Il gruppo di minoranza “Alternativa e Costituzione per Fosciandora” : No alle fusioni tra Comuni

Il gruppo di minoranza “Alternativa e Costituzione per Fosciandora” ribadisce il No alle fusioni tra Comuni.

Negli ultimi mesi abbiamo assistito a diversi interventi sulla stampa che ripropongono l’annosa questione della necessità di fusioni tra i Comuni della Garfagnana come soluzione e panacea a gran parte dei mali che affliggerebbero questo territorio. Il nostro gruppo consiliare già alcuni anni fa, insieme ad altri soggetti, si è opposto con successo ad un tentativo di fusione tra Comuni. Riteniamo utile fare un primo intervento sull’argomento in quanto stimolati dal recente appello del gruppo Uniti per Gallicano, che invita a ridurre il numero dei Comuni per ovviare alla difficoltà di formare le liste nelle competizioni elettorali e per la necessità di avere cittadini capaci di affrontare le sfide per il prossimo futuro. Francamente non comprendiamo come questi due nobili scopi possano essere legati alle ipotesi di fusione tra Comuni. Forse Comuni più grossi forniscono politici ed amministratori più capaci? A noi non risulta nessun nesso. Secondo noi cittadini ed amministratori capaci si formano con la pratica e la “palestra” politica, con la formazione e l’esperienza, con la partecipazione il più allargata possibile. Il Comune è sicuramente l’elemento di base della democrazia e della formazione politica, per cui teoricamente più i Comuni sono numerosi e maggiore sarebbe la possibile di formare cittadini alla partecipazione politica. Ma la domanda semmai è un’altra, e qui veniamo anche al secondo punto, cioè alla difficoltà a formare liste elettorali nei nostri Comuni. Pensare di superare tale difficoltà, che è reale, con il semplice accorpamento dei Comuni, significa non voler indagare le cause di tale fenomeno. Il contesto politico/istituzionale attuale e degli due/tre decenni stimola alla partecipazione ed all’impegno politico a livello locale? A nostro giudizio la risposta è no e proviamo a dare la nostra interpretazione. Anni ed anni di antipolitica prima strisciante e poi esplicita, fenomeni reali di corruzione e malgoverno, hanno disegnato un senso comune dove il fare politica è inteso ormai in senso negativo, come attività volta a fare i propri interessi e non quelli della comunità; ma soprattutto si è posto l’accento sui costi della politica, come uno spreco inutile di risorse che nella mente di alcuni, sbagliando, è stata interpretata come la causa del nostro deficit pubblico; in poche parole si è promosso il disinteresse verso la cosa pubblica. Ora è vero che c’erano e ci sono ancora sacche ingiuste di privilegio in alcuni organismi, ma sicuramente non è il caso dei piccoli Comuni, dove c’è un’attenzione fortissima al controllo della spesa e dove gli amministratori non svolgono certo tale compito per il gettone di presenza o l’indennità di carica, che nella maggior parte dei casi sono estremamente contenute.

Semmai può essere mortificante avere pochissima autonomia decisionale, perché stanti i tagli lineari, ingiusti e molto significativi dei trasferimenti agli Enti Locali, il margine discrezionale degli amministratori dei piccoli Comuni è estremamente limitato. Ma poi diamo un’occhiata al quadro legislativo ed alle conseguenze di fatto delineatesi con le riforme degli Enti locali degli anni ’90 e successive. Tali riforme, oltre ad imporre l’elezione diretta dei Sindaci, ha trasferito quote importanti di competenze dagli organi assembleari a quelli esecutivi, mortificando il ruolo dei consigli comunali. Con l’elezione diretta dei Sindaci spesso la competizione non si svolge su idee politiche, programmi o progetti diversi, ma sulla personalizzazione della sfida; non a caso anche sulla stampa non leggerete mai in termini di elezioni comunali della lista X contro la lista Y, ma sempre e soltanto della sfida tra il candidato Bianchi ed il candidato Verdi. La democrazia è ridotta e si esaurisce alla pura sfida elettorale. Chi vince, piglia tutto!!!

Il Sindaco assegnatario di poteri enormi, nomina la Giunta e la tiene in pugno, con il potere di revoca che può esercitare in ogni momento. Il Consiglio comunale ha compiti ormai estremamente ridotti; ma comunque un premio di maggioranza ferreo assicura che non ci possano essere sorprese. Chi vince, nei Comuni sotto i 3000 abitanti, prende in dote 7 consiglieri, oltre al Sindaco chiaramente, mentre chi perde solamente 3; ciò indipendentemente dallo scarto elettorale, cioè dal fatto che ci sia stato un un 51 a 49, o un 80 a 20. Chi vince prende il 72,7% del Consiglio Comunale. Ed allora con tali numeri ha senso parlare di dibattito politico, di partecipazione, di confronto? Ci viene risposto che l’importante è assicurare stabilità, che la democrazia è questa, per cui la maggioranza governa e la minoranza controlla. Ma non è questa la democrazia partecipativa disegnata dalla nostra Costituzione!!!. Ma poi non ci meravigliamo se c’è difficoltà a trovare qualche cittadino che voglia mettersi in gioco per partecipare alla vita politico amministrativa del proprio Comune, specie laddove la vittoria, perché solo questo conta purtroppo, non sia ritenuta contendibile.

Pertanto se vogliamo riportare i cittadini alla partecipazione politica nei nostri Comuni, occorre cambiare queste leggi, non certo correre verso le fusioni; a meno che le motivazioni non siano altre e che esista già un disegno per preparare il terreno all’accorpamento dei Comuni garfagnini prima della tornata amministrativa del 2024; un disegno già sconfitto nel biennio 2017-2018, che qualcuno probabilmente non ha ancora abbandonato!!



Gruppo Consiliare “Alternativa e Costituzione per Fosciandora”

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