naso. Sovente, vedo passare nel cielo lembi di nuvole che, spronati con vigore dal vento, si addensano fino a formare elevati cumuli che poi, fatalmente, sono destinati a disperdersi. Anch’io, da un pezzo a questa parte mi disperdo, mi piango addosso, apparentemente senza alcuna ragione per gli altri. Ma io lo faccio perché lei, Elena, mia moglie, tre anni fa se n’è andata cercando la morte in montagna. La trovarono distesa a terra, fra felci, mirtilli e funghi. Era andata incontro alla morte. Aveva camminato ore ed ore per i boschi, accompagnata, quasi cullata, dal fruscio dei castagni, fino a quando quel suo insano gesto le fece perdere ogni sensazione: calore, freddo, vento, pioggia, amore e odio. Fino ad un anno fa io, tutto questo dolore l’avevo tenuto dentro di me! Non avevo mai pianto. Ero infuriato con lei, ma soprattutto con me stesso! No Elena! Non dovevi farlo, assolutamente no, non dovevi lasciarmi solo! Ma riconosco che la colpa è stata tutta mia, soltanto mia! Io ti avevo tradito più volte, e sempre con Laura, la tua migliore amica. Ed ogni volta tu mi avevi perdonato, ed io, ogni volta, mi ero accorto di essere sempre più innamorato di te! Poi però, quando tu ci sorprendesti, io con Luca, il marito di Laura, appartati in auto, avvinghiati l’uno sopra l’altro in atteggiamenti inequivocabili, perdesti la testa e fuggisti via in montagna a casa dei tuoi genitori. Tre giorni dopo non reggesti più al dolore atroce di quel mio vile, nuovo e particolare tipo di tradimento, e per punirmi, ti togliesti la vita! No Elena, non dovevi farlo, non dovevi abbandonarmi così col mio senso di colpa. Mi sento davvero un verme! Ma, come ripeto la colpa è soltanto mia! Per due anni sono riuscito a trattenere le lacrime. Sì, ho pianto lo stesso, ma quelle erano altri tipi di lacrime, non certo quelle che lavano gli occhi per mantenerli puliti e sani! Le mie erano lacrime che facevano piangere il cuore. Gocce invisibili di pianto, stille segrete che, per misteriose ragioni, le mie ghiandole non riuscivano ad espellere dagli occhi e che, inesorabilmente, nei primi due anni dopo la tua morte, si erano accumulate all’interno del mio corpo, rifugiandosi, in un primo momento, nel mio io interiore, ma che poi si erano definitivamente immagazzinate al centro, nel cuore, nel nocciolo della mia anima assolutamente colpevole ed assassina. Erano le lacrime che non avevo mai pianto dopo averti perduta per sempre, le lacrime del mio dolore morale e fisico, le lacrime delle mie violente emozioni. Erano le lacrime del mio patimento e del mio pentimento per ciò che avevo fatto a te Elena, amore mio! Ma erano anche le rare lacrime di gioia, se vuoi, chiamale pure anche lacrime di coccodrillo, che sgorgavano dentro di me quando pensavo ancora a Laura, quando pensavo ancora a Luca. Ma ormai è già da un anno che, finalmente, queste mie lacrime interiori sono uscite prepotentemente allo scoperto trasformandosi in lacrime reali, lacrime salate, lacrime vere. Elena, anche se il mio vero pianto è giunto con questo mio colpevole ritardo, io non ho mai smesso di pensare a te, e sono stato sempre consapevole, come lo sono ora, di essermi comportato con te da grandissimo vigliacco e da vero stupido. Ero davvero un incapace, un inetto, un mediocre, che assolutamente non ti meritava. Elena, lo so, ho sbagliato tutto con te, ma ti assicuro che ho imparato la lezione, e tante, tantissime altre cose, ma soprattutto ho capito il male che ti ho fatto, e ti giuro che con Luca tutto questo non accadrà. Nessuno mi sedurrà mai più! Io e Luca ci amiamo e ti assicuro che non lo tradirò mai! Elena, adesso perdonami, perché non c’è più alcuna ragione perché io ti pianga ancora. Per te oramai ho versato tutte quante le mie lacrime, quelle spirituali e quelle vere e tangibili, e devi credermi Elena, adesso mi sento veramente in pace con me stesso. Ora, col mio immenso dolore e, con le mie tante lacrime, penso davvero di avere espiato tutte le mie colpe! Il mio volto adesso è asciutto ed esprime pace, perfezione e aspirazione. Il sole è finalmente risorto, ed è quello stesso sole che, disgraziatamente, non aveva mai illuminato quelle mie lunghe, travagliate e spietate notti. Ora finalmente con Luca respiro una nuova vita. Con lui ho capito il vero senso, l’essenza e l’autenticità delle cose, e tutto quanto attorno a noi, è bello, raro, magico ed enigmatico. La beatitudine è davvero in noi e con noi, e lo sarà per sempre. Addio Elena, amore mio. Comunque sia, comunque vada, e qualsiasi cosa accada, resterai eternamente presente nel mio cuore.
S T E L E
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