Domani è la festa del Papà. Ma i padri non hanno molto da festeggiare, in questa società sono ancora i genitori di serie B.
Il 19 Marzo è la festa del Papà, purtroppo per molti padri, sopratutto quelli separati è un giorno di amara riflessione, ancora oggi è difficile far comprendere questo fondamentale ruolo nell’ambito delle coppie, per lo più in quelle separate. Per un padre che spesso si trova fuori dalla casa e senza la famiglia, anche vedere i figli diventa difficile. Ovviamente non bisogna mai generalizzare, ma le statistiche non lasciano adito a equivoci. Non voglio parlare degli assegni di mantenimento, dell’affido condiviso, delle denunce quasi sempre archiviate ed usate in modo strumentale per interessi immobiliari o patrimoniali, non voglio parlare del pregiudizio sui padri, ma del diritto dei bambini ad essere amati da ambedue i genitori, per essere più felici come persone. Deve essere subito detto che l’esigenza dei padri che hanno generato figli di vederli e viverli, risponde ad un altrettanto naturale bisogno dei bambini di avere un legame diretto, intimo, con il babbo. Ebbene questa esigenza trova ancora una resistenza anacronistica ed inopportuna nella mentalità di tante madri e, purtroppo, talvolta anche di una società che continua a vedere la mamma come il centro della famiglia ed il padre come una appendice. Spesso si sente dire “ è giusto che la bambina veda anche il padre”, è un po’ come quelli che dicono “non sono razzista, ma…”. Non è una concessione, fare il padre è un diritto del genitore e del figlio. I figli hanno il diritto di stare con ambedue i genitori che tra loro devono avere pari dignità. Invece il diritto inalienabile dei figli alla presenza del padre diventa oggetto di negoziazione, e si traduce in un pomeriggio a settimana ed in un assegno, che spesso per un padre fuori di casa che deve anche prendere un affitto e continuare a pagare un mutuo, comporta il precipitare della sua situazione economica.
Eppure nel 2006 fu introdotto l’affido condiviso che doveva porre sullo stesso piano il padre e la madre.
Per di più la risoluzione n. 2097 del 2015 del Consiglio d’Europa recita che i bambini devono trascorrere pari tempo con i due genitori senza figure prevalenti. Da alcuni dati della Caritas, il 72% delle madri separate vede tutti i giorni i propri figli, mentre solo il 9% dei padri ci riesce. Questo dice tutto. Ovviamente ci sono eccezioni e non bisogna generalizzare. Il 19 Marzo non è ancora una festa, i padri sono ancora discriminati, ma deve diventare un giorno di riflessione per superare questa ingiustizia che coinvolge tutti gli attori di questo sistema, genitori, educatori, politici, giudici, avvocati, assistenti sociali, e sopratutto il legislatore che deve prevedere senza indugi la parità tra il padre e la madre. Anche Lucca non è immune da questo ritardo, proprio a Lucca si era votato in Consiglio Comunale di fare alcune iniziative per i padri separati, tra cui destinare alcuni appartamenti e di fare un simbolo: una panchina azzurra. Sugli appartamenti mi risulta che ci sia qualche ritardo comprensibile, ma sulla panchina azzurra nonostante le mie ripetute insistenze a inaugurarla domani dopo molti mesi ancora non si riesce ad avere risposte. Eppure per altre cause si è fatto presto a colorare le panchine, so bene che si tratta solo di un simbolo, ma questo ritardo è significativo. I padri forse non interessano abbastanza. Eppure la maggioranza, escluso se ricordo bene proprio il consigliere per i diritti Bianucci, aveva votato questa pratica. Chiedo all’amministrazione coerenza e rispetto per i padri, perché come dice Papa Francesco “il mondo ha bisogno di padri” e Lucca deve distinguersi per condividere questo diritto che viene negato sopratutto ai bambini.
Il babbo Massimiliano Bindocci
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