Si presenta a Barga, alla Fondazione Ricci, sabato 11 settembre 2021 il libro scritto da Pietro Paolo Angelini e Sara Moscardini
Nel 2021 ricorre il centenario della morte di Alfredo Caselli, mecenate della cultura lucchese. La Fondazione Banca del Monte di Lucca organizza una serie di eventi per celebrare questo personaggio di spicco della città in rapporto alla sua storia culturale e alle vicende biografiche e artistiche in particolare di Giovanni Pascoli e Giacomo Puccini. Sabato 11 settembre 2021 alle 16 alla Fondazione Ricci di Barga si presenta a ingresso libero il volume di Sara Moscardini e Pietro Paolo Angelini “Caro alle muse e caro al mio cuore. Alfredo Caselli nel centenario della morte”, a cura di Maria Elisa Caproni, bibliotecaria della Biblioteca comunale di Barga. Il volume è edito dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca e dalla Fondazione Giovanni Pascoli. Il libro sarà presentato anche giovedì 28 ottobre 2021 alla biblioteca statale di Lucca. Le iniziative per le celebrazioni del centenario sono sostenute da Fondazione Banca del Monte di Lucca in collaborazione con Fondazione Giovanni Pascoli – Barga, Comune di Castiglione di Garfagnana, Fondazione Ricci – Barga, Biblioteca Statale di Lucca e con il patrocinio di Provincia di Lucca, Comune di Lucca, Comune di Barga, Comune di Castelnuovo di Garfagnana, Unione Comuni della Garfagnana, Comune di Frassinoro, Comune di Villa Minozzo, Ufficio scolastico territoriale di Lucca e Massa Carrara, MIUR, Fondazione Paolo Cresci, Pro Loco di Castiglione di Castiglione di Garfagnana, Pro Loco di Castelnuovo di Garfagnana, associazione Amici del Liceo e dell'ISI Garfagnana, Istituto Storico Lucchese - sezione di Barga, associazione culturale Amici del Machiavelli, Accademia del Frignano “Lo Scoltenna”; la pubblicazione del libro vede il contributo anche della Fondazione Giovanni Pascoli.
Chi era Alfredo Caselli - scheda biografica e commento a cura di Pietro Paolo Angelini Nato a Lucca l’8 dicembre 1865, dieci anni dopo il Pascoli, la famiglia paterna era di origine contadina e proveniva da Pieve Santo Stefano, paese sulle colline a nord della città di Lucca. Il padre, droghiere, era divenuto proprietario di un antico caffè, situato nel centro di Lucca, in via Fillungo, chiamato popolarmente dal suo nome 'Caffè Carluccio', oggi “Caffè Di Simo'. Le buone condizioni economiche familiari gli permisero di dedicarsi alla cultura, di stringere amicizia con scrittori e artisti e di essere un grande mecenate nella realtà culturale lucchese di fine Ottocento e inizio Novecento. Nel suo caffè si incontrarono gli artisti più importanti del tempo (Alfredo Catalani, Libero Andreotti, Giacomo Puccini…). Nell’ accogliente casa, posta sopra il caffè, ospitò più volte oltre a Pascoli perfino Zita di Borbone-Parma con la madre e il fidanzato, il futuro imperatore Carlo I d’Asburgo. Fu amico intimo di Giacomo Puccini oltre che di Giovanni Pascoli, nonché dei maggiori artisti, scrittori, compositori e giornalisti del tempo. Fu un simpatizzante del movimento socialista. Alcide Rossi1 scriveva: “Mezzo artista e mezzo mercante… Per avidità di apprendere, aveva viaggiato in Russia, Inghilterra ed in Oriente… Caratteristica inconfondibile era la sua figura fisica: eretto nella persona, barbetta bionda da giovane, vestiva con elegante proprietà, amava le belle cravatte sul cui nodo spiccava una vistosa spilla d’oro… D’estate portava una fine e leggera paglietta…”. Persona intelligente, fine, colta, signorile, ‘un gentiluomo di città’, come lo definiva il Pascoli; aprì una fabbrica di caramelle, i famosi ‘chicchi’ e, successivamente, acquistò, sia pure con scarso profitto, delle cave di marmo sulle Alpi Apuane. Ritiratosi dal commercio prima dell’inizio della guerra mondiale, cercò con le limitate disponibilità economiche di condurre una vita signorile fino alla morte giunta in condizioni tragiche il 15 agosto 1921 in località Al Prataccio, a due chilometri da San Pellegrino in Alpe, in alta Garfagnana, dove, a partire dal luglio 1901, si recava ogni anno in estate sotto una tenda militare e dove incontrava gli amici lucchesi e gli amici di Giovanni Pascoli. Racconta Alcide Rossi2 che in quella località “… sul crinale montuoso tra la Garfagnana ed il Modenese, davanti alle Panie che si stagliano nell’azzurro, soleva trascorrere solo, sotto la sua tenda, divenuta famosa, a tu per tu con la natura, alcuni mesi dell’estate. Si cibava soprattutto di latte, di ricotta e di buon pane casalingo che ogni mattina scendeva a prendere in una baita non distante dalla sua tenda. La sua vita somigliava a quella di un antico anacoreta e di un poeta primitivo di albe e di tramonti, in cerca di pace e d’oblio… Durante la notte, in camicia da notte, con un lume in mano, in compagnia del suo cane, passeggiava per il bosco… Sembrava, dicevano, un fantasma, tanto che alcune donnette, superstiziose, le prime volte lo scambiarono per l’anima di San Pellegrino in cerca del compagno San Bianco …”. Lo scolopio Ermenegildo Pistelli3 così annunciò la morte del Caselli nella rivista ‘Marzocco’: “Era un’anima candida, innamorata della bellezza in ogni forma… devoto amico di cento artisti per i quali la sua casa era sempre aperta … Sentimmo … quanto bene può fare un’anima semplice ed ardente pur senza studi, senza titoli, senza uffici, senza pubblicazioni…”. In questa ricorrenza facciamo nostre le parole di Guglielmo Lippi scritte nel necrologio “perché è un dovere che chi non sa e chi non ha mai voluto sapere, sappia infine chi era Alfredo Caselli”, il grande mecenate della cultura lucchese. È un dovere quindi recarci il 1 agosto al Pradaccio di San Pellegrino per rendere omaggio al Cippo che gli amici vollero eretto nel 1924 nel luogo dove Caselli poneva la sua tenda e dove aveva perso la sua vita, cippo adornato con un fregio bronzeo di Leonardo Bistolfi raffigurante il mecenate e con i famosi versi del Pascoli a lui dedicati nell’Ode ad Alfredo Caselli.
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