SI... PUO'... FARE!!

SI... PUO'... FARE!!
gridava il dr. Frankestìn, mentre a luce di candela scopriva gli arcani del più famoso nonno.
Anche noi si può fare. I casi calano e così i ricoveri. In Toscana, dove vivo, e nel resto del Paese.
Sono i giorni del 'pianoro', del 'collo d'oca' nei grafici, dei flessi nelle curve, dei trend negativi. Ci serve maturare la consapevolezza che un'epidemia è la malattia di una popolazione, non dei singoli (asintomatici o meno): la sua terapia è la prevenzione e quella si fa con i comportamenti e le misure di protezione individuale.



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Ma questi sono soprattutto i giorni più drammatici della piena: dei sacrifici di operatori sanitari e dei drammi degli imprenditori, degli ospedali che lottano per mantenere attivi i servizi. Delle difficoltà e dei disagi di tutti, per contenere un'ondata che si porta via, come terra strappata dai flutti, le vite di centinaia di persone al giorno (lutti sui quali indugiamo pure a polemizzare riguardo alle modalità con le quali sono classificati i decessi...)

Teniamoli bene a mente, questi numeri: sono la testimonianza impietosa che documentano quanto queste misure sono efficaci, ma anche il loro costo sociale.
Sentiteli cosa dicono: ci domandano perché non l'abbiamo fatto d'estate, qualche sacrificio in più, quando si poteva contenere con molto meno disagio una curva che non era ancora diventata un mostro come quello qui sotto, e non era in grado di mangiarsi tutte quelle vite umane.
Ci chiedono conto, insieme ai nostri morti, di tutte le stupidaggini sulla 'perdita di forza' del virus e di tutta la sconsiderata euforia della 'liberazione', che ci hanno fatto sciupare in un fuoco di paglia estivo i sacrifici di mesi.
Ci domandano perché non ci siamo preparati meglio, giudicano senza pietà le nostre inefficienze; e finalmente ci chiedono di contare i morti di oggi.
Facciamolo il conto, sulle dita, uno ad uno; senza polemiche, con rispetto per tutti gli ottocentocinquantatre uomini e donne che se ne sono andati oggi PER COLPA DEL COVID (non per, non con).
I loro nomi non sono denominatori per stilare una classifica da bar fra Paesi e sistemi sanitari. Sono volti, ricordi, mani che non stringeremo più: e ognuno di loro ha chi li piange.
Il conto facciamolo a testa china e sottovoce, con umiltà.
Oggi è il giorno in cui sembra profilarsi il tanto auspicato miglioramento.
I nostri sacrifici e i nostri morti ci impongono di non pagare nuovamente, con altre vite, la nostra stupidità.

Estratto da www.lavocedilucca.it/post.asp?id=83086
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