Strage Odessa: quando nazionalisti ucraini massacrarono manifestanti

Strage Odessa: quando nazionalisti ucraini massacrarono manifestanti filo-russi.

Era il il 2 maggio 2014 quando ad Odessa, in Ucraina, un gruppo di nazionalisti di estrema destra ucraini si resero responsabili di una strage di manifestanti sostenitori del precedente governo filo russo, che si opponevano al nuovo governo instauratosi nel Paese in seguito alle rivolte del 2013. Nel rogo della Casa dei sindacati e nei linciaggi successivi morirono almeno 48 persone. Frange paramilitari nazionaliste, compresa la famosa Pravyj Sektor, circondarono l'edificio e appiccarono il fuoco. Nell'incendio trovarono subito la morte 42 persone (34 uomini, 7 donne e un ragazzo di diciassette anni). I pochi che riuscirono a fuggire alle fiamme furono linciati dai militanti neonazisti che circondavano il palazzo. Tra le vittime del massacro furono trovate anche persone colpite da armi da fuoco e mutilate con armi da taglio.
Il Ministro degli Interni ucraino e la Polizia sostennero da subito che i manifestanti anti-governativi fossero rimasti uccisi dalle fiamme scaturite dai loro stessi lanci di bombe molotov. Anche la stampa vicina al nuovo governo attribuì l'incendio ai manifestanti filo-russi. Ben presto questa versione venne smentita dalle testimonianze dei sopravvissuti e di vari osservatori. Nessun processo è stato intentato per la strage.









Estratto da www.lavocedilucca.it/post.asp?id=92096
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