Da quando è avvenuta l'aggressione dei tifosi lucchesi da parte di quelli reggiani, molti si sono chiesti come fosse stato possibile. Incredibile infatti che non ci fosse adeguato servizio d'ordine nell'unico punto di eventuale contatto fra le tifoserie. Incredibile che i tifosi ospiti non venissero fatti passare dall'altro lato della circonvallazione o da Capannori (cosa avvenuta poi con i pescaresi domenica scorsa). Incredibile poi che nessun tifoso reggiano venisse fermato, nonostante ci fossero macchine e pulmini ben individuati, da cui sono scesi i reggiani armati e travisati.
Su tutte queste lacune gravissime si è interrogata anche la stampa locale. Fatto strano, visto che nessuno vuole inimicarsi via Cavour, pena non ricevere più le loro veline. Eppure il dubbio era trapelato, nonostante i titoli degli articoli che hanno seguito ubbidienti il volere di chi - di tutta questa situazione - ha voluto far pagare un capro espiatorio. Parliamo ovviamente del tifoso arrestato il giorno dopo con una sorta di caccia all'uomo, reo di essersi difeso e di averlo fatto sotto ad una telecamera. Uomo incensurato, padre di famiglia, attivo nel volontariato e nel sindacato. E indubbiamente coraggioso, il tifoso rossonero è diventato l'osso da buttare ai cani per distogliere le attenzioni dai gestori dell'ordine pubblico.
Ma i dubbi, come detto, sono rimasti ad aleggiare su tutta questa situazione. Voci di corridoio dicevano che quanto successo non fosse casuale, che una falla così grave nell'ordine pubblico fosse stata facilitata per mettere in imbarazzo la Questora, mai digerita in via Cavour. Di ieri la notizia che la signora se ne va, dopo solo due anni. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende. In questo caso più di uno dovrà ringraziare il tifoso condannato per i giochi di palazzo.
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