Damnatio memoriae

Le notizie che in questa feria agostana popolano le cronache e le pagine di approfondimento in tema di sanità sono tanto gravi quanto allarmanti, a tutti i livelli.

Dalla chiusura di servizi, all'impossibilità di erogarne altri per mancanza di personale o, come è del resto giusto, per garantirne le ferie; dalla mancanza di fondi per assumere nuovo personale, all'impossibilità di reperire professionisti, non disponibili per mancanza di miopia nelle scelte strategiche del passato. Mentre il PNRR langue e nessuno sembra accorgersene, e l'attenzione è monopolizzata, quasi ad arte, in una specie di guerra santa divisiva tra chi è vaccinato e chi no, tra chi può accedere a certi luoghi e chi ne è escluso.



Alle domande dei cronisti e dei commentatori l'establishment risponde con frasi di rito, eccepibili nel merito, ma spesso ammannite per renderle credibili, almeno sulla carta, almeno in superficie.

Peccato che nella la traduzione pratica di scelte, strategie e riordinamenti, fatti in nome dell'interesse dei cittadini e di una millantata “ottimizzazione” delle risorse, a farne le spese siano le persone, quelle in carne ed ossa e, ancora una volta, quelle più deboli.



E si assiste a quello che dovrebbe essere percepito come un cortocircuito, ammesso che qualcuno fosse in grado e disponibile a coglierlo, al quale dovrebbe corrispondere un'adeguata reazione. Gli amministratori, locali e non, spesso lontani da un reale impegno per attuare politiche di analisi e pianificazione per rilevare bisogni e garantirne le risposte, intervengono talvolta su problemi specifici solo per il tempo di mostrare un interesse di comodo, per un attimo, puntando il dito verso chi più in alto di loro avrebbe la responsabilità dei “misfatti”. E' quanto sembra accadere anche oggi dove un Sindaco, recitando un atto di dolore purtroppo molto tardivo, invoca il ripensamento su scelte della regione Toscana, che i più malevoli potrebbero pensare essere dettate più da interessi politici che da un'attenzione per i beni comuni.



E nessuno nota come proprio questi stessi amministratori appartengano ai partiti e comunque alla classe politica che governa e che ha governato da decenni, di centro destra e di centro sinistra, la stessa che nel tempo ha fatto credere che non pagare le tasse fosse un merito, che ha legiferato per anni tagli ai finanziamenti pubblici del Servizio Sanitario, ha modificato la Costituzione per giungere ad una Sanità differenziata, ha approvato leggi per un riassetto della sanità regionale, ha spinto infine verso una sanità privata.



Perché dobbiamo assistere a questo indecente spettacolo, perché nessuno apre il necessario contraddittorio? Forse perché viviamo in un perenne presente, dove la memoria è appannaggio solo di pochi privilegiati?



E' per rispetto alla memoria, che va al contrario esercitata e coltivata, che è necessario ricordare che solo scelte compiute sistematicamente nel tempo hanno determinato la situazione nella quale oggi ci troviamo; tenere ben presente come ad assumere quelle scelte siano stati coloro che erano stati eletti a rappresentarci nelle sedi istituzionali, gli stessi che oggi impunemente si ergono a difensori della cosa pubblica, della Sanità Pubblica. Non il maligno, non il fato, non gli emigrati devono essere chiamati in causa.



E ricordare dunque che perché tutti possano godere di una sanità pubblica e gratuita è necessario che tutti concorrano, che si sgombri il campo da interessi privati, che non si confonda la salute con uno dei tanti ambiti del mercato, che le persone aprano gli occhi e si impegnino, che abbiano memoria e lottino. Perché ci sia più Stato e meno Mercato.













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