Breve storia di corna e di sangue.

Breve storia di corna e di sangue.

Le sostanze che a mia insaputa quei luridi mi avevano somministrato mi avevano ottenebrato la mente e le forze, anche se a dire il vero qualcosa ancora capivo, però faticavo assai a muovermi. Allora provai con più forza e più decisione. Ero ancora abbastanza intontito. Camminavo lentamente zigzagando. Restavo in piedi solo per miracolo. Parevo uno scaricatore di porto ubriaco fradicio, o se volete, in alternativa, un drogato all’ultimo stadio, vittima di un’ennesima overdose di eroina. Attraversai a stento un piccolo atrio, dopodiché entrai in quel misterioso palazzo decaduto e abbandonato da chissà mai quanti anni. Oramai la spossatezza si era insinuata a fiotti in me. Mi sentivo pesante come un macigno. Muovevo gambe e braccia soltanto con sforzi sovrumani. Parevo essere in preda di un virus sconosciuto. Ero esausto e angosciato dalle mie fobie come non mai. Mi addentrai nella prima grande stanza tutta sforacchiata e piena di calcinacci. La luce del mattino filtrava attraverso due finestroni sconnessi e marci. Attorno a me sentivo e vedevo apparire e svanire velocemente delle strane ed invisibili presenze che, come cani, parevano annusare la mia folle paura. Ma era per caso la mia mente che offuscata dalle sostanze allucinogene somministratemi immaginava quegli strani e astratti esseri che pareva volessero fagocitarmi, o ero effettivamente circondato da quelle sinistre ed evanescenti figure? No, perbacco! Assolutamente no! Non era il frutto della mia fantasia! Quei due loschi e minacciosi figuri che avevo attorno a me, con quei loro ghigni diabolici, altri non erano che la troia di mia moglie e quel maledetto porco del suo amante, che prima ancora che io avessi il tempo di capire, mi saltarono addosso armati di machete. Sapeste com’è bello e che pacchia morire macellati a colpi di machete e subito dopo essere cosparsi di benzina e dati alle fiamme! Una roba da far rovesciare lo stomaco, ma anche il non plus ultra delle morti. Mentre me ne stavo volando in cielo scoppiai in una sonora risata. Che bischero che ero stato! Mi ero fatto raggirare alla grande da quei due schifosi assassini. Mi avevano drogato e poi portato in un posto isolato per giustiziarmi, ma prima ancora che lo facessero mi ero inopinatamente svegliato, altrimenti, se fossi rimasto nello stato d’incoscienza nel quale mi trovavo poco prima, sicuramente avrei sofferto di meno. Ma la mia sfiga era proverbiale e non finiva mai, faceva parte del mio Dna. Lassù, dove mi trovavo adesso, come volevasi dimostrare, era tutto sfocato, sbiadito e confuso, c’era una strana nebbia nella quale tutto si scioglieva, tutto si dissolveva e poi spariva. Pure io!

Fabius

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