Vuoti a perdere - Mini racconto di Angelica

Mi sentivo sporca nella pelle e nell’anima. Ero sudaticcia. Sbuffavo. La calura era davvero insopportabile. Sicché, dopo un piccolo e bucolico spuntino a base di fagioli e di pancetta, piatto saporito e delizioso, ma che tuttavia aveva fatto massa nel mio piccolo e delicato stomaco, ero scesa di corsa giù dalla collina percorrendo strade e stradette talmente impervie che il mio bel vestitino, rigorosamente firmato, si era tutto sdrucito tra i rovi, mettendo quasi a nudo il mio giovane e sinuoso corpo, tanto da farmi rassomigliare in tutto e per tutto a quei poveri e disgraziati migranti che, di notte, avevano invaso il paese che mi aveva dato un dì i natali. Arrivata che fui al molo, giocoforza rimirai quei poveri sventurati. Rimasi ammutolita e afflitta! Il clamore suscitato dal loro arrivo, la rabbia degli abitanti, la meschinità delle autorità, il loro menefreghismo, l’egoismo, la disumanità, i finti centri d’accoglienza e oltretutto poi il loro respingimento, insomma tutto questo faceva ribollire in me le vene d’odio. Ero esagitata! Soprattutto con me stessa. Ma come avevo vissuto fino ad allora? Soltanto nell’agio, e nella ricchezza! Ecco come! Ed ero furibonda per le moltitudini di appartamenti sfitti, per i fabbricati, per i caseggiati ignorati da tutti e abbandonati, per le chiese ed i conventi che ricusavano l’ospitalità a quei popoli di nullatenenti. Ero furente perché deboli e inascoltate erano le voci di quella povera e umile gente. Ero incazzata nera perché sempre più faticose erano le scale che quelle comunità di disperati dovevano salire, mentre troppo piccoli erano i loro passi, di una lentezza davvero terrificante. Pale e picconi, cemento e mattoni, sudore, sangue e gemiti, e fuori, lontano dai nostri cuori, solo quei fastidiosi, seccanti, molesti frastuoni umani, gli ululati di quegli uomini! Di quegli esseri umani come noi, però loro soltanto il guscio di se stessi. Ma nella loro pelle, come una scorza dura, c’era la nostalgia infinita della loro povera ma amata terra. Pregare? A quale scopo? A cosa servirebbe? No! E’ inutile pregare! Non servirebbe proprio a nulla pregare!

Angelica C.


Estratto da www.lavocedilucca.it/post.asp?id=25558
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