Premessa.
https://www.exitliberta.it/
Lo Stato non è più l’organizzazione del popolo e dei cittadini nata per trovare l’armonia
necessaria alla prosperità e alla ricchezza di tutti, da cui trarre la grandezza e la solidità della nazione, ma si è tramutato nell’esecutore materiale di decisioni politiche prese altrove e contro gli interessi nazionali. Lo ribadiremo sempre, ma se non dovessimo farlo, lo diamo per assodato.
Lo Stato va riconquistato e riportato sotto il controllo popolare? Certamente, ma il nostro primo impulso e dovere oggi, è difenderci da esso.
Fuori dall’emergenza permanente.
Da troppo tempo e con modalità sempre più oppressive, la maggioranza dei media,
sapientemente manovrati, esegue una “narrazione corale” con il solo obiettivo di creare un clima di emergenza permanente.
Emergenza clima, emergenza immigrazione, emergenza razzismo, emergenza virus,
emergenza energetica, emergenza spread, emergenza debito pubblico, emergenza
democratica, emergenza bullismo e così via all’infinito.
Durante le emergenze, come descritto dalla psicologia sociale e dalle neuroscienze
applicate al marketing, si abbassa la soglia di attenzione e si è portati ad accettare
supinamente scelte dipinte come “inevitabili” da chi è in cima alla scala gerarchica, da chi
viene indicato come “competente tecnico” in un determinato settore, da chi si propone o
viene proposto come “risolutore deciso” dell’emergenza in atto.
Lo scopo del continuo strillare notizie angoscianti è quello di creare emergenza emotiva in modo tale da imporre alle masse l’accettazione di regole drastiche. Accettate passivamente anche se limitano pesantemente la libertà o intaccano duramente gli interessi materiali.
Tutti coloro che non si adeguano ed uniformano al sentimento e alla direzione del gregge spaventato, vengono inizialmente additati come pericolosi, poi stigmatizzati come folli, infine emarginati e messi in condizione di “non nuocere” alla “salvezza” della massa terrorizzata.
Ed è esattamente quello che sta succedendo adesso! I media e i loro manovratori, stanno
abituando il popolo ad un controllo sempre più oppressivo, invasivo, automatico, digitale,
mentre contemporaneamente promuovono odio e discriminazione contro chi non si vuole
conformare.
No al Green Pass, no al controllo digitale.
Vogliamo in parte sottrarci al dibattito scientifico per riportare tutto alla giusta dimensione politica. Occorre stabilire dei principi ed impegnarsi affinché vengano conosciuti, dibattuti, sostenuti, votati. Il Green Pass, ovvero il controllo digitale del cittadino, ovvero la riduzione dell’essere umano a dispositivo digitale da accendere o spegnere su decisione dello Stato, va combattuta e scongiurata per principio, non perché “non funziona” per proteggere dai contagi.
E se avesse funzionato?! Sarebbe stato lecito?! Sarebbe stato giusto?!
Certamente, sbattere in faccia agli ideatori/esecutori ed ai sostenitori del Green Pass che questo sia un epocale fallimento dal punto di vista sanitario aiuta a sollevare il velo sulle loro vere intenzioni: il controllo digitale assoluto sui cittadini.
Quindi certamente, ben venga il dibattito tra scienziati, intellettuali, giornalisti. Ma noi riteniamo che una forza politica impegnata a scongiurare il controllo digitale del cittadino, debba trovare la forza di battersi per un principio, e non entrare nel dibattito “il controllo digitale funziona/non funziona”.
No all'obbligo vaccinale.
Stesso ragionamento sul vaccino. Anche l’obbligo vaccinale va CANCELLATO per principio.
Non perché un tal vaccino sia o meno efficace, non perché si siano registrate un certo numero o meno di reazioni avverse, non perché per un vaccino c'è stato un percorso trasparente e per un altro invece l’oscurità di documenti secretati.
L'obbligo vaccinale va eliminato a prescindere perché lo Stato dovrebbe convincere, dovrebbe infondere fiducia tramite la sua autorevolezza e non con la coercizione, con il ricatto, con la tortura, con il terrorismo psicologico e mediatico. Ed oggi lo Stato non ha più nessuna autorevolezza. Proprio perché sottratto al controllo popolare e tramutato da interessi privati e sovranazionali in un feroce aguzzino al loro servizio.
Ecco perché oggi più che mai vogliamo togliere dalle mani dello Stato, il potere dell'obbligo vaccinale e del trattamento sanitario per legge. Cancellare dalla Costituzione il passaggio specifico dell'Art.32. “Nessun cittadino può essere obbligato ad un trattamento sanitario”.
Punto e basta! E togliere per sempre dall'articolo la dicitura “se non per disposizione di legge”.
Libertà di non essere tracciato, educato e connesso ad una identità digitale.
Quello che abbiamo visto è solo l’inizio. Un esperimento per far abituare il popolo ad un
meccanismo di controllo digitale volto ad educare e conformare gli esseri umani agli
interessi e alla volontà dello Stato.
La tecnologia del QRcode è obsoleta. È obsoleta, ma è stata usata per “abituare” la
cittadinanza, per lasciare al cittadino l’impressione, seppur nel fastidio, di avere il controllo dello strumento. Sono io che esibisco il QRcode, sono io che lo tiro fuori dalla tasca e lo faccio vedere. Sono io a dominare lo strumento e posso anche rinunciarvi, se un domani cambiassi idea.
Ma se avessero voluto, avrebbero potuto tranquillamente usare il riconoscimento facciale.
Una tecnologia che tutti conosciamo, non parliamo di fantascienza. Col riconoscimento
facciale, non serve il controllo fastidioso di un operatore umano, non serve il fastidio di tirar
fuori il QRcode dalla tasca ed esibirlo. Il tuo codice digitale è la tua faccia, i tuoi parametri
biometrici. Una telecamera posta su una qualsiasi porta e collegata al database dello Stato, deciderà automaticamente se quella porta si aprirà oppure no. La porta della banca, la porta dell’ufficio postale, la porta del supermercato. O perfino la porta della tua macchina o di casa tua.
Fantascienza? Distopia? E se vi avessero detto 5 anni fa che avreste dovuto esibire un
codice a barre per prendere un caffè? Cosa avreste risposto?
Il QRcode è stato quindi usato per dare l’illusione all’utente di averne il controllo, ma è stato usato anche e soprattutto per generare il fastidio di doverlo esibire. Quando sarete nauseati di doverlo esibire ogni 20 minuti ad un negoziante o ad un ufficio diverso, il riconoscimento facciale vi sembrerà una liberazione!
Il controllo digitale del cittadino, la sua “educazione” tramite un sistema di “premi” e “punizioni”, la propaganda incessante di discriminazione contro i non allineati e i non
conformi è solo all'inizio.
Occorre assolutamente porre un limite, battersi da subito affinché sia scritta una “riga di codice” da inserire in tutte le stringhe di programmazione, in tutti gli algoritmi delle intelligenze artificiali, che dica chiaramente che “nessuna tecnologia mai deve nuocere all’essere umano, ridurlo in schiavitù, limitare la sua libertà, educarlo a “comportamenti” contro la sua volontà”.
Exit: la via d'uscita per la libertà.
C'è un tema di fondo quindi che ci accompagna e ci accompagnerà sempre. La libertà. La libertà è una parola che infastidisce, oggi più che mai. Exit come via d'uscita dall'oppressione dilagante, verso la libertà. Creare le condizioni affinché questa libertà sia inviolabile, come abbiamo descritto sopra.
E creare le condizioni affinché questa libertà sia tangibile. La libertà economica: quella per
ogni cittadino di trovare con certezza un lavoro stabile e ben retribuito possibilmente
coerente col percorso di studio intrapreso, la libertà di creare una impresa con fatica e spirito di iniziativa senza che lo Stato faccia di tutto per farla fallire con tasse e burocrazia, la libertà economica di poter comprare, grazie al frutto del proprio lavoro, una casa dove progettare in serenità una famiglia insieme alla persona amata.
Per tutti i cittadini quindi una base di sicurezza fatta di sanità pubblica, istruzione, cultura, casa di proprietà e lavoro. Una base solida da cui partire (o su cui serenamente rimanere fermi) per esprimere liberamente e al meglio le proprie potenzialità e competenze. Senza l’ansia e la paura di un baratro sociale in cui precipitare. Delle fondamenta di libertà che ci pongano finalmente davvero di fronte a noi stessi e alle nostre intime inclinazioni, alle nostre reali capacità. Senza scuse, senza obblighi o costrizioni.
Questa è la nostra visione iniziale, che ci spinge a partire con la costruzione di un nuovo progetto politico. Crediamo fermamente che la rivoluzione passi dal consenso, dalla realizzazione di una grande organizzazione di uomini e donne liberi, dall'impegno dei suoi iscritti a diffondere ovunque le idee e il programma del movimento. Di persuadere gli altri a unirsi, partecipare, dibattere e scendere in strada per convincerne altri e altri ancora, mettendo tutti in guardia per ciò che di orribile sta accadendo alla nostra libertà, prospettando quanto di buono accadrebbe riconquistandola.
Fine. Anzi, principio!
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