Legge 194: 5 miliardi di euro annui

Da uno studio effettuato sulla famigerata legge 194 si stima che il costo cumulato per il finanziamento degli aborti legali si aggiri intorno ai 5 miliardi di euro, pari a circa 120 milioni di Euro all’anno; insomma, una bella cifra a tanti zeri per finanziare la morte.
Sì, avete letto bene, perché, parliamoci chiaro, quel grumo di cellule che voi non volete concepire come bambino, è una vita a tutti gli effetti che cresce nel ventre materno, e nel momento in cui quel piccolo corpo viene risucchiato, per poi essere gettato nei rifiuti ospedalieri, non possiamo non parlare di omicidio.

Una bella notizia per chi, come noi, sostiene il miracolo della vita, arriva dalla regione Piemonte, che ha deciso di finanziare con 400.000 Euro le associazioni pro vita.
Ma, come sempre, apriti cielo! Senza perdere tempo, le sigle associazionistiche femministe sono insorte in una kermesse di baggianate, come se un finanziamento con tale scopo possa in un qualche modo ledere la 194: assolutamente no. E se così continuano a pensare, bé, allora la loro inettitudine è più grave di ciò che si presumeva, oppure, semplicemente secondo la loro pochezza d’intelletto, chiunque dovrebbe abortire.

A loro che sostengono che tale decisione sia lesiva dell’autodeterminazione femminile, rispondiamo che tale autodeterminazione non è certo data dal cestinare un feto nei rifiuti; a loro che continuano a parlare di mancanza di rispetto per le loro vite e per i loro corpi, rispondiamo che quello che portano in grembo non è un errore da cancellare, ma una vita che ha il sacrosanto diritto di nascere e crescere.
Alle loro farneticanti affermazioni sulla legittimità della 194, che dà diritto ad una donna di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza entro il 90° giorno, rispondiamo che, per casistica, la maggioranza delle donne che accedono a tale pratica lo fanno per futili motivi ancora oggi, nel 2022, quando le precauzioni esistono e sono moltissime. Per non parlare della concreta possibilità di portare avanti la gravidanza e lasciare, nel più totale anonimato, il neonato presso la struttura ospedaliera, senza per forza uccidere una nuova vita.

Sappiamo bene quanto siano ottuse queste false paladine della figura femminile, che credono nella libertà del proprio corpo attraverso l’eliminazione di una vita, che il solo cambio di una vocale sia indice di rispetto, che le quote rosa siano una importante conquista di riconoscimento della validità della donna in politica.
Poi magari le vedete strapparsi le vesti di fronte al macello degli agnelli a Pasqua.


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Estratto da www.lavocedilucca.it/post.asp?id=92415
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