“LA LUMINARA DI SANTA CROCE NEL TEMPO” Marco Puccinelli – Umberto Palagi BdC editore, Lucca 2021. Vol. 23X33, copertina plastificata con bandelle. Pagine 244 più XVI pagg. di saluti istituzionali. Prezzo di copertina euro 35,00 GIOVEDÌ 9 settembre, alle 18, in Cattedrale, PRESENTAZIONE DEL VOLUME Il volume è riccamente illustrato con il materiale fotografico esposto nella mostra “La Luminara di Santa Croce nel tempo”, tenutasi nella chiesa di San Cristoforo dal 12 al 27 settembre del 2020 e visitata da quasi 4.000 persone, nonostante le restrizioni della pandemia. Si tratta di 128 foto a colori e 87 in bianco e nero, scattate dal prof Marco Puccinelli dagli anni ottanta fino al 2019. Vi è poi una sezione con citazioni e articoli sulla Luminara e il Volto Santo, di scrittori italiani e stranieri dal settecento alla seconda metà del novecento. Tra gli autori locali: Enrico Pea, Lorenzo Viviani, Eugenio Lazzareschi, Mario Tobino, Arrigo Benedetti, Rodolfo del Beccaro, Guglielmo Lera. Tra i viaggiatori stranieri: Michel de Montaigne, Georg Christoph Martini, John Evelyn, Charles Morgan, Heinrich Hein. Infine, un saggio di Umberto Palagi che analizza il culto del Volto Santo e la tradizione della Luminara negli aspetti storico, artistico-iconografico, religioso e devozionale dal medioevo ai giorni nostri. Il volume è introdotto dai saluti istituzionali di Mons. Arcivescovo Paolo Giulietti, del Sindaco Alessandro Tambellini, del Presidente della Provincia Luca Menesini, della Presidenza della Banca del Monte Oriano Landucci e Andrea Palestrini, e del Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca Marcello Bertocchini.
La pubblicazione è dedicata all’arcivescovo Mons. Giuliano Agresti, nel centenario della nascita; a Maria Pia Bertolucci, attiva nel mondo del volontariato e animatrice della Cooperativa Idea che ha in gestione il Museo della Cattedrale e dell’Associazione culturale Terzo Millennio, e ai Lucchesi che hanno mantenuto e che manterranno viva questa tradizione.
PATROCINIO: Archidiocesi di Lucca – Comune di Lucca – Provincia di Lucca Associazione Terzo Millennio, Cattedrale di Lucca 950anni
CONTRIBUTI: Fondazione della Banca del Monte di Lucca. – Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca – Banca del Monte di Lucca SPA.
TRA I TEMI AFFRONTATI: Il valore simbolico dell’icona – La sospensione della Luminara per ragioni sanitarie come durante il colera o per ragioni politiche e di guerra durante il fascismo. Gli autori Marco Puccinelli dopo la laurea in Architettura, ha coltivato la sua vocazione fotografica coniugandola con l’attività professionale come architetto e poi, per molti anni, come insegnate di Storia dell’Arte. Ha curato la mostra: “La Luminara di Santa Croce nel tempo“ nel settembre 2020. Ha curato il catalogo e la mostra “I Tuareg del Niger” svoltasi a Capannori nel 2018. Ha collaborato al catalogo e alla mostra “L' Etiopia sulle orme di Carlo Piaggia” svoltasi a Capannori nel 2017. Ha partecipato a mostre fotografiche in varie città della Toscana. Socio dell’Associazione umanitaria Lucca-Tuareg e dell’Istituto Storico Lucchese. Umberto A. Palagi è docente di Teologia presso la Scuola di Formazione Teologica della Diocesi di Lucca e insegnate di Religione cattolica nelle scuole superiori. Collabora con il Settimanale “In Cammino - Toscana Oggi”; Socio dell’Istituto Storico Lucchese; autore di diverse pubblicazioni di storia locale, tra le quali: “La Madonna del Sasso” in “Quaderni di Fede e Cultura”, Lucca 2003; “Santi e Luoghi di Santità Feste e tradizioni a Lucca”, BdC editore, Lucca 2011, “Don Aldo Mei martire del XX secolo”, Istiituto Storico Lucchese, Lucca 2012; “La formazione di Don Aldo Mei”, in “Di Fronte all’Estremo” MPF, Lucca 2014. Ha collaborato al progetto “Sacrum Luce Arte sacra nel territorio lucchese” promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a cura di Clara Baracchini, della Soprintendenza BAAAS di Pisa.
DALL’INTRODUZIONE di MARCO PUCCINELLI
Il presente volume costituisce un approfondimento e un arricchimento della mostra sulla Luminara di Santa Croce nel tempo, che si è tenuta nella Chiesa di San Cristoforo dal 12 al 27 di settembre 2020 e il cui allestimento è stato curato da Marco Puccinelli e da mons. Mauro Lucchesi, all’epoca Rettore della Cattedrale. L'evento, inserito nelle manifestazioni per i 950 anni della cattedrale di San Martino, è stato organizzato con il patrocinio dell'Opera del Duomo e della Fondazione Banca del Monte e aveva trovato la sua ragione d'essere nella situazione emergenziale con cui i lucchesi dovevano convivere a causa del Covid 19 che aveva costretto le autorità religiose e cittadine a organizzare l'evento della Luminara con modalità affatto diverse dalla tradizione. Ringrazio alcune persone che hanno reso possibile la mostra: innanzitutto l’Arcivescovo Paolo Giulietti che ha approvato l’iniziativa e che ha messo a disposizione lo spazio espositivo, il Presidente della Fondazione Banca del Monte di Lucca Oriano Lan- ducci che ha sostenuto con convinzione il progetto, Mario Severi Presidente dell’Associazione Lucca Tuareg per il suo aiuto, la FE. SAR srl e il Dott. Aldo Sargentini per il loro contributo, l’arch. Do- natella Toppeta che si è occupata della parte grafica e Paolo Valli di VP Photo che ha valorizzato con le sue stampe le immagini oltre i meriti delle foto stesse. Il materiale fotografico del presente volume è stato raccolto a partire dagli anni ottanta fino al 2019 ed è organizzato in quattro sezioni che documentano l’allestimento della Luminara negli spazi della città, la sua preparazione nella Basilica di San Frediano, lo svolgersi nelle vie della città e infine l'arrivo nella Cattedrale di San Martino. Rispetto alla mostra è stato ampliato notevolmente il repertorio delle testimonianze con i con- tributi di viaggiatori italiani e stranieri e di scrittori lucchesi. È poi presente un’ampia sezione, curata dal prof. Umberto Palagi che analizza la Luminara negli aspetti storici, religiosi, teologici, devozionali e di costume.
Marco Puccinelli
INTRODUZIONE DI PALAGI
«Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te» (Is 60,1). Settembre a Lucca è il più bello tra tutti i mesi dell’anno. Il timbro della lucchesità, meglio che in altri periodi, si manifesta nei profumi e nei colori che svelano il volto bello della Città e la ricchezza della sua spiritualità. Lucca si veste di bellezza e di luce. In questo mese si scoprono i più profondi sentimenti dei cittadini ancorati ad una solida, antichissima tradizione. Fin dai primi giorni del mese strade, piazze e chiese si animano. Dopo la pausa estiva, ogni attività commerciale riprende a pieno i sui ritmi di lavoro, la Città è un viavai di turisti, mentre gli operai del Comune si apprestano a ri- vestire gli antichi palazzi e le facciate delle bianche chiese con telai e centinaia di lumini. La profezia di Isaia esprime bene lo spirito della Grande Festa, alla quale più volte abbiamo partecipato, ma che sempre viviamo con un animo di novità e di sorpresa. A settembre, Lucca appare particolarmente bella e frizzante di nuove energie. La piccola Città, cerchiata da arborate mura, suddivisa in un reticolato di antiche, strette strade, con alte case che la- sciano cadere dall’alto tagli di luce, che permettono di intravvedere una nobile storia, è dotata di un grande cuore, aperta agli spazi infiniti del divino, capace di una più ricca umanità e di una religiosità ancora profonda. Tutta questa bellezza trae motivo dalla presenza del Volto Santo: tanto che pos- siamo affermare con il libro dei Proverbi: «Nella luce del volto di un re c’è vita» (Pr 16,15). In questi anni si è scritto molto sul Volto Santo e ancora si scriverà. Qualcuno penserà che sono stato temerario, forse a ragione. Con questo lavoro non pretendo di portare qualcosa di nuovo alla storia del Volto Santo; ma semplicemente, con umiltà, mi propongo di entrare nel significato simbolico e spirituale della leggenda e della secolare Luminara della Santa Croce. Accolsi l’idea di scrivere da Maria Pia Bertolucci, coordinatrice della Cooperativa IDEA, che gestisce il Museo della Cattedrale e fondatrice di Terzo Millennio APS, che anima la sezione didattica del Museo: per questa ragione mi è gradito dedicarle queste pagine. Il volume doveva uscire nell’ambito dell’iniziativa «Le vie dei Santi e santità a Lucca»; causa della malattia e poi della morte l’iniziativa è rimasta sospesa. Oggi, riprende vita nell’accompagnare il racconto e la memoria fotografica dell’amico professor Mar- co Puccinelli. Parola ed immagine costituiscono due registri importanti che si supportano a vicenda nel cercare di dare significato a tre verbi dell’esperienza e della facoltà umana: vedere, riflettere, narrare. La fotografia fissa in uno scatto un momento, una sensazione, una luce, un tempo che passa ma che potrà tornare solo nella memoria. La parola cerca di esprimere il vissuto e dare voce all’immagine. Innanzitutto, desidero rendere un omaggio al Signore e Salvatore la cui devozione, da secoli, contraddistingue la storia civile e religiosa della nostra Città e del suo territorio; una devozione anche a me cara, che mi è stata trasmessa dalla nonna materna che, come una buona commerciante lucchese, teneva esposta nel negozio una bella riproduzione fotografica del Volto Santo e più di una volta mi ha portato in San Martino per le feste di settembre. In un breve excursus storico, teologico, liturgico e iconografico mi propongo di suggerire una lettura dei simboli della festa e richiamare quelle motivazioni profonde che spinsero ad istituire la «Grande festa» della Santa Croce, trasformando Lucca in un’autentica Città di luce. Lo compio con animo riconoscente, nel ricordo di Mons. Giuliano Agresti (1973-1990), che molto si adoperò perché la festa recuperasse la sua dimensione religiosa e ancora di più seppe lavorare e soffrire per la Chiesa di Lucca. Lo faccio nell’anno centenario della sua nascita, avvenuta il 14 agosto 1921 a Barberino di Mugello. «Una memoria – avrebbe detto lui – pericolosa» che ci pone ancora una volta di fronte alle nostre responsabilità e al nostro im- pegno. Quando attraverso le navate del San Martino dove lui, oggi, riposa, mi pare di sentire ancora l’eco della sua voce, forte, convinta, piena di passione per Dio e per l’uomo e mi ritornano in mente tanti suoi modi di dire. Volendo ridare voce ad un Vescovo e Padre, che abbiamo amato e dal quale abbiamo ricevuto tanto, nel nostro cammino spirituale ed umano, tra le molte pagine che ha lasciato, ho scelto un brano, tratto da una piccola pubblicazione: «Volto di Cristo Volto di Dio» dove descrive il Volto Santo. Inoltre propongo alla lettura tre notifiche che indirizzò alla Diocesi in occasione delle feste di settembre. Possono esserci utili per rivivere quei momenti belli, di grazia, vissuti con Lui. Agresti, ricoverato al Niguarda di Milano, volle tornare nella Città del Volto Santo, per terminare il suo «pellegrinaggio» terreno. Giunse a Lucca la sera del 13 settembre, nell’ora in cui in cielo, brillavano i fuochi d’artificio, quasi preludio del suo passaggio pasquale. L’Arcivescovo morì il 18 settembre 1990. Un amico, presente nella camera dell’ospedale milanese, mi ha raccontato, che il Padre, rivolto ai Sanitari che lo stavano preparando per il ritorno a Lucca, disse: «fatemi bello, vado incontro allo Sposo». Agresti non ha bisogno della nostra memoria, ma noi abbiamo bisogno di Lui, della sua parola e della sua intercessione, perché possiamo essere «belli», per la nostra ora pasquale. Mons. Agresti con il suo impegno cercò di rendere bella e autenticamente religiosa la nostra festa di luce, in onore del Volto Santo; purtroppo, in questi ultimi anni, si sta constatando un calo delle fiammelle lungo il percorso della processione. Diverse possono essere le cause, come il mutato assetto commerciale affidato a molti franchising, che niente hanno a che fare con i commercianti di- scendenti degli antichi mercanti lucchesi che erano così devoti del Volto Santo da propagandarne la devozione in ogni Città e luogo da loro frequentato. Sicuramente, l’affievolirsi della luminaria sembra, proporzionale alla diminuzione di quel fuoco d’amore e di fede che dovrebbe divampare in quanti riconoscono nel Volto Santo il più grande dono fatto da Dio alla Città e all’umanità tutta. Un’altra causa della sensibile diminuzione dei lumini e dei festoni ornamentali dei palazzi e dei negozi, credo che dipenda dalla perdita della memoria e di quel senso di riconoscenza che l’accompagna, senza memoria non c’è gratitudine. Le motivazioni della festa e la vitalità delle tradizioni, ad essa legate, decadono quando gli uomini smarriscono l’orientamento della propria vita verso Dio. Anche la nostra generazione è stata coinvolta nella crisi di quel relativismo, tante volte richiamato da Benedetto XVI. Con il venir meno della fede, calano anche le manifestazioni esterne che, da sem- pre, accompagnano la storia della devozione popolare. Dove si sono conservate certe tradizioni, spesso, è per puro folklore, che niente ha a che fare con la vita e la creatività della fede. Spesso, anche una ec- cessiva critica verso il folklore e un suo ridimensionamento, ha provocato la perdita delle celebrazioni esteriori e, in alcuni casi, è stato gettato via anche quel patrimonio che contenevano. Non dobbiamo dimenticare che la fede vive anche, traendo forza e ragione da queste rappresentazioni della pietà po- polare. Sfogliando l’“album fotografico” di Puccinelli e rileggendo le pagine della storia cercheremo di far emergere gli aspetti teologici e liturgici della festa, così da riscoprire la sua originalità. Vorremmo contribuire non solo alla conoscenza della plurisecolare Luminara, un tempo forte- mente sentita e partecipata dall’intera Città e da tutti i lucchesi, ma soprattutto alla crescita del- l’amore per la Santa Croce e per il Salvatore del mondo, che ad essa fu appeso. La ragione per la quale il credente esalta la Croce è perché Cristo, da infame patibolo, con la Sua gloriosa Passione e Resurrezione, l’ha trasformata in strumento di gloria. La bella storia della Chiesa lucchese, illustrata dalla santità di tanti suoi figli, e i valori civili di libertà, solidarietà, giustizia e di pace dell’antica Repubblica sono intimamente legati alla storia e al culto della Santa Croce e del Volto Santo. È auspicabile che la Città torni ad essere piena di luce, bella e risplendete nella notte del 13 set- tembre. Nel rendere onore al Salvatore, la Città stessa si riempie di gloria e di fama «la gloria del Si- gnore brilla sopra di te» (Is 60,1). Ma perché questo accada è necessario che prima si risvegli la Comunità dei credenti dal torpore spirituale in cui è caduta. Tutti, dobbiamo scrollarci di dosso l’in- differenza e rialzarci da dove ci siamo adagiati, per rivestire le vesti nuove della luce che Dio dona con l’avvento del Messia. Questa luce non è frutto di una proiezione esterna e neppure è l’effetto di quel bel gioco di sons et lumières, ma è dono di grazia (Gv 1,16), che discende nell’uomo attraverso l’incarnazione del Verbo. In questo movimento di grazia l’uomo trova dentro sé stesso la luce e cer- cherà di irraggiarla attorno a sé attraverso le opere della luce. La venuta della luce divina nel mondo illumina l’uomo, rendendolo cosciente dell’altissima di- gnità di cui è stato rivestito, capace di rialzarlo e di fargli assumere e vivere la propria responsabilità. La veste e il lume interiore rappresentano l’identità della persona, la sua forza, il suo ruolo, la sua funzione, di fronte a sé stesso, nella società e nel mondo. La Luminara, con i festoni di luce che arredano le strade nella notte del 13 settembre non è solo folklore o sterile attaccamento alla tradizione, ma è frutto di questa profonda consapevolezza: Dio è la luce, vera e bella, capace di illuminare ogni uomo. Non siamo noi ad illuminare il Volto Santo, ma è Lui che illumina l’uomo, la Città e la sua millenaria storia. La festa cerca di proiettare all’esterno la volontà di costruire una Chiesa ed una Città secondo la bellezza di Dio, rispondendo ai suoi suggerimenti. Rievocare con la Luminara la memoria del prodigioso arrivo del Volto Santo costituisce un atto di gratitudine nei confronti della provvidenziale e misteriosa volontà che scelse Lucca, tra le prime Città toscane, come culla della fede cristiana e della civiltà che da essa è scaturita; civiltà fondata sui valori della giustizia, della pace e della vera libertà. Non si tratta solo di fatti che hanno determinato una presenza transitoria, ma al contrario hanno lasciato una traccia di significato molto profonda, capace di suscitare ancora oggi, emozioni e sentimenti che, con il ricordo, rinnovano l’impegno in un lavoro sempre più vivo sul fronte di una autentica promozione dell’uomo ed una crescita del bene comune. L’invito del Profeta Isaia a svegliarsi, non è rivolto ad una città bella e perfetta, ma ad una Ge- rusalemme andata in rovina: torri abbattute, tempio distrutto, case ridotte in macerie. Al popolo d’Israele sfiduciato, ai sopravvissuti, che sembravano aver perso ogni speranza e determinazione di riscatto, Isaia prospettava una nuova realtà, che traeva l’energia di una nuova esistenza da Jhawè. Simili alla desolata Gerusalemme di quel tempo, oggi appaiono tante situazioni esistenziali, per le quali sembra impossibile qualsiasi ricostruzione. La tentazione di vestire gli abiti del lutto, e di abbandonarci agli sterili lamenti del vittimismo, è sempre in agguato. Isaia, giustamente, invita ad uscire dalla tenebra e camminare verso la luce, rivestiti dell’abito gioioso della festa, e guardare al domani con ottimismo. Sulle esperienze fallimentari della nostra società, di fronte alla giustizia bistrattata, alla famiglia sfasciata, alla casa distrutta, alla mancanza di lavoro, alla vita continuamente offesa e dissacrata e di fronte a tutti gli altri problemi esistenziali ed economici, il Profeta fa riecheggiare il canto di una luce sfolgorante. Il nostro mondo tanto devastato e la nostra storia tanto tormentata hanno bisogno di lasciarsi inondare dalla luce che viene da Dio. Questo nostro tempo ha bisogno di una festa di luce, per esorcizzare attraverso di essa la tenebra che l’opprime. Lucca: «alzati e rivesti di luce». Il cuore dei tuoi cittadini e le strade della Città si rivestano di luce perché si irradi nel mondo la gioia e la vera libertà che viene dalla fede. È la tua missione fra le genti. La Luminara risplenderà non per una promozione commerciale e turistica, ma essenzialmente per l’amore della gloria del Signore e Salvatore e per ogni uomo che Lui è venuto ad illuminare e che noi dobbiamo servire. Nel corso dei secoli, il Volto Santo è stato visitato da moltissimi fedeli, inclusi re, pontefici e santi. Tutti alla ricerca del Volto del Signore. Nella Santa Croce e nel Volto Santo è impressa l’esperienza secolare del cammino di tanti fratelli e uomini di fede, che con cuore sincero hanno cercato e cercano il Signore. Nel silenzio maestoso della cattedrale, dinanzi al Volto Santo pare di sentire riecheggiare la struggente preghiera dei pellegrini di tutta Europa, che sostando ai cancelli del tempietto, dove è custodito il venerato simulacro, cantavano la dolce canzone del salmista: «il tuo volto, Signore io cerco» (Sal 26,8), riproposta in un testo francese: «Je cherche le visage, le visage du Seigneur. Je cherche son image, tout au fond de vos cœurs». È anche l’ardente nostro desiderio, ed il nostro augurio. Nel Volto Santo Dio e l’uomo si cercano, si contemplano, s’incontrano, si comprendono e definitivamente si fondono, nell’onda di un immenso amore. In questo gioco di sguardi, sostando all’in- terno della cappella, ho trovato particolarmente espressivo e simbolico il volto degli angeli che reggono le chiavi della Città. I loro occhi ricercano gli occhi di Cristo, i loro volti si specchiano con una carica di dolce compassione nel Volto dell’Amore Crocefisso. Così è per l’uomo. Nel Volto del- l’Uomo-Dio l’uomo trova la sua vera identità, sente d’essere chiamato alla comunione con Dio e scopre la sua dignità; sempre rispecchiandosi in questo Volto prende coscienza che ogni uomo è fratello. Umberto Palagi.
Redazione - inviato in data 07/09/2021 alle ore 19.39.09
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