Toni Capuozzo sull’Islam: “La violenza di gruppo è una tradizione con le sue tecniche”

“E’ un caso che esista un termine in arabo per definire le violenze di gruppo?“. Toni Capuozzo lancia un interrogativo e lascia sempre il segno ogniqualvolta è ospite in tv su temi forti. Non si tira indietro, non teme il politicamente corretto e sulle violenze di Milano a Capodanno ha una visione precisa, che rigira agli ospiti di Nicola Porro. Il giornalista, scrittore e inviato di lungo corso a Quarta Repubblica, su Rete 4, nella puntata di lunedì 10 gennaio, ha circoscritto in modo molto preciso i fatti avvenuti a Capodanno in piazza Duomo dove sono state stuprate nove ragazze. Si tratta di una cosa ben diversa dalle molestie, si tratta quasi di un “rituale” proprio di un certo mondo islamico.

“È una tradizione con delle sue tecniche- spiega Capuozzo- . Succede che nel gruppo si dividono i compiti”, spiega il giornalista. “C’è un gruppetto che isola le ragazze, un gruppo che fa cerchio per evitare che qualcuno le difenda; e c’è un gruppo che fa finta di stare dalla parte delle vittime”. Questo tipo di aggressioni, prosegue Toni Capuozzo, “sono avvenute più volte anche al Cairo. Succede anche in India dove c’è una larga maggioranza musulmana”. Insomma, conclude l’inviato Mediaset, “ci troviamo di fronte a un fatto nuovo: questo non è uno stupro fuori dalla discoteca: qui parliamo di violenza perpetrata in un luogo pubblico in presenza di molte persone. Il che rende ancora più difficile l’intervento delle forze dell’ordine“.



Capuozzo ci tiene a far uscire il triste caso delle violenze a Milano fuori dal recinto delle banalità. Come ha fatto il mondo della sinistra. Che se la prende con la nostra società patriarcale, la mancata integrazione, preferendo il litigio politico alla comprensione della realtà. Così come accadde per gli stupri di Colonia.Capuozzo non è il primo ad avere evocato la “tecnica” inquietante. “La tecnica degli assalti sessuali in gruppo ha un termine ben preciso perché rappresenta un costume abbastanza radicato nel Nordafrica: “taharrush gamea””. Significa letteralmente “molestia collettiva”. Con questo nome si designa un‘aggressione sessuale di massa ai danni di una donna, che può anche sfociare nello stupro.Lo scrive su Fb lo scrittore Alfonso Piscitelli. “In quel tipo di società si reagisce al fenomeno in due modi il primo è la segregazione della donna. Il secondo è la mano pesante della legge. La prima risposta è assolutamente irricevibile in una società europea. Certo è che non si può pensare di continuare con il lassismo giudiziario di fronte a queste emergenze delle società multiculturali”.

da SECOLO D'ITALIA

Estratto da www.lavocedilucca.it/post.asp?id=90721
Stampa Post