Infermieri guariti, non vaccinati: rientro 'pro tempore'

Infermieri guariti, non vaccinati: rientro 'pro tempore'
Resteranno al lavoro per 120 giorni dopo il Covid, in assenza di copertura saranno di nuovo sospesi. Scuola, polemica sul certificato per la dad
di Lara Boccalon
Stanno rientrando al lavoro gli infermieri non vaccinati, ma guariti dal Covid, che erano stati sospesi nei mesi scorsi. Possibilità concessa loro dall'ultimo Decreto Covid.
Intanto una circolare ministeriale sulle modalità di gestione dei contatti con casi di positività nel mondo della scuola sta suscitando critiche tra i medici di famiglia.

Di nuovo in corsia ma senza vaccino. Dopo la sospensione gli infermieri no vax guariti dal Covid tornano al loro posto di lavoro e potranno restarci fino a un massimo di 120 giorni dalla guarigione. La controversa finestra concessa dal decreto del governo non cancella però l'obbligo vaccinale per i sanitari. Allo scadere dei termini avranno tre giorni di tempo per mettersi in regola con la vaccinazione.

Luciano Clarizia, presidente regionale dell'Ordine degli infermieri, dice: 'Qualcuno rientra, ma non tutti. Ne abbiamo un centinaio nella Destra Tagliamento e 500 in tutta la regione. Alla scadenza li richiameremo con una pec, daremo loro i tre giorni previsti: se si saranno vaccinati potranno continuare la loro attività, altrimenti ripartirà la sospensione sino al 31 dicembre.

Come è il clima al lavoro? 'I colleghi sono a disagio con loro e qualcuno mi sta scrivendo e chiedendo com'è possibile che accada'.
C'è chi rientra e chi invece resta a casa per il Covid. Tra i sanitari i contagi sono in forte ripresa. 'Sono positivi ma asintomatici, vengono scoperti con i tamponi di routine e purtroppo aggravano la cronica carenza di personale', aggiunge Clarizia.

Fanno discutere intanto le ultime disposizioni governative per il mondo della scuola secondo le quali lo studente contagiato in quarantena che voglia avere la dad deve produrre un certificato medico per poter seguire le lezioni da casa. 'Una misura inutile che nulla ha a che fare con la salute pubblica o il contenimento della pandemia' scrive in una nota la Fimmg. Per una mera certificazione peraltro non gratuita e non per un caso clinico si distoglie il medico dai propri assistiti esponendolo al rischio contagio, aggiunge il segretario regionale del sindacato Fernando Agrusti che lamenta col Covid l'eccessivo aggravio burocratico sulle spalle dei medici di famiglia.

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Estratto da www.lavocedilucca.it/post.asp?id=92243
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