Tu rapita e leggera, venere sorta dal buio che con un tenue sospiro ti sciogli per tornare ombra. Io che atterrito mi piego, arretro e fuggo per sfuggirti mentre sul mio corpo scheletrito il volo radente dei falchi strazierà la mia vita disumana condannandola agli orrori e ai trabocchetti quotidiani degli aguzzini. Per fortuna sotto i tetti della miseria i volti ossuti dei tenebrosi e i loro gemiti turberanno il profondo sonno dei morti finché tempeste e folgori riuniranno in un latrato inumano i virtuosi e i perfidi in un comune supplizio. Solo allora la tua dolce e pura forma cristallina si tramuterà in grandine e in manna per nutrire i giusti della terra.
Fugazziele
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