Le fedeli compagne di Ubaldo

Le fedeli compagne di Ubaldo - Racconto di pura fantasia

Nel mio mini appartamento ho la fortuna di convivere con delle compagne davvero uniche e perfette, ma soprattutto fedeli. Loro mi fanno dimenticare la mia vecchiaia inoltrata e soprattutto la solitudine, ovvero la mancanza di affetti umani. Come già sapete sono vedovo, disgraziatamente non ho figli, né tantomeno dei parenti stretti che, caso mai ci fossero stati, avrebbero potuto darmi un po’ d’affetto e una mano d’aiuto per togliermi da questo mio forzato isolamento. Ma la mia unica e vera consolazione è che nonostante le mie malattie e i vari acciacchi, riesco comunque ad essere del tutto autosufficiente e quindi ad evitare ricoveri in ospedale o in case di riposo e similari. Vi dicevo delle mie esclusive e incomparabili compagne, ebbene per prima cosa ho Amelia, la mia piccola bambola, con la quale scambio tante interessanti conversazioni, e con cui passeggio abbracciato per le strade, le poche volte che usciamo di casa a prendere una boccata d’aria in barba alla gente che il più delle volte vedendoci ci deride. Ma poi con me, vivono tre bellissime gatte, tre creaturine davvero incantevoli, una bella combriccola di amiche fedeli che ruzzano per la casa, saltano in cima agli armadi, si arrotano le unghie sul divanetto o sulla poltroncina del mio piccolo tinello e in ogni dove. Delle mie tre gattine, due hanno poco più di un paio di anni ciascuna, si chiamano Tigre e Rampichina, mentre l’altra gattina, molto anziana, lei davvero salta poco, ha già diciotto anni e si chiama Puffetta. Ma queste tre piccole feline sono molto diverse dagli altri comuni gatti. Esse capiscono tutto ciò che dico, e se io sono contento, loro ridono con me di gioia, e se invece sto male, ho la febbre o sono triste o comunque non sono di buon umore, esse piangono come dei bambini. Le mie tre amichette sono tutte gatte trovatelle che nottetempo ho raccolto per le strade. Puffetta, la prima, la rivenni ferita dentro ad un cassonetto dell’immondizia attirato dal suo pianto disperato. All’epoca Puffetta avrà avuto sì e no tre mesi. Anche le altre due, quando le trovai, circa un annetto fa, erano ridotte davvero male, erano tutte spelacchiate, bagnate e intirizzite dal freddo. Io le ho curate, le ho custodite e coccolate amorevolmente e, pian pianino, tutte e tre sono cresciute, si sono rimpellicciate e vivono tranquille e beate assieme a me, in compagnia del povero vecchio Ubaldo. Dato che, come ho già detto, sono un uomo tremendamente solo, queste tre gatte mi fanno tantissima compagnia e se non avessi loro e Amelia, e se non avessi la mia piccola serra fiorita sul balcone, la mia vita non sarebbe più la stessa, anzi, non sarebbe più vita, sarebbe soltanto un’indicibile tortura. La notte, prima di andare a letto, dopo aver guardato la Tv, tra parentesi loro amano i documentari sugli animali, tutti assieme diciamo le preghierine, poi le tre micette mi danno la buonanotte e se ne vanno a dormire nelle loro tre piccole brandine. La mattina quando mi sveglio esse saltano sul mio lettuccio, mi danno il buongiorno, fanno le fusa e mi aiutano a vestirmi. Poi, mi preparano la colazione, mi aiutano a pelare le patate, a tagliuzzare le verdure e ad impanare e a friggere le bracioline, ne vanno pazze, ne sono davvero ghiotte! Insomma ogni giorno mi aiutano a cucinare qualcosa di buono e naturalmente a pulire e rassettare la casa, ma poi troviamo anche il tempo di giocare, spesso con una pallina di gomma che faccio scorrere velocemente sul pavimento, e loro subito la catturano e me la riportano e così via fino a quando non siamo tutti stanchi e ci mettiamo a leggere qualcosa. Spesso le prendo in braccio, anche a due per volta, e mentre le stringo a me, appoggiando le mie guance sulle loro graziose testoline, mi sembra di abbracciare i bambini che avrei tanto voluto avere, ma che il buon Dio decise di non regalare a me e alla mia amata, adorate e ormai defunta moglie. Comunque sia, io debbo tutto a loro, infatti, é solo grazie a queste mie tre graziose micette, alla mia amata bambolina Amelia e alla mia piccola e meravigliosa serra di fiori canterini, che ogni giorno, grazie alla loro affettuosa compagnia, mi sento sereno e felice e trovo la forza e il coraggio di andare avanti finché Dio vorrà.

RIKKARDO

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