a Paolo da Paola

Tu Paolo, prigioniero della notte,
succube della città del silenzio, sei la mia ancora.
Nubi nere strisciano sulla fortezza in cima alla rocca.
Tu sei la mia sconfitta,
in me s’è annidata la morte.
I tuoi occhi sono azzurri,
il tuo posto è in palcoscenico,
la tua faccia è di studiata eleganza,
il mio volto è avidità e diffidenza.
Paolo amore mio,
il futuro non si desidera,
si merita! Ed io non lo merito.
Una nebbiolina di sangue fuoriesce dal mio corpo,
vedo le tenebre,
rimango per un attimo in piedi avvolta in un alone di mistero,
poi precipito a terra come un manichino rotto.
Rimane solo il mio sguardo elastico e avvelenato nel vuoto.
Paolo, adesso la tua Paola è emigrata agli inferi.

Paola

Estratto da www.lavocedilucca.it/post.asp?id=31865
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