Questa mia opera realizzata a grafite è dedicata a Nicola, chiamato poi “Babbo Natale”, un vecchio con lunga barba e lunghi capelli bianchi e senza più memoria, ma con un gran passato alle spalle. Originario della Lapponia, perse entrambi i genitori durante una seduta di pesca, vedendoli sparire nelle acque, sotto le lastre improvvisamente rotte del lago ghiacciato dove da sempre andavano per procurarsi un po' di pesce. Rimasto orfano e senza parenti, fu adottato dall'oste del paese, vecchio amico dei genitori, che però, visto che Nicola aveva appena terminato la scuola primaria, gli fece interrompere gli studi impiegandolo fin da subito come garzone nell'osteria, facendogli ripulire il locale e facendogli portare le bevande ai tavoli. Lavorando dalla mattina alla sera nel locale e non avendo nè tempo da dedicare ai divertimenti, nè amici della stessa età, il gioco ed i giocattoli per lui rimasero solo un malinconico ricordo, legato solo alla sua prima infanzia. Passarono gli anni, e Nicola, proprio la mattina del suo 18° compleanno, mentre spazzava fuori, sotto il grande loggiato in legno dell'osteria, dove a volte, alcuni, completamente ubriachi, accompagnati fuori dal vecchio e robusto oste, crollavano a terra esausti, ritrovò delle monete, e dopo essersi guardato intorno, sicuro di non essere visto da nessuno ed incredulo per la fortuna avuta, intascò quella manciata di soldi, evidentemente caduti la sera precedente dalle tasche di qualche vecchio ubriaco. Nicola rimase dubbioso sull'utilizzo di quelle monete, che pur rappresentando una piccola cifra, gli avrebbero potuto permettere di comprare un giocattolino, oppure un paio di guanti od un berretto con i paraorecchie. Passarono i giorni e Nicola, sentendo spesso gli avventori dell'osteria mentre parlavano di una certa lotteria e della possibilità di vincere cifre favolose, si fece spiegare come fare per giocare, pensando di tentare la fortuna. Fu così che decise di giocare un terno con i numeri delle tre date di nascita, sua e dei suoi genitori, che però non conosceva. Andò quindi al cimitero e dopo aver letto le date sulle tombe dei suoi genitori, s'inginocchiò davanti a quelle lapidi ed a testa china e con le mani giunte, pensò intensamente ai suoi genitori, chiedendo loro di aiutarlo a vincere. Fu così che durante un momento di pausa del lavoro si presentò al botteghino della lotteria decidendo di giocare quel terno: 12 – 1 – 7. Trepidante, attese il giorno dell'estrazione e quando alla radio dell'osteria sentì pronunciare proprio quei tre numeri, uscì di corsa tutto agitato ed elettrizzato dall'emozione, saltando e ridendo come un pazzo. La cifra vinta fu davvero straordinaria e permise a Nicola di concretizzare una sua insistente intuizione, un'idea bizzarra ma che da giorni gli frullava in testa: creare un laboratorio per la costruzione di giocattoli. Nicola ricercò tra i disoccupati della zona chi avesse esperienze di falegnameria, di meccanica e di sartoria, e, spiegato il progetto relativo alla creazione di giocattoli di varia natura, chiese loro se sarebbero stati pronti a tentare la nuova avventura. Il suo entusiasmo conquistò immediatamente il cuore e le menti di quei disoccupati ma abili artigiani ed ecco che quello che fino ad allora era stata solo un'idea, diventò realtà. Nel frattempo l'oste era morto, lasciando il locale a Nicola, il quale da quel momento, dopo averlo ripulito e riadattato, lo trasformò in una piccola fabbrica di giocattoli, che per la bellezza e la varietà dei giocattoli, ben presto ebbe un incredibile successo, prima locale, poi nazionale, per poi divenire anche internazionale. La particolarità fu che un giorno Nicola decise di prestarsi a consegnare personalmente i giocattoli nelle case dei bambini la notte di Natale, con l'ausilio di una grande slitta trainata da renne, su cui trasportava un enorme sacco di juta ricolmo di giocattoli e dolciumi, guadagnandosi da quel giorno il soprannome di “Babbo Natale”. Ma girando il mondo e vedendo guerre, violenza, razzismo, inquinamento ed ingiustizie sociali, una notte Babbo Natale, proprio durante uno dei suoi viaggi natalizi, colpito dalle brutte cose che stava vedendo nel mondo, ebbe uno shock, e perse d'improvviso la memoria, non ricordando più chi fosse e quali fossero le sue mansioni. Dopo lunghe ricerche da parte dei suoi tanti collaboratori della fabbrica, fu ritrovato in un'insenatura lungo la strada quasi deserta di un fiordo norvegese, addormentato sotto la sua slitta, ricoperto dal suo sacco di juta vuoto. Fu subito riportato in Lapponia ed ancora oggi Nicola vive nel suo appartamento sopra la sua fabbrica di giocattoli, senza memoria, in una sorta di realtà sospesa, con un'espressione persa, uno sguardo attònito, ma accudito amorevolmente, e nella notte di Natale i suoi viaggi sono stati mantenuti attivi ed ampliati, compiuti però dai tanti collaboratori della sua fabbrica, che, selezionati con le stesse fattezze fisiche di Babbo Natale, ancora oggi consegnano i giocattoli nei grandi sacchi di juta con le slitte trainate dalle renne, in ogni Paese, a tutti i bambini del mondo, per far nascere un sorriso e per portare un po' di solidarietà, un po' di gioia e di bontà d'animo.
Bruno Pollacci
Direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa
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