Ringrazio il sindaco dell’attenzione verso di me e, diffidandolo dal mettere in discussione la mia professionalità e competenza, ammetto che sulla mia conoscenza dei fatti dei “quartieri social” ha ragione per metà: partiamo da ciò che conosco. Quando il sindaco chiese al Consiglio Comunale il 29 maggio 2018 di cedere la gestione di tutta l’operazione ad ERP sappiamo che quest’ultimo era già attivo da tempo per affidare i lavori di progettazione; circostanza certamente anomala. Tre giorni prima che il sindaco approvasse assieme alla sua giunta il progetto definitivo – delibera 164/2018 - da inviare alla Presidenza del Consiglio per il finanziamento, due assessori si ritrovarono assieme al dirigente responsabile per rilevare l’incompletezza della progettazione e per decidere comunque di procedere con l’approvazione e la richiesta dei finanziamenti. Altra anomalia? La successione delle determine di approvazione delle progettazioni esecutive e varianti è culminata con la distruzione di parte della resede del plesso scolastico di San Concordio nonostante la progettazione definitiva non lo prevedesse e, non secondario, la modifica del patrimonio di un ente non dovrebbe essere un atto di semplice gestione dirigenziale. Ebbene, se vengono riconosciute questa serie di anomalie, la determina non rappresenta più il permesso a costruire e i lavori diventano abusivi. Tutti questi atti avrebbero potuto essere impugnati a suo tempo, ma non è questo l’oggetto del contendere. Perché noi crediamo in una Amministrazione trasparente in cui i cittadini possano fidarsi dei propri Amministratori senza dover filtrare ogni determina o delibera e auspichiamo un Consiglio Comunale che non sia chiamato solo a ratificare scelte preconfezionate. Non crediamo altresì in un confronto muscolare a colpi di esposti alla magistratura; c’è un Piano della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza e c’è un responsabile, il Segretario Comunale, garante dell’azione amministrativa, che è stato messo al corrente di tutto quanto e che saprà certamente cosa fare e a cui il sindaco potrà rivolgersi se vorrà sapere, grazie alle nostre competenze, qualche fatto in più sul procedimento dei quartieri social. La parte che certamente conosco meno è quella relativa alle scuse del Comitato. Tutto parte con una determina che impegna soldi pubblici per citare in sede civile quattro cittadini rei di non condividere l’operato dell’amministrazione nel proprio quartiere. Poi più nulla fino alla recente nota del Sindaco di aver ricevuto le scuse da parte di due abitanti di San Concordio, dopo averle pubblicamente richieste durante il Consiglio Comunale del 26 aprile. Scuse accettate per cancellare la richiesta di 100.000 Euro. Da quanto riportato da vari articoli di stampa, non è dato a noi di conoscere se il testo delle scuse sia stato redatto in proprio o imposto dall’Amministrazione ma sappiamo che contiene giudizi di correttezza dell’amministrazione; che la richiesta danni non era tesa a reprimere il dissenso e che vengono prese le distanze da alcune persone o gruppi politici. Siccome riteniamo che la libertà di opinione sia da garantire in assoluto, vorremmo che le “scuse” fossero aliene da contenuti inquietanti quali la ritrattazione del proprio pensiero, la dichiarazione di assenza di forzature (come se centomila euro da pagare non lo fossero) e ,cosa più grave, la presa di distanza da persone e gruppi politici attivi elettoralmente. Pensiamo quindi necessario che il Sindaco permetta di rendere pubblica quella lettera di scuse perché sia chiaro a tutti che cosa ha richiesto e accettato. Non si può imporre il segreto ad un atto che ha grande importanza sociale, perché i cittadini tutti hanno il diritto di conoscere a che cosa si espongono quando esprimono un dissenso. Oggi una esorbitante richiesta di 100 mila Euro è toccata a “noi”; aspettiamo quanto e a chi toccherà domani.
Massimo Viviani – Lista Civile
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