Venere nuda. Angelica racconta

Pendii scoscesi, boschi di betulle, bacche, funghi e felci e, poco lontano, il melodioso sussurro dell’acqua del ruscello che scorre velocemente a valle. Il sole è caldo, l’adrenalina è a mille, ed il mio respiro è più tagliente di cento lame. Improvvisamente io, mentre fra le fronde degli alberi odo un leggero fruscio del vento, precipito in un’oscurità indefinibile, dopodiché scorgo lunghe e strane file di luci colorate. Ebbene, le mie dita adesso tremano. Forti brividi pervadono il mio corpo, mentre sulle braccia fa capolino una curiosa e singolare pelle d’oca. Laggiù, proprio di fronte a me, in mezzo a quella piccola radura, vedo una bellissima creatura, un’autentica venere nuda comodamente distesa sull’erba. Essa appare angelica e casta e, appena dopo, seducente e lasciva! Adesso però il suo aspetto è assolutamente licenzioso e, a quanto pare, sembra proprio vogliosa ed eccitata. Il suo splendido corpo brilla di luce propria; piccoli seni, lunghi capelli biondi con riflessi color rame, guance rosa, labbra umide e carnose, su cui la divina fa lentamente scorrere la sua impertinente e voluttuosa lingua. La totale assenza di trucco sul suo volto infonde in lei una sensualità ineffabile ed una dolcezza impagabile nello sguardo. Affascinato ed avido io, anche se perplesso, mi avvicino cautamente a lei. Frattanto un frenetico battito cardiaco rimbomba nel mio corpo. La sua bocca accenna ad un sorriso. Mi fa segno di avanzare, ma proprio quando sto per raggiungerla, in quel preciso momento, sento un pauroso rimbombar di tuoni. Sussulto per lo spavento e intanto il cielo s’illumina di lampi. La pioggia cade giù a catinelle. E’ così violenta e fitta che la visibilità è praticamente nulla. Sono costretto a fermarmi. Si è scatenato un fortissimo temporale ed ahimè, con esso, svanisce il mio affascinante sogno e tutta quanta la mia brama. Mi sveglio di soprassalto e nel silenzio più assoluto piango. La vecchiaia, e molto di più la solitudine, sono cose davvero terribili. Cerco invano d’interpretare il sogno. Mi rigiro più volte nel letto per riaddormentarmi, ma è inutile, non ci riesco proprio. Sono soltanto un vecchio tremendamente solo. Null’altro mi fa compagnia al di fuori dell’angoscia. Chissà se sognerò mai più quella bellissima e angelica creatura! Quella soave e splendida venere nuda.

Angelica C.

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