Glicine

Brividi di freddo, il cielo è terso, occhieggia il sole.
Il tepore di una sciarpa mi incornicia il viso
per proteggerlo dalla brezza pungente. Un narciso
spicca in compagnia di alcune viole:
ha la corolla gialla e un lungo stelo.
Ha sfidato l’inverno e, incurante del gelo,
si eleva per farsi sfiorare da un raggio.
Sono sorpresa. Vorrei anch’io avere il coraggio
di affrontare le incognite con lo stesso ardire,
libera di scegliere quando dove e se fiorire.
E’ bellissimo, nessuna creatura l’ha scalfito
perché i nemici giacciono addormentati.
E’ al sicuro fino a quando, affamati,
non si destano. Allora, però, avrà esaurito
tutto il potenziale di preziosa energia
e salutando con un pizzico di gelosia,
dovrà conferire l’onore agli altri fiori.
La tentazione è forte di farne un ornamento:
l’osservo, l’accarezzo e poi mi pento.
Sarebbe bello ammirarlo ancora in divenire
ma mi rattristo al pensiero di vederlo appassire
lontano dal suo ceppo. Grinzoso, scolorito
e infecondo. Non è forse un’inutile tortura?
Un generale risveglio contagia la natura,
e il mio stupore dura all’infinito.

Estratto da www.lavocedilucca.it/post.asp?id=19835
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