Quando si dice amore. Racconto di reale fantasia.

Sono solo un povero vecchio e per di più malato. Sono vedovo da più di vent’anni, l’unico figlio che avevo è morto in un brutto incidente d’auto. Abito da solo in un piccolo appartamento nel centro storico di Lucca, vicino ad una famosa casa di cura, nei dintorni delle Mura. Vi seguo da parecchio tempo, non ho altro da fare e mi fate molta compagnia. Non ho mai scritto nulla, ma questa volta mi sono deciso, era tanto che volevo farlo. Sì è vero, ci sono tantissimi problemi al mondo e forse quello che vi dirò non interesserà a nessuno, ma almeno mi levo questo peso dallo stomaco. Stando alla finestra, altro mio passatempo, ogni giorno ne vedo di tutti i colori e mi domando per quale motivo il mondo è diventato così brutto e cattivo, senza nemmeno un briciolo d’amore. Ho visto gente fare a cazzotti per la strada per cose futili, ho visto persone perfide che si burlano perfino degli handicappati, ho assistito terrorizzato alla rapina subita da un negoziante di alimentari malmenato da un malintenzionato che voleva rubargli l’incasso che stava portando in banca e ho visto tant’altro ancora, credetemi! E quando vedo queste cose mi piange il cuore ed i miei occhi piangono lacrime di vera disperazione. Ma poi una notte ho capito che dopotutto c’è ancora un briciolo d’amore al mondo, che non tutto è perduto. Da più di un mese circa, ogni notte, verso le ventitre, arriva sotto casa mia una strana vecchietta con una grossa sporta di vimini. Con la sua vocina tremula chiama per nome ad uno ad uno dei gatti randagi che improvvisamente sbucano da ogni angolo mettendosi tutti attorno a lei e miagolando di fame e di felicità. La vecchietta tira fuori dalla sua capiente sporta alcuni involucri tutti accartocciati, li apre e distribuisce del mangiare a quelle povere bestiole affamate. Una volta svolto il proprio compito essa saluta quei gatti, carezzandoli amorevolmente ,e sicuramente se ne va in un'altra via per sfamare altrettanti mici soli e abbandonati da tutti. Ero titubante prima di scrivere questa mia lettera e prima di farlo ho voluto essere certo che quella santa donna in realtà non fosse che un angelo della mia immaginazione, della mia, forse anche assurda voglia che al mondo ci sia tanto ma tanto amore in più, che possa annullare il disprezzo, l’odio, il disinteresse e l’indifferenza che adesso la fanno da padroni. Ma per fortuna ciò che vi ho detto è tutto vero perché quella piccola e goffa nonnetta, quella gattara, quell’anima buona che dona cibo e amore a quei gattucci randagi affamati esiste davvero, perché da quella sera essa continua imperterrita a venire ogni sera sotto le mie finestre per nutrire amorevolmente quei suoi piccoli e indifesi amici a quattro zampe.

RIKKARDO

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