Se penso a un viaggio, più che alla sua destinazione, penso con fastidio alle valigie e ai bagagli che devo preparare con la massima attenzione quando so già che commetto tanti sbagli. Non so cosa portare né quello che mi serve; tutto quel quantitativo di riserve non è che un ingombrante fardello. Figuriamoci al rientro che bordello! Molto del vestiario pulito e ben stirato lo riporto a casa tutto spiegazzato. Mi incute timore la parola viaggio: furti, incidenti, guai…e mi scoraggio. Aumenta lentamente l’apprensione, che si trasforma in forte agitazione… non sono neppure in procinto di partire che sogno di rientrare senza farlo finire. Nessun mezzo di trasporto reputo sicuro: luoghi, estranei, lingua, abitudini… giuro che ai piedi mi sento appeso il piombo e avverto d’istinto ritrosia giù nel profondo. Mi piace allontanarmi alla giusta distanza sia nel quotidiano che durante la vacanza perché adoro coricarmi nel mio letto e col mio cuscino, immersa nel profumo casereccio delle cose care che mi stanno vicino. Nelle brevi uscite fatte con moderazione provo emozioni e una gran soddisfazione, perciò ritengo inutile e dannoso iniziare un viaggio che può essere rischioso. Fortunatamente per il lungo viaggio, che dovrò obbligatoriamente affrontare, serve soltanto qualche piccolo dettaglio come ad esempio gli effetti personali, una veste o poco più e un paio d’ali. Non escludo qualche inevitabile preparativo, perché del luogo che sarò costretta a visitare ne ho già intravisto un po’ da uno spiraglio… e l’ho trovato, purtroppo, più che indicativo!
EVITA
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