LUCCA. Frankenstein non è fantascienza: così sostiene il lucchese Virgilio Papini

Frankenstein
Quelli che seguono sono due articoli con annesse interviste, sulle scoperte del Professore riguardo il “Frankenstein”. Il primo è un articolo scritto da David Fiesoli pubblicato su “Il Tirreno” martedì 17 Gennaio 2006, il secondo è scritto da Patrizia Redi sempre su “Il Tirreno”. Alla fine dell’articolo vi sono i link per le due puntate del programma televisivo “Mistero” dove il Professore è stato ospite per esporre le sue scoperte.

Sulle tracce del Frankenstein di David Fiesoli

LUCCA. Frankenstein non è fantascienza. È realtà, o almeno così sostiene il lucchese Virgilio Papini. La scrittrice Mary Shelley non ha inventato niente: ha raccontato quello che stava davvero accadendo, e avevo visto con i suoi occhi: la storia di un medico lucchese che sperimentava l’incredibile, ovvero far resuscitare un uomo nuovo bersagliando di elettricità una testa mozzata. E poi, una volta sistemato il corpo, farne uno spirito eletto, libero e dedito alla bellezza. Tutto questo accadeva davvero, in piena epoca napoleonica, in Toscana

E il medico pisano in questione era il pisano Andrea Vaccà Berlinghieri, che oltre a curare Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone e governatrice di Lucca, era il medico personale di Shelley, marito di quella Mary Godwin che con il celebre cognome del suo compagno entrerà nella storia della letteratura scrivendo il romanzo di Frankenstein. Ovvero quello che il medico non scrisse mai, ma raccontò alla sua amica inglese. “Un the con Mary” appunto, è il titolo del libro scritto da Virgilio Papini il quale, documenti alla mano, dimostra come Vaccà e il suo gruppo di famosi poeti, architetti e scienziati fosse dedito a una nuova religione e invasato dall’idea di trarre nuova vita dalla morte.

Allora Frankenstein stava per essere creato davvero, e proprio qui in Toscana…

“Si, tra l’Università di Pisa dove si tenevano gli esperimenti, e il tempietto di Montefoscoli, dove si riunivano gli adepti di questa nuova religione.”

Chi erano?

“Insieme al ricco medico pisano Andrea Vaccà Berlinghieri c’erano Shelley e Byron, Niccolò Paganini, Filippo Mazzei, Lardarelle, Demidoff, Lazzaro Papi, l’architetto pisano Castinelli. Tutti illuminati e adepti.”

Ma come iniziò, come si conobbero?

“Siamo nell’illuminismo, c’è Napoleone, e il ricco proprietario terriero Vaccà Berlinghieri va prima a Parigi a studiare e poi in Inghilterra, dove incontra non solo Shelley ma anche Benjamin Franklin, che stava studiando il galvanismo, ovvero quella branca della fisica che tratta i fenomeni elettrici. Il medico pisano, che era anche massone, aveva l’ossessione della malattia e della morte, tanto da pensare di poter creare un uomo prendendo la testa mozzata di un cadavere e, inserendola in un corpo nuovo, riportarlo in vita tramite scariche elettriche. Il suo sogno era di resuscitare il cadavere trasferendogli parte della carica vitale: così Vaccà cercava di farsi attraversare dalla corrente elettrica in modo da trasmettere al corpo nuovo una parte della propria spiritualità, per poi, una volta educato Frankenstein, educarlo alla bellezza, all’arte, alla scienza, alla musica. La materia prima non gli mancava: si riuniva al tempietto di Montefoscoli insieme a molti grandi dell’epoca, tra cui Shelley, Paganini, Mazzei e Byron. Erano come apostoli: in giro a contattare personaggi dell’epoca per carcera di creare una nuova religione in pieno Illuminismo. Attraverso la scienza e le arti volevano cambiare il mondo. Mary Godwin, la moglie di Shelley, era un po’ la segretaria di questo gruppo, e anche Vaccà. Così i suoi romanzi non sono altro che le relazioni di questo gruppo, e delle sperimentazioni del medico lucchese: Frankenstein è romanzo del sogno di Andrea Vaccà Berlinghieri. “

E poi che accadde a questo gruppi di illuministi esoterici?

“Vaccà condusse suoi esperimenti tra il 1816 e il 1822. Ma il gruppo si sciolse subito dopo, non solo perché Vaccà e tantissimi adepti, tra cui Shelley, morirono accidentalmente, ma soprattutto perché, dopo la caduta di Napoleone, nessuno più permetteva loro di continuare gli esperimenti, giudicati una cosa orribile e moralmente riprovevole. La loro filosofia cominciò ad essere pesantemente osteggiata. La chiesa cattolica odiava Vaccà Berlinghieri perché era un bonapartista. La faccenda fu dunque chiusa, ma rimase a testimoniarla Frankenstein, e tutta l’opera di Mary Shelley.”

E lei come lo ha scoperto?

“Stavo facendo una banalissima ricerca culle ville minori in Toscana, da Palaia a Cascina a Montefoscoli. mi imbattei in un libretto della famiglia di Vaccà Berlinghieri in cui si tracciava il profilo del dottore illuminista. Da lì, ho approfondito e lavorato finché non ho avuto in mano i documenti originali di Vaccà, in cui erano testimoniati gli incontri con Mary Shelley e le loro chiacchierate sugli esperimenti che conduceva.”

Perché questa storia è rimasta nascosta fino a oggi?

“Perché Vaccà, amato dai contadini e dai suoi studenti, aveva anche molti nemici, che non riuscendo a sconfiggerlo e emarginarlo in vita, lo accantonarono e trascurarono dopo la morte, fino a far dimenticare i suoi studi. Una ferocia che continua anche oggi, quando in nome di Dio e di un’opportunistica moralità ci si oppone alla scienza, all’umiltà di una ricerca che punti dritta alla soluzione dei problemi umani legati al dolore a alla paura dell’ignoto, quindi della morte.”

Perché non ha sottoposto ad una grande casa editrice le sue scoperte?

“Perché la mia opinione è che in Italia non esistono case editrici, ovvero luoghi dove qualcuno legge e decide di comprare i diritti di un’opera che lo convince. In Italia contano solo le vie clientelari. Io non voglio diventare famoso con i libri, non voglio pagare per pubblicarli, né diventare un Tamaro destinata all’oblio. Quando le copie dei miei libri girano per la Toscana sono già soddisfatto. Se poi un editore inglese, o portoghese, li vede e li vuole pubblicare, bene, sennò restano nelle biblioteche e qualcuno le consulterà nel tempo.”

Misteri sepolti

di Patrizia Redi

La parola Frankenstein, in tedesco, vuol dire “Francesco, una roccia”. Era quello che Andrea diceva sempre al babbo Francesco. Cioè che era forte,appunto, come una roccia. Nella storia dell’arcano del tempio montefoscolese dedicato ufficialmente a Minerva Medica, tempio massonico fatto erigere da Andrea Vaccà Berlinghieri e ora accostato a Frankenstei, entrano in scena anche Villa Saletta e Alica. Alla catena di scoperte dello scrittore e storico lucchese, ex insegnante di storia, Virgilio Papini, sui legami tra il grande chirurgo e ricco proprietario terriero montefoscolese e il protagonista del famoso romanzo di Mary Shelle, Frankenstein, si aggiunge una latro anello. Un’altra importante rivelazione, che resta per adesso una congettura, se pur corroborata da documenti e nuovi fatti storici tra loro connessi ce ne parla lo scrittore Papini, autore del libro recentemente pubblicato “Un the con Mary”. “Dopo tre giorni dall’uscita del mio libro ho terminato di leggere il Manoscritto di Missolungi, e da lì ho avuto l’illuminazione”.

Qual’è la nuova scoperta?

“La prima è che il cuore di Shelley, il marito di Mary,l’autrice del libro, è sepolto nell’antico cimitero napoleonico di Villa Saletta.”

Proprio il piccolo cimitero che di trova vicino al masso della Madonna della Rocca, giù dalla valle, Lei c’è andato?

“Si a novembre. Mi sono fatto accompagnare da un signore di Partino. Certo è molto difficile arrivarci, le tombe sono quasi interamente ricoperte dai rovi. Però la direzione della proprietà di Villa Saletta ha promesso che avrebbe restaurato il masso e fatto ripulire la zona.”

E poi?

“Poi ci sono i 250 morti senza testa trovati qualche anno fa sotto il pavimento della cappella della chiesa di Alica. Alcuni studiosi ipotizzarono che quelli fossero i resti dei frati certosini o addirittura di monaci medievali. Io andai al convegno e mi accorsi che le medagliette votive trovate tra le ossa di questi cadaveri erano dell’ 800. Inoltre in quelle ossa, analizzate, è stata trovata vetreatina, una sostanza che si produce soltanto in un modo: quando cioè una potente scarica elettrica attraversa le ossa. Probabilmente, insieme alle teste di quei cadaveri, ritrovate in seguito sotto la chiesa di Usignano, quei corpi furono sottoposti agli esperimenti di Berlinghieri.”

Lei ha letto Frankenstein?

“Sedici volte”

E ha mai provato il desiderio, come il protagonista del libro, di trovare un modo di sconfiggere la morte?

“Per me la morte non esiste. È soltanto trasformazione, cambiamento. Sono, tuttavia, ferocemente e a favore della clonazione per la cura di molte malattie.”

Le puntate del programma televisivo “Mistero” che hanno visto ospite Virgilio Papini.



https://virgiliopapiniblog.wordpress.com/frankenstein/

Estratto da www.lavocedilucca.it/post.asp?id=92668
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