Patrizia Caiffa Patrizia Caiffa Stanno aumentando negli ultimi mesi le vittime civili del conflitto nello Yemen, che da 7 anni oppone le milizie Houthi filoiraniane alla Coalizione governativa guidata dall'Arabia Saudita. I contendenti di entrambe le parti non risparmiano bambini, scuole, ospedali, mercati, prigioni. Un Paese al collasso, dove è in corso la più grave crisi umanitaria al mondo, con 20 milioni di persone che hanno bisogno di aiuti e 4 milioni di sfollati. A marzo si rischia che 8 milioni di persone rimangano senza cibo perché non è stato deciso il rifinanziamento degli aiuti internazionali
credit Bassam Al-Thulaya Oxfam E’ una delle guerre più brutali al mondo. E’ la crisi umanitaria più grave al mondo. Eppure non fa (quasi) mai notizia. Negli ultimi mesi sta peggiorando ancora di più. Il conflitto nello Yemen tra i ribelli Houthi (Ansar Allah) appoggiati dall’Iran e la coalizione governativa guidata dall’Arabia Saudita dura oramai da 7 anni e si fa sempre più aspro e complesso. Aumentano le vittime civili e i bombardamenti su ospedali, scuole, mercati e carceri. Metà delle strutture sanitarie del Paese non funzionano più, mancano le medicine e il personale non riceve salari.
Yemen, Mawza, credits: Medici senza frontiere
2500 scuole danneggiate, il 60[[[]]%[]] dei bambini non è tornato a studiare. Negli ultimi cinque anni, informa Save the children, più di 460 scuole sono state attaccate. Più di 2.500 gli istituti danneggiati, utilizzati come rifugi per le famiglie sfollate o occupate da gruppi armati, causando l’abbandono scolastico di 400.000 bambini. Il 60[[[]]%[]] dei bambini non è tornato a studiare.
Aiuti umanitari, 8 milioni di persone rischiano di non ricevere più cibo. E c’è l’alto rischio che a marzo diminuiscano i contributi della comunità internazionale per gli aiuti umanitari: 8 milioni di persone potrebbero non ricevere più cibo o solo razioni ridotte, su un totale di 20 milioni che hanno bisogno di assistenza umanitaria, tra cui 4 milioni di sfollati (1 milione nel solo governatorato di Marib). Secondo le Nazioni Unite il piano umanitario 2021 per lo Yemen ha ricevuto 2,27 miliardi di dollari rispetto al suo fabbisogno di 3,85 miliardi di dollari, il livello di finanziamento più basso dal 2015. E non e’ stato ancora pubblicato il piano 2022.
MSF Hospital in Mocha credits: Medici senza frontiere
Troppe vittime civili, almeno 18.500. In 7 anni di guerra sono morte 370 mila persone, di cui il 40[[[]]%[]] sono vittime dirette del conflitto e il 60[[[]]%[]] indirette (incidenti stradali, parti, malnutrizione, patologie non curate, mancanza di farmaci, arrivo troppo tardivo negli ospedali). Altre stime contano 18.500 vittime civili, tra morti e feriti. Secondo i rapporti dell’Unicef, il numero di bambini uccisi nel mese di gennaio (17) è raddoppiato rispetto a dicembre 2021.
Dal 2015 più di 10.000 bambini sono stati feriti o uccisi.
Oxfam denuncia un aumento del 60[[[]]%[]] delle vittime civili negli ultimi 3 mesi del 2021, rispetto al trimestre precedente.
credits: Medici senza frontiere
L’ultimo grave episodio che ha coinvolto i civili yemeniti è avvenuto pochi giorni nell’area di Al-Jar, nel distretto settentrionale di Abs.
Una bambina di 12 anni e una donna di 50 anni non ce l’hanno fatta: sono morte appena arrivate nell’ospedale di Abs,
dove opera uno dei team di Medici senza frontiere. Insieme a loro sono stati ricoverate altre 10 persone ferite durante i bombardamenti nel governatorato di Hajja. L’organizzazione medico-umanitaria, attiva nel Paese dal 1986 e dal 2007 presente in 12 ospedali e 16 strutture sanitarie, registra un significativo aumento dei feriti, segno che stanno aumentando gli attacchi indiscriminati sulla popolazione inerme. A fine gennaio sono state contate almeno 82 vittime e almeno 266 feriti in seguito all’attacco aereo della Coalizione guidata dall’Arabia Saudita sulla prigione di Sa’ada. Già cinque volte sono stati colpiti ospedali gestiti e supportati da Msf. Federica Ferraresi, capomissione di Medici senza frontiere nello Yemen ha raccontato di “condizioni umanitarie sempre più drammatiche”:
“Mancano l’acqua, la luce, il gas, il cibo, il carburante, i medicinali, le case. Non ci sono rifugi sicuri per i civili
costretti a spostarsi più volte per la volatilità della linea del fronte. Le infrastrutture sono state distrutte o pesantemente danneggiate. Il sistema sanitario nazionale è al collasso”, come pure l’economia, con prezzi del cibo alle stelle e inflazione a due cifre.
Emergency room in Aden hospital. credits: Medici senza frontiere
Rapimenti di operatori umanitari. Gli operatori umanitari ora devono fare i conti anche con i rapimenti: alcune settimane fa cinque membri dello staff delle Nazioni Unite in Yemen sono stati rapiti dalle milizie Houthi nella provincia di Abyan nel sud del Paese e si sta ancora trattando per il rilascio.
Gli Stati Uniti e l’Onu hanno recentemente condannato tutti gli attacchi e chiesto una de-escalation del conflitto e il rispetto del diritto umanitario internazionale. L’amministrazione Biden riceve pressioni perché classifichi di nuovo gli Houthi come “organizzazione terroristica straniera”, qualifica rimossa un anno fa per tentare di avviare negoziati di pace. Ma i ribelli cominciano ad attaccare con droni e missili anche gli Emirati arabi uniti. Nel mese di gennaio hanno provocato tre morti ad Abu Dhabi.
“Una vergogna internazionale”. “Quello che continua a succedere in Yemen, nel silenzio dei grandi decisori internazionali, è una vergogna che intacca il senso stesso di umanità”, ha commentato Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia: “Cosa aspetta la comunità internazionale a negoziare un immediato cessate il fuoco? A imporre alle parti in conflitto il rispetto del diritto internazionale umanitario, che prevede che non vengano colpiti i civili e le infrastrutture essenziali come scuole, ospedali e centrali idriche? Il popolo yemenita non può più aspettare una pace, che mese dopo mese, si allontana sempre di più”. Dal 2015 Oxfam ha soccorso oltre 3 milioni di yemeniti con voucher per l’acquisto di cibo, offerte di lavoro per la riabilitazione di infrastrutture idriche e stradali, servizi per prevenire abusi e violenze sulle donne e la diffusione della pandemia da Covid-19.
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