Ubaldo e la vaschina sotto le Mura. Racconto.

Ubaldo e la vaschina sotto le Mura. Racconto Lucchese.

Oramai mi conoscete, nel mio piccolo amo gli animali, in particolare i gatti, i cani, i pesci e gli uccelli. Gli animali mi ispirano un senso di pace e di amicizia. Io parlo con loro, in special modo con le mie gattine e queste mi capiscono, anzi spesso rispondono alle mie domande, e se per caso le rimprovero ingiustamente, esse mi rendono pan per focaccia facendomi delle simpaticissime linguacce, seguite subito dopo da amichevoli strizzatine d’occhio. Siete padroni di non crederci, ma è proprio così. Dunque non divaghiamo. Stamani sono uscito di casa. Lo faccio raramente, vista l’età ed i miei tanti acciacchi, e mi sono recato in Via Francesco Carrara. Ai piedi della scesa dell’Antico Caffè delle Mura c’è un grazioso giardinetto, molto ben tenuto, con centro una bella vaschetta, e con fianco la Cappella di Santa Cecilia. Mi sono avvicinato alla vasca. Sulle panchine di fronte c’erano seduti alcuni studenti che forse avevano marinato la scuola. Purtroppo la vasca non aveva più i suoi bei pesci bianchi e rossi che nuotavano dentro come ai vecchi tempi. Stamani l’acqua era molto bassa e pulita, come pure il fondo. Penso che proprio in questi giorni gli operai del Comune la stiano ripulendo, com’è giusto che sia. Mi sono molto rattristato nel guardare la “vaschina”, come mia madre la chiamava. Da piccolo la mamma mi portava molto spesso a giocare lì con gli altri bambini. Sono diventato triste e pensieroso stamani, perché ricordavo quella vaschina sempre piena di pesci multicolori di diverse taglie, ma perennemente affamati, e noi piccoli che gettavamo loro le briciole delle nostre merendine per sfamarli, e mi sono anche rammentato che spesso e volentieri in quella stessa vasca andavano a cadere i nostri palloni che poi a fatica i nostri genitori, o volenterosi samaritani recuperavano spingendo l’acqua a son di energiche manate verso i palloni per farli approdare verso occasionali acchiappa palloni che ce li restituivano rendendoci nuovamente felici. Questa bella vaschina mi ha richiamato alla memoria un fatto curioso, anzi direi quasi miracoloso a cui proprio da piccolo assistetti. Avrò avuto sì e no al massimo otto anni. Ebbene, un giorno, mentre mia madre stava seduta su una panchina di fronte alla vasca tutta intenta a lavorare a maglia, io me ne stavo solo, tranquillo e beato a guardare i pesciolini nuotare, quando ad un certo punto vidi un merlo nerissimo col becco giallo che volteggiava sopra la vasca. D’un tratto si fermò sul bordo della vaschina contornato da piccoli massi irregolari, bucherellati e frastagliati. Si fermò per qualche istante poi prese di nuovo il volo per ritornare subito dopo con una grossa briciola di pane nel becco che posò con molta delicatezza dentro bocca di un vorace pesce che alla vista del merlo aveva intelligentemente messo la testa fuori dall’acqua. Per qualche minuto fu tutto un volare in avanti e indietro di quel merlo, che tornava ogni volta con nuove briciole di pane nel becco, che chissà mai dove trovava, per portarle agli altri pesci che impazienti attendevano il loro turno per essere nutriti dal misericordioso volatile. Per me quello fu un grandissimo spettacolo, un meraviglioso regalo che madre natura volle donare proprio a me in quel particolare giorno su quella vecchia vaschina che fu teatro di una commovente storia d’amore fraterno fra animali di specie diversa. Stamani ho fatto ritorno a casa con le lacrime agli occhi, quegli stessi occhi che tantissimi anni fa assistettero a quel prodigioso evento.

Rikkardo

Questo post ha 4 commenti

Estratto da www.lavocedilucca.it/post.asp?id=33958
Stampa Post