Lucca: Creare un'alternativa rossoverde e civica, poche cose ma chiare

Lucca: Creare un'alternativa rossoverde e civica, poche cose ma chiare, non da promettere ma da fare.

Questa amministrazione ha dato il peggio di sé per come ha gestito l’intera vicenda della ex manifattura tabacchi, ma nessuno può essere impiccato ai propri errori, adesso si tratta di dismettere quei modi saccenti ed arroganti ed avviare il percorso democratico e partecipato di confronto con la città per deciderne il futuro perché nessuno desidera che questa grande struttura diventi un rudere e una ferita perenne per la città di Lucca. Visto i tempi e la vicinanza alle amministrative, questo punto sarà sicuramente oggetto di scontro e confronto nella prossima campagna elettorale. Ogni forza politica o lista elettorale è chiamata ad avanzare proposte serie e credibili su una destinazione d’uso che corrisponda agli interessi generali e ai bisogni della città.
La sinistra sociale e civile di questa città ha il dovere di creare un’alternativa politica costruendo un programma per dire e fare cose di sinistra. Io sono diventato allergico ai grandi programmi che nascono dopo interminabili ed estenuanti riunioni e accese discussione dove ognuno ci mette del suo così può trovare una giustificazione ad un’alleanza magari indigesta. Programmi tanto generici dove dentro c’è di tutto e di più, tanto poi sarà completamente dimenticato in un cassetto nel dopo elezioni. Una lista elettorale rossoverde civica e di alternativa, per essere credibile, deve voltare pagina, ritrovarsi su alcuni punti che rappresentino pietre miliari che segnano la direzione di marcia e sulle quali definire finalità ed identità politica programmatica. Una di queste non può che essere il destino della ex manifattura, dato per scontato che il metodo sarà radicalmente diverso a quello seguito da questa amministrazione, dovrà, prima di tutto, dire una cosa chiara non negoziabile, la manifattura deve rimanere di proprietà pubblica e la destinazione d’uso sarà decisa attraverso un percorso democratico e dovremmo mettere la città in condizioni di conoscere e valutare le nostre idee progettuali concrete, i canali di finanziamento per farla rivivere, per portarle nell’ambito della discussione pubblica. Un’altra pietra miliare scolpita nella roccia dovrà essere l’abbandono irreversibile dell’anacronistico progetto di assi viari, un NO secco senza se e senza ma, senza quell’ipocrisia insopportabile di chi continua a tenere i piedi su due staffe, dicendo no a questo progetto, vagheggiando di un’impossibile miglioramento per ridurne l’impatto ambientale e sociale. Balle intollerabili, siamo al sesto progetto rivisto e migliorato, abbiamo speso un sacco di soldi per pagare progettisti e siamo punto e accapo, devastante e fuori dal tempo, molto più oggi che 40 anni fa. Ma non basta dire no agli assi, bisogna mettere in campo idee e azioni per costruire una nuova cultura per la mobilità delle merci e delle persone adeguata ai nuovi bisogni ed esigenze della società attuale. La terza pietra è la difesa dei servizi e dei beni comuni, mettiamo, nero su bianco che questa città non accetterà mai di mettere servizi essenziali come acqua, rifiuti, gas dentro una multiutility per poi essere quotata in borsa; i servizi essenziali non sono merce qualsiasi da vendere sul mercato. Il modello PD fiorentino qui a Lucca non deve passare, dobbiamo bloccarlo. La quarta pietra ancora più pesante è il lavoro che è dignità e vita e che sta subendo attacchi e umiliazioni senza precedenti nella nostra storia repubblicana. La sfida è enorme e, un’amministrazione non può cambiare il corso della storia, ma tutto quello che può, lo deve fare, per primo deve misurarsi con le conseguenze sociali, culturali e occupazionali della quarta rivoluzione tecnologica, della robotica e dell’intelligenza artificiale, difendere, per renderlo migliore, il reddito di cittadinanza e battersi per determinare per legge il salario minimo garantito per frenare questo moderno precipitare in forme di estremo sfruttamento che offende la dignità umana. La transizione passa da un nuovo modello di sviluppo che anche a livello locale può trovare i suoi spazi attraverso la crescita, ovunque è possibile, di forme di economia circolare per creare ricchezza e lavoro, nella gestione dei rifiuti e delle materie prime seconde, nella produzione di energia da fonti rinnovabili, nella manutenzione del territorio, nella rigenerazione e riqualificazione delle periferie per renderle più belle e più umane.
Quattro punti chiari sui quali si può invertire la direzione di marcia ed iniziare a fare i primi passi verso il lungo percorso della transizione ecologica. Consapevoli delle nostre limitate forze possiamo, su molti altri punti fare compromessi e mediazioni, ma su queste quattro pietre miliari nessun cedimento e compromesso può essere accettato perché su questi obiettivi, si può davvero iniziare ad invertire la direzione di marcia e compiere i primi passi nella direzione giusta. Oggi è Inaccettabile tingersi di verde, fare l’ecologisti, parlare di transizione ecologica e poi riproporre assi viari, cementificazione, parcheggi per perpetrare la dittatura dell’auto privata nell’occupazione di tutti gli spazi disponibili in una città. Poche cose ma chiare, non da promettere ma da fare.

Io ci ho provato, ho gettato un mio sasso nello stagno, mi auguro che arrivino molti altri sassi e pietre per agitare le acque e risvegliare le coscienze.

Eugenio Baronti 11/07/2021

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