Il nostro giornale sempre attento ai fatti salienti del ciclismo, non poteva in questo periodo che occuparsi di Amore e Vita e del suo fondatore nonché patron Ivano Fanini, che mai come adesso si trova in dubbio per l’iscrizione alla nuova stagione, rischiando la prima pausa dopo 37 anni di attività professionistica consecutiva.
Senza di loro il ciclismo non sarebbe più lo stesso ma perderebbe protagonisti che hanno fatto la storia di questo sport. Amore e Vita rappresenta da decenni un ciclismo fatto di sudore, voglia di arrivare ma anche di bellezza, generosità e sentimenti. Una storia ricca di successi scovando e lanciando grandi campioni come Mario Cipollini, Michele Bartoli e Rolf Sorensen, tanto per citare le sue più importanti scoperte. Un serbatoio giovanile ed un’opportunità per tanti giovani di poter correre nel mondo professionistico e per continuare ad alimentare i loro sogni e le loro aspettative. Il suo condottiero, Ivano Fanini, considerato uno dei migliori talent scout italiani, è riuscito a scovare giovani predisposti al ciclismo e accompagnati da tanta determinazione a perseguire i propri obiettivi.
Lui è stato bravo ad intuire la crescita evolutiva del ciclista ed a formargli il carattere consentendogli di superare i momenti difficili che spesso portano alla resa, sviluppandone la forza esplosiva nascosta. Seguendo i suoi consigli in passato Golinelli, Brugna e lo stesso Marco Villa, sono riusciti a diventare i campioni del mondo su pista ma la sua storia con le due ruote è talmente vasta, burrascosa ed anche esaltante che meriterebbe di essere approfondita con un nuovo libro dopo quello che nel 1998 scrisse il compianto Renzo Bardelli.
Purtroppo la crisi economica che da anni investe anche il ciclismo e che la pandemia ha solo accentuato, coinvolgendo tutti, sta portando a riflettere anche Fanini, colui che già doveva farsi spazio fra la burocrazia ed i costi economici per sopravvivere, superando ostacoli ai più insormontabili.
Ciao Ivano, nonostante tu sia il team più longevo in attività a livello mondiale , abbiamo notato che ogni anno trovi difficoltà per poter continuare ad andare avanti migliorando il team per riportarlo ai fasti di un tempo.
-- Ciao Roberto, è proprio vero quello che stai dicendo. La mia squadra, fondata nel lontano 1984 e da qualche anno affidata e gestita anche da mio figlio Cristian, è ancora oggi la più vecchia in attività a livello mondiale. Seppur sia registrata come Continental per varie ragioni, è sempre (ed è sempre stata) una squadra professionistica a tutti gli effetti (e lo dimostra il fatto che abbiamo sempre e solo preso parte alle corse di professionisti). In passato abbiamo avuto momenti davvero gloriosi, vincendo corse sensazionali e annoverando tra le nostre file corridori del calibro di Mario Cipollini, Michele Bartoli, Andrea Tafi, Rolf Sørensen, Pierino Gavazzi, Gianbattista Baronchelli, Franco Chioccioli , Mattia Gavazzi, e Michel Woods. Inoltre, anche negli ultimi anni ci siamo tolti grandissime soddisfazioni vincendo praticamente in tutto il mondo, compreso in Italia (corse come il Memorial Pantani, il Giro dell’Appennino, tappe alla Settimana Coppi e Bartali). Ciò nonostante, ogni anno ci sono sempre maggiori difficoltà, e tornare ai fasti di un tempo, ovvero quelli di quando partecipavamo al Giro d’Italia (lo abbiamo fatto per ben 15 anni consecutivi e siamo sempre riusciti a vincere almeno una tappa, oltre alla maglia bianca della classifica giovani con Stefano Tommasini), purtroppo adesso è incredibilmente difficoltoso >>.
Cosa state preparando per l’imminente stagione 2022?
-- Dopo aver tesserato il team in 13 nazioni diverse per portare i nostri ideali ed i principi di Amore e Vita nel mondo attraverso questo sport anche in zone dove le due ruote non erano molto conosciute, nel 2022 conto di poter iscrivere la squadra come team del Vaticano, ora che lo stesso è affiliato all’UCI, grazie a Renato Di Rocco (Ex Presidente FCI, oggi in pensione, e Vice Presidente Onorario dell’UCI). Questa sarebbe una bellissima opportunità, qualcosa che in realtà ho sempre sognato, visto che in passato tutti ci distinguevano già come la squadra del Vaticano, visto e considerato che per 25 anni consecutivi facevamo le nostre presentazioni proprio nella Santa Sede (dove Amore e Vita è stata fondata da me con Papa Wojtyla e dal presidente onorario da sempre Onorevole Roberto Formigoni ) e venivamo ricevuti sempre personalmente da San Giovanni Paolo II (il nostro Papa). E’ proprio per questo desiderio che al momento, e di proposito, non ho richiesto per il 2022 l’iscrizione con nessuna nazione, nella speranza di essere il primo a poter correre con i colori del Vaticano. E’ naturale che le tempistiche sono abbastanza lunghe e se non riuscissi nei tempi idonei, potremmo fare da supporto in qualche modo ad un’altra Continental con la quale Cristian ha dei rapporti di collaborazione. Però ci dovranno essere delle basi solide e costruttive, con giovani interessanti. Se invece riuscissi nel mio intento, per il 2022 avrei già una squadra di 16 corridori di cui 5 italiani, 5 polacchi (come piaceva tanto al nostro Santo Padre Papa Wojtyla in passato, e lo rifarei con tanta gioia dato che Amore e Vita è nata proprio nel nome di Karol), e sei atleti di nazioni diverse. Ma molto dipende dalla licenza. Comunque, sono certo che se in Vaticano mi facessero scegliere il meglio tra preti e guardie svizzere, non avrei problemi a trovare almeno 6 atleti che potrebbero ben figurare anche tra i professionisti, e trovare magari il talento giusto in vista delle Olimpiadi Parigine >>.
E’ un progetto interessante e soprattutto significativo, ma sicuramente non sarà molto semplice definire tutto in tempi stretti, non è vero?
-- Quando ci siamo registrati in all’estero dovevamo avere un numero di corridori locali perché il regolamento lo richiede, anzi lo impone. Quindi dovremmo capire, se sarà possibile registrare la squadra in Vaticano, cosa ci chiederà l’UCI a riguardo. Amore e Vita è un messaggio globale, rivolto a tutte le popolazioni, a prescindere dal genere, ceto sociale e religione. Non siamo un azienda produttrice di caffè o qualche altro tipo di multinazionale, noi sopravviviamo grazie alla passione e all’amore in questo sport da parte di qualche sostenitore che ha a cuore che un messaggio tanto importante e speciale e vuole che continui ad andare avanti. E’ brutto a dirsi, ma, considerando anche i problemi e la crisi generata da questa maledetta pandemia (con molte gare annullate o modificate che hanno portato di conseguenza un maggiore afflusso di presenza dal parte dei team World Tour a discapito delle Continental), nella peggiore delle ipotesi potremmo anche valutare di prenderci una “pausa” fino a che non riusciremo a compiere questo progetto. Anche perché il record di longevità non me lo potrà togliere nessuno (come “anzianità” con la stessa denominazione, dietro di noi, con 13 anni in meno, c’è la francese Cofidis ). Continuerò invece con le nostre squadre giovanili, ad iniziare dai giovanissimi, gli Juniores e gli Under23 >>.
Come mai Ivano le Continental hanno tanti problemi ed in primis il budget?
-- Vedi, le squadre Continental, come ben saprai, per poter andare a correre sono praticamente costrette a pagarsi tutto. Iniziando dalle trasferte, agli Hotel, ai voli aerei. Tutto. E senza che nessuno ti offra ospitalità. Per esempio, nella stagione appena conclusa la nostra squadra ha avuto inviti (con rimborso) soltanto da parte di RCS (al Giro di Sicilia), da Renzo Oldani alla Tre Valli Varesine, e da Pippo Pozzato per le prove venete di fine stagione. A questi va il mio più sincero ringraziamento. Mentre, per tutto il resto del calendario, a meno che tu non vada in qualche corsa di livello in Francia e fuori Europa (come Argentina grazie a Giovanni Lombardi o in USA), sei obbligato a pagare tutto (in certi casi anche in anticipo) e questo proprio non lo capisco . Gli organizzatori visti i budget di cui disponiamo, e soprattutto considerando i budget che invece dispongono i team World Tour, dovrebbero comportarsi in maniera inversa, e cioè offrire a chi ha meno. Dovrebbero concedere più sostegno alle squadre Continental, invece non è così. Quindi ti trovi con le Continental (che già soffrono) costrette a fare letteralmente i salti mortali, ed immensi sacrifici, limando al massimo ogni spesa, soltanto per poter permettere agli atleti di gareggiare. Mentre ad alcune Professional ed a tutte le WorldTour (che già di per se spendono a volte cifre esorbitanti anche per il superfluo e quindi si potrebbero permettere anche di essere aiutati di meno,) viene concesso praticamente tutto e di più. Questo non è giusto ma finché tutti non ci “ribelleremo” uniti invece di continuare ad accettare certe condizioni pur di correre, facendoci letteralmente sottomettere dal sistema, non ci sarà mai un cambiamento e le cose potranno solo peggiorare >>.
Come mai Ivano tu e tuo figlio fate tutto questo e continuate nonostante le problematiche che ci hai appena detto.
-- Sai, nonostante tutto la risposta è piuttosto semplice, il ciclismo è sempre stato tutta la mia vita e non riesco a dire basta completamente. E’ da quel 1990, quando nacque Amore e Vita (prima Pepsi – Fanini) che non passa giorno in cui non pensi alla mia squadra, e a tutti i corridori che ho visto passare e correre con questa maglia. Penso alle oltre 1000 vittorie tra i professionisti, ai 12 mondiali ed ai 69 titoli nazionali, alle 15 tappe al Giro, ed a tutti gli altri “record” ottenuti anche al di fuori dalle competizioni ma sempre attraverso il ciclismo seguendo gli ideali di Amore e Vita (come la lotta al Doping, all’Aborto, al fumo, all’uso del casco obbligatorio e quando da ottobre 2001 dopo la Caduta delle Torri Gemelle fino a tutto il 2002 abbiamo corso con le maglie con i colori della bandiera americana in accordo con il presidente Bush per sensibilizzare il mondo alla pace ), etc. Quindi l’idea di una pausa in un certo senso mi rattrista. Però poi mi consolo guardando il nostro museo che è unico al mondo. Ripercorrendo le immagini, i trofei ed i cimeli che teniamo esposti qui, mi sento orgoglioso e fiero per ciò che ho fatto. Vedo le foto che hanno mitizzato il nostro lunghissimo e leggendario cammino, da Bartali come primo DS, e poi i momenti con Coppi, Merckx, Gimondi, ecc., fino a quelli con il Papa e con ben cinque capi di stato, e tantissimi personaggi famosi. Vedo i nostri migliori successi , e gli istanti più significativi, come quello di aver avuto perfino il privilegio di veder passare un campionato del mondo di ciclismo proprio nella strada che attraversa le nostre sedi. Dalle mie battaglie, a tutte le iniziative, fino all’apoteosi dei successi, credo che non ci sia al mondo un’altra squadra ciclistica che possa vantare una simile percorso, così ricco di sostanza e prestigio. Avvenimenti che resteranno per sempre indelebili nella storia del ciclismo e che saranno per sempre un patrimonio per mio figlio e la mia famiglia. E di fronte a tutto ciò, senza falsa modestia, non posso che farmi forte e dirmi “Bravo Ivano” >>.
Il ciclismo non sarebbe più lo stesso senza Fanini ed Amore e Vita, quindi c’è da augurarsi che non perda un suo ineguagliabile protagonista. Quindi, da parte nostra ti auguriamo di poter rivedere le tue maglie in gruppo e chissà se queste maglie non abbiano l’effige del Vaticano
Servizio di Roberto Fruzzetti
https://www.ciclismoblog.it/news/105385/amore-e-vita-intervista-a-ivano-fanini-e-il-futuro-del-team/
Redazione - inviato in data 21/12/2021 alle ore 19.53.14
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