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UCRAINA, STORIA E QUESTIONE NAZIONALE

Questo articolo vuole fare chiarezza sulla nazione ucraina, sulla sua specificità nazionale, su ciò che storicamente la unisce, ma anche la distingue, dalla nazione russa, ed è importante farlo ora alla luce dell'aggressione militare perpetrata contro l'Ucraina dalla Russia di Putin, il quale da tempo sta sostenendo la fuorviante tesi che l'Ucraina sarebbe priva di specificità nazionale e non sarebbe altro che una parte della Russia, arrivando recentemente, alla vigilia dell'invasione militare, ad affermare che quel Paese sarebbe stata semplicemente un'invenzione di Lenin, come se il fondatore insieme a Stalin dell'Unione Sovietica, quasi per un suo capriccio personale, avesse creato dal nulla ciò che prima non era mai esistito.

Bisogna pertanto partire dalle false tesi di Putin per confutarle e smascherarle come altrettante imposture e ristabilire la realtà storica sull'Ucraina, e ciò sia nel nome della dignità nazionale del suo popolo sia nel nome del socialismo scientifico tramite il quale per la prima volta nella storia questa nazione ha visto riconosciuta la sua identità e i suoi diritti.



Le false tesi di Putin

Due giorni prima dell'invasione dell'Ucraina il nuovo zar Putin aveva sostenuto, in un discorso, che “Lenin e i suoi sodali hanno creato l'Ucraina moderna, strappando territori alla Russia ”, ribadendo che l'inventore di tale entità nazionale sarebbe, a suo dire, “Vladimir Ilych Lenin, quando creò l'Unione Sovietica ”.

A partire dal fatto che, storicamente, la costituzione dello Stato ucraino, come si vedrà di seguito, precede di alcuni anni quella dell'Unione Sovietica e fu il primo a costituire, insieme ad altri Stati socialisti, la seconda, le affermazioni a ruota libera del nuovo zar russo erano finalizzate, ovviamente, a svilire il carattere nazionale del popolo ucraino, e quindi a dimostrare che lo Stato ucraino non ha ragion d'essere in quanto creazione artificiale, sempre a suo dire, dei bolscevichi e dello Stato socialista, e non è certo la prima volta che Putin nega l'esistenza stessa della nazionalità ucraina e del popolo ucraino.

Infatti in un breve saggio che porta la sua firma pubblicato il 12 luglio 2021 sul sito ufficiale del Cremlino, intitolato 'Sull'unità storica di russi e ucraini ' costui già sosteneva mesi fa, partendo da lontano, che “russi, ucraini e bielorussi sono gli eredi dell'antica Russia, che era lo stato più grande d'Europa ” e che “erano uniti da un'unica lingua (ora definita antico russo) ”, e questo è indiscutibilmente vero per ciò che riguarda i territori attualmente occupati dalla Russia europea, dalla Bielorussia e dall'Ucraina dal X secolo al XV secolo, durante i quali hanno effettivamente parlato tale lingua comune.

Poi l'autore fa una dotta esposizione delle vicende storiche che portarono alla formazione della Moscovia (detto anche Principato di Mosca, uno Stato esistito dal XIII al XVI secolo, il cui territorio coincideva con una parte dell'attuale Russia Europea e che è l'antesignano dei successivi Regno Russo e Impero Russo) e della Confederazione Polacco-Lituana (uno Stato esistito dal XVI al XVIII secolo che comprendeva, tra l'altro, la maggior parte dei territori dell'attuale Ucraina), giungendo alla conclusione che, nonostante appartenessero ad entità statali differenti, ancora quattrocento anni fa russi e ucraini parlavano sostanzialmente la stessa lingua.

Infatti, scrive Putin, “già all’inizio del XVII secolo, un alto prelato della Chiesa Uniata, Joseph Rutsky, comunicò a Roma che la gente in Moscovia considerava suoi fratelli i Russi della Confederazione Polacco-Lituana, che la loro lingua scritta era assolutamente identica, e che le differenze nella lingua parlata erano insignificanti. Fece un’analogia con i residenti di Roma e Bergamo, che, come sappiamo, stanno al centro e al nord dell’Italia moderna ”.

Il riferimento di Putin è a un vescovo cattolico di rito greco di nazionalità bielorussa, vissuto tra il 1574 e il 1637 e metropolita di Kiev dal 1614 al 1637, che compì effettivamente tre viaggi in Italia per recarsi dal papa, passando anche per Bergamo.

L'affermazione di questo ecclesiastico (e quindi di Putin che la cita) secondo la quale la popolazione di Roma e di Bergamo agli inizi del XVII secolo parlassero una lingua quasi identica è semplicemente ridicola, se si considera che all'epoca la stragrande maggioranza della popolazione si esprimeva solo ed esclusivamente in dialetto (duecentocinquanta anni dopo la relazione di Rutsky, nel 1861, anno dell'unità d'Italia, meno del 10% della popolazione del nostro Paese era in grado di esprimersi in lingua italiana), con la conseguenza che un qualsiasi italiano può facilmente comprendere quanto grossolana fosse l'affermazione di Rutsky, ripresa da Putin.

Quindi, seguendo il ragionamento di Rutsky e il suo strampalato confronto tra romani e bergamaschi, le popolazioni di stirpe slavo orientale che vivevano nella Moscovia (che oggi definiremmo russi) e quelle che vivevano nella Confederazione Polacco-Lituana (che oggi definiremmo ucraini) dovevano parlare lingue talmente differenti da essere tra di loro incomprensibili, ma per fortuna sappiamo che così non era, perchè attualmente se un russo parla con un ucraino e viceversa, nelle rispettive lingue, essi si comprendono molto meglio di quanto non possano farlo un romano e un bergamasco nei rispettivi dialetti!

Putin prosegue ricordando che durante il XIX secolo nacque la letteratura in lingua ucraina - che evidentemente, dopo essere stata per secoli esclusivamente lingua parlata, era ormai giunta a piena maturazione – grazie ad autori quali Ivan Kotlyarevsky, Grigory Skovoroda e Taras Shevchenko, e lo stesso Putin deve ammettere che proprio nella seconda metà dello stesso secolo “cominciò a prendere forma l’idea del popolo ucraino come nazione separata dai Russi ”.

I tempi erano quindi maturi affinchè la nazione ucraina vedesse riconosciuta la sua dignità e specificità rispetto a quella russa, e così, continua Putin, “nel 1922, quando fu creata l’URSS e con la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina che divenne una dei suoi fondatori, tra i leader bolscevichi ci fu un dibattito piuttosto aspro che portò all’attuazione del piano di Lenin per formare uno Stato unito come federazione di repubbliche uguali ”. Fu infatti con la Rivoluzione socialista di Ottobre che i lavoratori dell'Ucraina, oltre che rivendicare la loro dignità nazionale, proclamarono sotto la guida del locale partito comunista la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina che, insieme ad altre repubbliche fondate sui principi del socialismo, decise di costituire l'unione giuridica di tali repubbliche, ossia l'Unione Sovietica.

Non fu quindi Lenin a creare l'Ucraina come ha affermato Putin alla vigilia della sciagurata invasione di quel Paese, ma semmai è il contrario, in quanto fu l'Ucraina, ormai proclamatasi nazione sovrana per volontà dei suoi lavoratori e sotto la guida del suo partito comunista, a chiedere a Lenin di poter far parte del suo progetto politico, ossia la costituzione dell'Unione Sovietica.

Putin si scaglia poi contro il democratico diritto di separazione dall'Unione Sovietica stabilito sin dalla costituzione di quest'ultima: “il diritto per le repubbliche di separarsi liberamente dall’Unione – scrive Putin - fu incluso nel testo della Dichiarazione sulla creazione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e, successivamente, nella Costituzione dell’URSS del 1924. Così facendo, gli autori hanno piazzato alla base del nostro ordinamento giuridico la più pericolosa bomba a orologeria, che è esplosa nel momento in cui è svanito il meccanismo di sicurezza fornito dal ruolo guida del PCUS, cioè quando il partito stesso è imploso. Ne è seguita una 'sfilata di sovranità' ”.

Ma tale “sfilata di sovranità ”, come la chiama Putin, riguardava l'URSS e non la Russia sulla quale lui governa e che altro non era che uno degli Stati che la componevano, perchè la sovranità federale dell'Unione era conferita dalla sovranità statale delle singole repubbliche socialiste che la componevano, ed era conferita solo ed esclusivamente fino a che queste ultime non intendessero separarsi, perchè nel momento della separazione esse toglievano all'URSS la sovranità federale sul proprio territorio per riacquistare per intero la propria sovranità statale.

Putin prosegue affermando che “negli anni ’20 e ’30, i Bolscevichi promossero attivamente la 'politica di localizzazione', che prese la forma di 'ucrainizzazione' della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina ” e che “la politica di localizzazione ha indubbiamente svolto un ruolo importante nello sviluppo e nel consolidamento della cultura, della lingua e dell’identità ucraine ”. “Allo stesso tempo – prosegue Vladimir Putin - con il pretesto di combattere il cosiddetto sciovinismo della grande potenza russa, l’ucrainizzazione veniva spesso imposta a coloro che non si consideravano ucraini ”.

In realtà nella storia dell'Unione Sovietica – fino alla morte di Stalin, che deve essere considerato uno spartiacque politico fondamentale nella storia di quel Paese - ci fu da parte delle istituzioni socialiste un assoluto rispetto dell'identità culturale e nazionale in tutte le repubbliche dell'Unione e, specificamente, anche in Ucraina.

Le diverse repubbliche avevano un forte peso nell'unione al punto che lo stesso Stalin era georgiano e non russo. E l'integrazione dell'Ucraina nell'URSS fu assoluta e il suo peso nazionale nel contesto federale fu fondamentale, tanto da esprimere due segretari generali del PCUS, i rinnegati revisionisti Krusciov e Breznev.

Putin contesta quindi gli attuali confini dell'Ucraina, che si sono notevolmente modificati rispetto a quelli con i quali entrò a far parte dell'Unione Sovietica, in quanto ebbe notevoli ingrandimenti territoriali a ovest a seguito della seconda guerra mondiale e vide ceduto a suo favore il territorio della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Crimea da parte della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa nel 1954. Scrive Putin: “i Bolscevichi hanno trattato il popolo russo come materiale inestinguibile per i loro esperimenti sociali. Sognavano una rivoluzione mondiale che avrebbe spazzato via gli Stati nazionali. Ecco perché erano così generosi nel tracciare confini e nel regalare aree territoriali. Non ha più importanza quale fosse esattamente l’idea dei capi bolscevichi che hanno fatto a pezzi il Paese. Possiamo non essere d’accordo su dettagli minori, contesto e logiche che stanno dietro certe decisioni. Un fatto è palese: la Russia è stata realmente derubata ”.

È errato dire che i bolscevichi “hanno fatto a pezzi il Paese ”, perchè nei territori che facevano parte dell'impero zarista furono le stesse nazionalità a rivendicare, sotto la guida dei rispettivi partiti comunisti, la sovranità nei territori dove tali gruppi etnici erano presenti, e non ci fu nessun regalo di territori da parte della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, il cui territorio coincideva approssimativamente all'attuale Russia, alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, il cui territorio coincideva approssimativamente all'attuale Ucraina, quando si formarono a seguito della Rivoluzione d'Ottobre: Putin ragiona come avrebbe ragionato un qualsiasi zar nel corso della storia, ritenendo che l'indipendenza di un qualsiasi territorio del suo impero fosse una menomazione territoriale dei suoi domini, ma la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russia non era l'erede dell'impero zarista, bensì una formazione nazionale nuova, nata da una rivoluzione socialista, e i suoi dirigenti bolscevich ragionavano non da autocrati bensì da marxisti-leninisti, e come tali profondamente rispettosi del principio di nazionalità. Putin, invece, considera evidentemente la sua Federazione Russa come se fosse l'erede diretta dell'impero zarista, come se i trent'anni di rispetto della dignità dei popoli attuato dall'Unione Sovietica, come si vedrà, non fossero mai esistiti, e solo così si può spiegare perchè ritiene che, con la nascita dell'Ucraina, “la Russia è stata realmente derubata ”.

Putin, infine, conclude il suo saggio trattando le vicende storiche degli ultimi decenni, soprattutto a partire dal 2014, condannando il nazionalismo ucraino, che è esattamente speculare al suo anche se di segno contrario, ma un fatto è certo e indiscutibile: l'unico periodo storico nel quale i lavoratori ucraini e quelli russi hanno contemporaneamente visto riconosciuti i loro diritti nazionali e i loro diritti sociali, nel quale hanno combattuto fianco a fianco contro l'aggressore nazifascista, nel quale hanno convissuto fraternamente nel nome del socialismo è stato il periodo sovietico, e basterebbe questa osservazione per spazzare via e confutare sia le velleità imperialistiche del nuovo zar Putin sia le velleità nazionalistiche delle forze politiche ucraine fomentate da Nato, Usa e Ue, entrambi nemici della pace e nemici delle classe lavoratrici.

Vedendo la crescente ingerenza occidentale sull'Ucraina Putin denuncia: “non solo la completa dipendenza ma anche il diretto controllo esterno, tra cui la supervisione da parte di consulenti stranieri delle autorità ucraine, dei servizi di sicurezza e delle forze armate, lo 'sviluppo' militare del territorio dell’Ucraina e il dispiegamento delle infrastrutture della NATO ”. Ma non ha a cuore l'indipendenza dell'Ucraina ma solo la difesa dei propri interessi imperialistici.

“Sono sicuro – prosegue Putin - che la vera sovranità dell’Ucraina sia realizzabile solo in collaborazione con la Russia. I nostri legami spirituali, umani e di civiltà si sono formati nel corso di secoli, hanno la stessa origine e si sono temprati con prove, conquiste e vittorie comuni ”. “La nostra affinità – conclude - si è trasmessa di generazione in generazione: risiede nei cuori e nella memoria delle persone che vivono nella moderna Russia e in Ucraina, nei legami di sangue che uniscono milioni di nostre famiglie. Insieme siamo sempre stati e saremo molto più forti e avremo maggior successo. Perché siamo un solo popolo ”.

È la storia dell'ultimo secolo a dimostrare che russi e ucraini, pur avendo fortissimi legami, dal punto di vista nazionale e culturale, tanto da convivere pacificamente e fraternamente nei lunghi decenni del periodo sovietico, sono due popoli diversi. Le rispettive lingue hanno, è vero, una grandissima affinità, derivando entrambe dall'antico russo, una lingua ormai morta che però nei secoli si è evoluta nel russo, nel bielorusso e nell'ucraino, e un parallelismo può essere fatto con il latino, il quale si è evoluto nelle moderne lingue italiana, francese, spagnola, catalana, portoghese e rumena, dando origine ad altrettante nazionalità distinte.

È pertanto falsa la tesi di Putin secondo cui ucraini e russi sarebbero un solo popolo e che la nazione ucraina sia stata inventata dai bolscevichi: sono ormai molti secoli che le due lingue e le due culture, pur affini, si sono evolute separatamente in territori confinanti ma differenti, e i bolscevichi – né quelli russi né quelli ucraini - non hanno certo inventato l'Ucraina, perchè essa già esisteva come territorio sul quale vi era radicata una precisa e individuata realtà etnica, limitandosi coloro che hanno portato avanti una teoria, prassi e politica socialista – in primo luogo Lenin e Stalin - a riconoscerne, e non già ad attribuirgli, la dignità nazionale e territoriale, prendendo atto del fatto che la nazione ucraina già esisteva da molti secoli.



L'origine dello Stato ucraino e il suo sviluppo nel periodo sovietico

Prima ancora che fosse costituito il primo Stato nazionale ucraino e scoppiasse la Rivoluzione di Ottobre – entrambi gli avvenimenti accaddero nel 1917 - e, ovviamente, prima della costituzione dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche – che fu fondata nel 1922 – c'era chi rifletteva attentamente sulla necessità di autodeterminazione dei popoli tra i quali, naturalmente, anche quello ucraino.

Stalin, nella sua opera “Il marxismo e la questione nazionale” pubblicata a Vienna nel 1913, definisce nel primo capitolo la nazione come “una comunità stabile, storicamente formatasi, che ha la sua origine nella comunità di lingua, di territorio, di vita economica e di conformazione psichica che si manifesta nella comune cultura ” e nomina l'Ucraina (come territorio abitato dalla popolazione di quella nazionalità e non come Stato, che ancora non esisteva) e gli ucraini (come nazionalità) complessivamente sei volte.

La prima volta lo fa nel paragrafo introduttivo del suo scritto scientifico, dove parla del diffondersi del nazionalismo tra i popoli oppressi, nominando espressamente “gli ucraini ”.

La seconda volta lo fa nel secondo capitolo dove scrive che “si costituiscono in nazione i cechi, i polacchi, ecc., in Austria; i croati, ecc., in Ungheria; i lettoni, i lituani, gli ucraini, i georgiani, gli armeni, ecc., in Russia ”, dimostrando così di avere un'idea ben chiara di quali fossero, effettivamente, le realtà nazionali presenti nell'Impero zarista, e non solo.

Altre due volte Stalin nomina la realtà ucraina immediatamente di seguito, sempre nel secondo capitolo, dove si legge, a proposito della rivendicazione dell'indipendenza o dell'autonomia nazionale, che “abitualmente, conducono la lotta o la piccola borghesia cittadina della nazione oppressa contro la grande borghesia della nazione dominante (cechi e tedeschi), o la borghesia agricola della nazione oppressa contro l’aristocrazia fondiaria della nazione dominante (gli ucraini in Polonia), o tutta la borghesia 'nazionale' delle nazioni oppresse contro la nobiltà che è al governo della nazione dominante (Polonia, Lituania, Ucraina e Russia) ”. Bisogna chiarire che all'epoca in cui scriveva l'autore non esistevano ancora gli Stati nazionali dei cechi (soggetti all'Impero austro – ungarico) né quelli dei polacchi, degli ucraini e dei lituani (tutti soggetti all'Impero zarista), ma Stalin aveva ben individuato la specificità nazionale di tali popolazioni.

Infine, Stalin menziona l'Ucraina nel settimo capitolo, dedicato espressamente alla questione nazionale all'interno dell'Impero zarista: “l’unica soluzione giusta è l’autonomia regionale, l’autonomia di determinate unità, come la Polonia, la Lituania, l’Ucraina, il Caucaso ” scrive l'autore, il quale subito dopo prosegue sostenendo che “nessuna regione costituisce un’unità nazionale compatta, perchè in ogni regione esistono delle minoranze nazionali. Tali gli ebrei in Polonia, i lettoni in Lituania, i russi nel Caucaso, i polacchi in Ucraina ”, dimostrando così di avere ben chiaro quale fosse la complessità, dal punto di vista delle nazionalità, presente nell'Europa orientale dove, contrariamente a ciò che accadeva, e accade, nell'Europa occidentale i confini statali comprendevano (e comprendono) una sola nazionalità.

Bisogna considerare che l'autore di queste parole e l'indicatore di questa linea politica, Stalin, avrebbe poi, nei decenni successivi, avuto un ruolo fondamentale nella direzione dell'Unione Sovietica e avrebbe ispirato la legislazione sia dell'Unione Sovietica sia degli Stati socialisti che la componevano.

Nello stesso anno in cui scriveva Stalin a proposito della questione nazionale anche Lenin – il quale, non lo si dimentichi, avrebbe poi fondato quella federazione di diverse nazionalità che si sarebbe chiamata URSS – approfondiva in Svizzera le problematiche della questione nazionale con le dieci “Tesi sulla questione nazionale ” che avrebbe poi dibattuto in un ciclo di quattro conferenze.

La prima delle tesi di Lenin è chiarissima: “il paragrafo del nostro programma (sull'autodecisione delle nazioni) – scrive il futuro fondatore dell'URSS - non può essere interpretato che nel senso dell'autodecisione politica, cioè del diritto di separazione e di costituzione di uno Stato indipendente ”.

Nella terza tesi Lenin sostiene che coloro che appartengono all'organizzazione socialista, nella loro teoria e azione politica, debbono “essere assolutamente contrari a ogni impiego della violenza, in qualsiasi sua forma, da parte della nazione dominante (o che costituisce la maggioranza della popolazione) nei confronti della nazione che desidera separarsi come Stato ” ed “esigere che il problema di questa separazione venga risolto esclusivamente mediante il suffragio universale diretto, eguale e a scrutinio segreto concesso alla popolazione di un determinato territorio ”.

Nella quarta tesi, d'altra parte, da marxista quale era, Lenin precisa che “la socialdemocrazia deve quindi, con la massima energia, mettere in guardia il proletariato e le classi lavoratrici di tutte le nazionalità contro il palese inganno delle parole d'ordine nazionaliste della 'loro' borghesia, la quale, con discorsi melliflui o infiammati sulla 'patria', cerca di dividere il proletariato e di distogliere la sua attenzione dalle frodi della borghesia, che si allea economicamente e politicamente con la borghesia delle altre nazioni e con la monarchia zarista ”. Subito dopo Lenin non manca di ricordare che “il proletariato non può condurre la lotta per il socialismo e difendere i propri interessi economici quotidiani senza la più stretta unione degli operai di tutte le nazioni in tutte le organizzazioni operaie, senza eccezione ”. “L'operaio – si legge a conclusione della quarta tesi - che pone l'unione politica con la borghesia della 'propria' nazione al di sopra dell'unità completa con i proletari di tutte le nazioni agisce quindi contro i propri interessi, contro gli interessi del socialismo e della democrazia ”. In altre parole, Lenin è un fautore dell'autodeterminazione dei popoli, ma un nemico giurato del veleno nazionalista, utilizzato dalla borghesia per mettere i lavoratori appartenenti a diverse nazionalità gli uni contro gli altri, una trappola nel quale i partiti riformisti e socialdemocratici sarebbero scivolati nel corso della prima guerra mondiale e non solo.

Interessante è anche la quinta tesi, dove si legge che “la socialdemocrazia, difendendo conseguentemente il regime statale democratico, esige l'assoluta uguaglianza di diritti delle nazionalità e lotta contro qualsiasi privilegio a favore di una o di alcune nazionalità. In particolare, la socialdemocrazia respinge la lingua 'ufficiale'. La socialdemocrazia rivendica la sostituzione delle vecchie suddivisioni amministrative della Russia, stabilite dai grandi proprietari fondiari feudali e dai funzionari dello Stato assolutista feudale, con suddivisioni che siano basate sulle esigenze della vita economica moderna e corrispondano, per quanto è possibile, alla composizione nazionale della popolazione ”. La lezione di Lenin sarebbe poi stata pienamente recepita, come si vedrà, nell'ordinamento giuridico sovietico, anche per ciò che riguarda la lingua ufficiale: infatti l'Unione Sovietica non avrebbe mai avuto, nel corso della sua lunga storia, una lingua ufficiale, in ossequio al principio del riconoscimento della pari dignità a tutte le lingue parlate nel suo territorio!

Nella sesta tesi, poi, Lenin rivendica a nome del movimento dei lavoratori “la promulgazione di una legge per tutto lo Stato che salvaguardi i diritti di ogni minoranza nazionale in qualsiasi località dello Stato ”. “In base a questa legge – chiarisce l'autore - ogni provvedimento mediante il quale la maggioranza nazionale cercasse di crearsi un privilegio o di ledere i diritti della minoranza nazionale (nel campo della scuola, dell'uso di questa o quella lingua, nelle questioni del bilancio, ecc.) deve essere invalidato, e la messa in atto di questo provvedimento proibita sotto la minaccia di una pena ”.

In parole povere, già in queste pagine Lenin traccia la linea programmatica della politica delle nazionalità nella futura Unione Sovietica, e tale politica verrà consacrata nelle Costituzioni dell'URSS e, per ciò che ci riguarda più da vicino, nelle Costituzioni della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, senza dimenticare che tra aprile e maggio 1924 - un anno e mezzo dopo la costituzione dell'URSS e pochi mesi dopo la scomparsa di Lenin - Stalin approfondiva nel sesto capitolo dei “Principi di leninismo” pubblicati sulla Pravda proprio la tematica della questione nazionale, non fermandosi all'URSS ma pensando anche, da grande internazionalista, ai popoli coloniali. Scrive Stalin che “il leninismo ha ampliato il concetto dell’autodecisione, interpretandolo come diritto dei popoli oppressi dei Paesi dipendenti e delle colonie alla separazione completa, diritto delle nazioni a esistere come stato indipendente. In questo modo è stata esclusa la possibilità di giustificare le annessioni interpretando il diritto all’autodecisione come diritto all’autonomia ”, chiarendo poco più avanti che “la questione nazionale è parte della questione generale della rivoluzione proletaria, parte della questione della dittatura del proletariato ”.

È alla luce dei principi teorici espressi da Lenin e da Stalin che deve essere valutata la normativa che riguarda sia l'Unione Sovietica sia la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina: quest'ultima si diede la prima Costituzione, composta da 35 articoli, nel marzo 1919 dopo che i bolscevichi locali avevano sconfitto, insieme a quelli russi, le forze controrivoluzionarie. L'articolo 4 di tale fondamentale documento giuridico è programmatico, ed è chiaramente ispirato alla lezione di Lenin e da Stalin: “rompendo decisamente con il passato, sforzandosi di distruggere, insieme alla divisione della società in classi, anche l'oppressione nazionale e la lotta nazionale, la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina dichiara la sua ferma determinazione a entrare a far parte della Repubblica Socialista Sovietica Internazionale Unita non appena si creano le condizioni per la sua comparsa; allo stesso tempo, la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina dichiara la sua completa solidarietà con le Repubbliche Sovietiche già esistenti oggi e la sua decisione di entrare nella più stretta associazione politica con esse per la lotta comune per il trionfo della rivoluzione comunista mondiale e nella più stretta cooperazione nel campo della costruzione comunista, concepibile solo su scala internazionale”.

Degno di nota è anche l'articolo 32 di tale Costituzione, dove si stabilisce l'assoluto divieto di ogni discriminazione fondata sulla razza o sulla nazionalità: “la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, riconoscendo pari diritti ai lavoratori, indipendentemente dalla loro razza o nazionalità, dichiara contrario alle leggi fondamentali della Repubblica stabilire o concedere privilegi o vantaggi su tale base, nonché ogni oppressione o restrizione delle minoranze nazionali della loro uguaglianza”.

Infine, allo scopo di affermare simbolicamente la pari dignità delle lingue parlare in quel territorio, l'articolo 34 afferma che “lo Stemma dell'R.S.S.U. consiste in un'immagine, su sfondo rosso ai raggi del sole, di una falce e martello d'oro, circondata da una corona di spighe e da un'iscrizione in russo e ucraino: 1) R.S.S.U. 2) Proletari di tutti i Paesi, unitevi ”.

Come si è visto, ancora non era nata l'Unione Sovietica, ma già la giovane nazione socialista ucraina aspirava a entrare in futuro in una “Repubblica Socialista Sovietica Internazionale Unita ” insieme ad altre repubbliche sorelle che condividessero i principi del socialismo, in una splendida proiezione internazionalista, che avrebbe prodotto, di lì a poco, l'Unione Sovietica.

Nel frattempo la Rivoluzione di Ottobre aveva già sconvolto per sempre il mondo il 7 novembre 1917, tanto che pochi giorni più tardi, il 15 novembre, Stalin, Commissario del popolo per la questione delle nazionalità, e Lenin, Presidente del Consiglio dei commissari del popolo, in nome della Repubblica Russa che stava avviandosi verso il socialismo, promulgavano le “Dichiarazioni dei diritti dei popoli della Russia” un documento giuridico di carattere non normativo, bensì programmatico, che costituisce una pietra miliare nella storia del movimento operaio, anche per l'autorevolezza dei due promulgatori sul tema specifico, come si è visto sopra, che sono passati alla storia con i nomi di battaglia di Stalin e di Lenin.

Si legge nel testo di tale documento programmatico, tra l'altro, che “ il Consiglio dei commissari del popolo ha deciso di porre a base della propria attività, nella questione delle nazionalità della Russia, i seguenti principi: 1) uguaglianza e sovranità dei popoli della Russia; 2) diritto dei popoli della Russia alla libera autodeterminazione, fino alla separazione e alla costituzione di uno Stato indipendente; 3) soppressione di tutti i privilegi e di tutte le limitazioni nazionali e nazional-religiose; 4) libero sviluppo delle minoranze nazionali e dei gruppi etnici abitanti sul territorio della Russia ”. L'espressione “Russia ” utilizzato nel testo indicava, in realtà, tutto il territorio che comprendeva l'Impero zarista, ed è da questo momento in poi che in quei territori immensi inizierà l'epopea socialista delle nazionalità sovietiche che porterà, tra l'altro, alla costituzione un anno e mezzo più tardi della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, come si è visto sopra.

Nel frattempo la Repubblica Russa diveniva nel 1918 dapprima Repubblica Socialista Russa e poi, nello stesso anno, Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa e si costituivano, nel territorio dell'ex impero zarista, la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina nel 1919, la Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa nel 1920 e la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica nel 1922, e queste quattro entità statali sovrane diedero vita, il 30 dicembre 1922, al primo Stato federale socialista della storia, l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche sotto la guida di Lenin, che già guidava la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa dal 1918.

L'URSS, nel momento in cui fu fondata, non aveva ancora una Costituzione, che fu promulgata, per volontà dei quattro Stati socialisti fondatori tra cui l'Ucraina, poco più di un anno dopo, il 31 gennaio 1924, dieci giorni dopo la scomparsa prematura di Lenin, la cui opera, tuttavia, si riscontra pienamente in questa carta fondamentale sia da un punto di vista politico sia da un punto di vista giuridico, perchè non bisogna mai dimenticare che Lenin, oltre ad essere un grande pensatore politico, era anche un esperto giurista.

Interessante è l'articolo 3 dove si stabilisce che “ la sovranità delle repubbliche federate è ridotta solo nei limiti indicati nella presente Costituzione e soltanto per le materie attribuite alla competenza dell’Unione. Al di fuori di questi limiti ogni repubblica federata esercita il proprio potere statale in modo autonomo. L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche tutela i diritti sovrani delle repubbliche federate ”.

L'articolo 4, poi, stabilisce che “ ognuna delle repubbliche federate conserva il diritto di libera secessione dall’Unione ”, una norma di grandissima civiltà giuridica socialista che non è presente in altre costituzioni federali (è assente, ad esempio, in quella degli Stati Uniti, che in virtù di tale omissione affrontarono una guerra civile tra il 1861 e il 1865, e fu Lenin in persona a tenerlo presente durante i lavori preparatori) e non è un caso che tale disposizione costituzionale sovietica è stata più volte criticata da Putin, il quale vi ha individuato un trabocchetto legale per menomare la Russia di parte dei suoi territori, dimenticando che tali territori si erano già resi indipendenti con lo sfacelo della Russia zarista.

L'articolo 8, quindi, stabilisce che “ organo supremo del potere dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche è il congresso dei Soviet e, nell’intervallo tra due congressi dei Soviet, il Comitato Esecutivo Centrale dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, composto dal Soviet dell’Unione e dal Soviet delle Nazionalità ”: il Soviet delle Nazionalità era uno dei due organi legislativi dell'ordinamento costituzionale sovietico, che aveva il compito di rappresentare gli interessi delle singole realtà nazionali dell'Unione Sovietica.

La Costituzione non prevede una lingua ufficiale dell'URSS, e ciò in omaggio alle decine di diverse lingue parlate nei territori dell'immenso Stato federale.

Nel giugno 1929 la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina promulgava una nuova Costituzione, che sostituiva quella del 1919 dopo l'entrata in vigore della Costituzione dell'URSS.

L'articolo 1 della Costituzione ucraina del 1929 stabilisce innanzitutto che “la Repubblica ucraina è uno stato socialista di operai e contadini. Tutto il potere all'interno della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina appartiene ai Soviet dei deputati degli operai, dei contadini e dell'Armata Rossa ”, senza ovviamente dimenticare, nella prima parte dell'articolo 3, che “la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina è membro dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche in quanto Stato contraente sovrano e si riserva il diritto di recedere liberamente dall'Unione ”.

L'articolo 13 stabilisce che “nel campo dello sviluppo culturale, la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina si pone il compito di assicurare con tutti i mezzi lo sviluppo degli indirizzi proletari della cultura nazionale ucraina e della cultura delle minoranze nazionali, e di combattere risolutamente i pregiudizi nazionalisti ” e l'articolo 20, dal canto suo, sancisce solennemente che “le lingue di tutte le nazionalità che vivono sul territorio della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina sono uguali e ogni cittadino, indipendentemente dalla sua nazionalità, ha piena opportunità - nei suoi rapporti con gli organi statali e nei rapporti degli organi statali con lui, in tutti i discorsi pubblici e in tutta la vita civile – di usare la lingua madre ”.

Infine, l'articolo 80, a proposito dello stemma, non stabilisce espressamente in quale lingua dovesse essere scritto il motto “proletari di tutti i Paesi unitevi ”, ma le autorità ucraine stabilirono che venisse usata la sola lingua ucraina, ma non certo in sfregio alle varie nazionalità che vivevano entro i suoi confini, ma solo perchè già l'URSS aveva previsto nella sua Costituzione, che tale motto fosse scritto in tutte le lingue parlate all'interno dell'Unione Sovietica.

Nel frattempo, dopo la morte di Lenin, Stalin era diventato il segretario generale del Partito Comunista Bolscevico dell'URSS e in tale veste, pur non ricoprendo cariche di governo fino al 1941, fu l'ispiratore della Costituzione dell'URSS entrata in vigore nel dicembre 1936, un testo giuridico fondamentale per completezza e dettaglio normativo composto da 146 articoli, un documento normativo che non ha eguali nel panorama costituzionale del mondo contemporaneo.

Fondamentale, per ciò che ci riguarda, è l'articolo 13 dove si legge che “l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche è uno Stato federale, formato sulla base dell’unione volontaria, a parità di diritti, delle seguenti Repubbliche Socialiste Sovietiche: Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa; Repubblica Socialista Sovietica Ucraina; Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa; Repubblica Socialista Sovietica Azerbaigiana; Repubblica Socialista Sovietica Georgiana; Repubblica Socialista Sovietica Armena; Repubblica Socialista Sovietica Turkmena; Repubblica Socialista Sovietica Uzbeca; Repubblica Socialista Sovietica Tagica; Repubblica Socialista Sovietica Kazacha; Repubblica Socialista Sovietica Kirghisa ”. Come si vede, il numero degli Stati è aumentato rispetto ai quattro contemplati nella Costituzione del 1924, perchè Azerbaigian, Georgia e Armenia erano territori, abitati da tre nazionalità distinte, precedentemente uniti nella Transcaucasia, mentre i restanti cinque Stati si formarono nell'Asia centrale a spese del territorio della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, attuando così quel principio di autodeterminazione delle nazionalità stabilito sin dalla creazione dell'URSS.

L'articolo 16 stabilisce che “ogni repubblica federata ha una propria Costituzione, che tiene conto delle peculiarità della repubblica ed è redatta in piena conformità con la Costituzione dell’URSS ” e l'articolo 17 sancisce, con grande dispiacere di Putin ma con l'evidenza di quanto fosse democratico e rispettoso dell'autodeterminazione dei popoli il sistema socialista, che “ogni repubblica federata conserva il diritto di libera secessione dall’URSS ”.

Gli articoli dal 22 al 28 sono dedicati all'individuazione di regioni autonome, all'interno dei singoli Stati socialisti, al fine di tutelare ulteriormente le minoranze nazionali ivi stanziate: degno di nota all'articolo 22 – dedicato alle regioni autonome presenti nella Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa – della regione autonoma degli Ebrei. Fu Stalin in persona, infatti, nel 1934 a suggerire al governo della RSFSR, di costituire in un territorio ancora vergine dell'estremo oriente l'Oblast autonoma ebraica per consentire alla popolazione ebraica di lingua yiddish presente in Russia, riconosciuta come nazionalità ma sparsa nel territorio, di stabilirsi lì. Ancora oggi nel capoluogo Birobidzan si può ammirare nel piazzale davanti alla stazione ferroviaria un bel monumento a forma di menorah, il candelabro a sette bracci della tradizione ebraica, e l'Oblast è uno dei pochi luoghi al mondo nel quale la popolazione ebraica continua a parlare l'yiddish!

Tornando all'Ucraina, l'articolo 23 della Costituzione dell'URSS del 1936 riconosce che “la Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina è composta dalle regioni: di Vinnica, di Dnepropetrovsk, di Donec, di Kiev, di Odessa, di Char’kov, di Černigov, e dalla Repubblica Socialista Sovietica Autonoma della Moldavia ”, a dimostrazione ulteriore, se ce ne fosse ancora bisogno, del fatto che le minoranze nazionali presenti all'interno dei singoli Stati socialisti dovevano essere anche esse tutelate con forme di ulteriore autogoverno all'interno dei singoli Stati socialisti.

L'articolo 121 è dedicato all'istruzione, con particolare attenzione alla madrelingua: “i cittadini dell’URSS – si dispone - hanno diritto alla istruzione. Questo diritto è assicurato dall’istruzione elementare, generale ed obbligatoria, dal carattere gratuito dell’istruzione, compresa l’istruzione superiore, da un sistema di borse di studio statali per l’immensa maggioranza degli studenti delle scuole superiori, dall’insegnamento scolastico nella lingua materna e dall’organizzazione dell’insegnamento professionale, tecnico e agronomico gratuito per i lavoratori nelle officine, nei sovchoz, nelle stazioni di macchine e trattori e nei kolchoz ”.

L'articolo 123 dispone poi, al fine di vietare tassativamente discriminazioni su base razziale, etnica o nazionale: “l’uguaglianza giuridica dei cittadini dell’URSS indipendentemente dalla loro nazionalità e razza, in tutti i campi della vita economica, statale, culturale e socio-politica, è legge irrevocabile. Qualsiasi limitazione diretta o indiretta dei diritti e, al contrario, qualsiasi attribuzione di privilegi diretti o indiretti ai cittadini in dipendenza della razza o della nazionalità alla quale appartengano, così come qualsiasi propaganda di settarismo razziale o nazionale, ovvero di odio e disprezzo, è punita dalla legge ”.

Infine, l'articolo 143 rende omaggio, nello stemma dell'URSS, a tutte le lingue parlate nel suo territorio, e quindi a tutte le nazionalità che compongono lo Stato federale socialista: “lo stemma di Stato dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche – dispone il legislatore costituzionale - si compone di una falce e di un martello su un globo terrestre disegnato nei raggi del sole e incorniciato di spighe, con la scritta nelle lingue delle repubbliche federate: 'Proletari di tutti i Paesi, unitevi!'. Al di sopra dello stemma vi è una stella a cinque punte ”.

Neppure in questa Costituzione è prevista una lingua ufficiale dell'Unione Sovietica.

La Repubblica Socialista Sovietica Ucraina si diede quindi una nuova Costituzione nel gennaio 1937 al fine di adeguare le fondamenta dello Stato socialista ucraino ai grandiosi principi enunciati nella Costituzione dell'URSS dell'anno precedente.

L'articolo 1 della Costituzione ucraina del 1937 dispone che “la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina è uno stato socialista di operai e contadini ” e l'articolo 2 sancisce che “la base politica dell'URSS sono i Soviet dei deputati operai, che sono cresciuti e si sono rafforzati a seguito del rovesciamento dei proprietari terrieri e dei capitalisti, della conquista della dittatura del proletariato, della liberazione del popolo ucraino dall'oppressione nazionale e della borghesia imperialista russa, con la sconfitta della controrivoluzione nazionalista ”: quest'ultimo articolo è importante, e fa riferimento alla durissima lotta che il proletariato ucraino, diretto dalle istanze socialiste sia locali sia dell'intera URSS, aveva affrontato pochi anni prima per porre fine al potere dei latifondisti ucraini a danno dei contadini poveri e dei braccianti, a testimonianza del fatto che il socialismo non si realizza certo in un giorno, ma la sua realizzazione continua anche dopo la proclamazione dello Stato socialista.

Significativo è anche l'articolo 9: “insieme al sistema economico socialista, che è la forma di economia dominante nella RSSU [Repubblica Socialista Sovietica ucraina, n.d.r.], la legge consente la piccola economia privata di singoli contadini e artigiani, che si basa sul lavoro personale ed esclude lo sfruttamento del lavoro altrui ”.

L'articolo 14 ribadisce ciò che era stato costantemente affermato nelle precedenti Costituzioni socialiste ucraine a presidio della sua sovranità e della sua libera adesione all'URSS, ovvero che “la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina si riserva il diritto di recedere dall'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ”.

Le Sezioni V e VI della Costituzione, poi, erano dedicate espressamente alla Repubblica Socialista Sovietica Autonoma Moldava (articoli 54 – 71), una suddivisione amministrativa interna dell'Ucraina, voluta in virtù della minoranza nazionale ivi presente e a tutela della sua specificità linguistica e culturale.

L'articolo 120 è dedicato all'istruzione: “i cittadini della RSSU – vi si legge - hanno diritto all'istruzione. Questo diritto è garantito dall'istruzione primaria obbligatoria, dall'istruzione gratuita, compresa l'istruzione superiore, da un sistema di borse di studio statali per la stragrande maggioranza degli studenti dell'istruzione superiore, dall'istruzione nelle lingue madri, dall'organizzazione di fabbriche, fattorie statali, stazioni di trattori e fattorie collettive a titolo gratuito, dalla formazione tecnica e agronomica dei lavoratori ”. Come si vede, veniva stabilito nella Costituzione il principio dell'istruzione in madrelingua, al fine di tutelare sin dalla più tenera età tutte le minoranze nazionali.

Fondamentale, a tutela della dignità di ogni persona indipendentemente dalla sua appartenenza nazionale, è quanto disposto dall'articolo 122: “l'uguaglianza dei cittadini della RSSU, indipendentemente dalla loro nazionalità e razza, in tutte le sfere della vita economica, statale, culturale e socio-politica è una disposizione inviolabile. Qualsiasi limitazione diretta o indiretta dei diritti o, al contrario, l'affermazione di preferenze dirette o indirette dei cittadini a seconda della loro appartenenza razziale ed etnica, nonché qualsiasi diffusione di idee fondate sull'esclusività razziale o nazionale, o sull'odio e il disprezzo, sono punite dalla legge ”.

Infine, l'articolo 143, a proposito del motto “lavoratori di tutti i Paesi, unitevi ” da apporre nello stemma ucraino, non specifica in quale lingua dovesse essere scritto, ma le autorità ucraine decisero, come era già accaduto nel 1929, di usare la sola lingua ucraina, poiché il motto era già presente, in russo e nelle altre lingue nazionali dell'URSS, nello stemma dell'Unione Sovietica.

La Costituzione ucraina del 1937 fu emendata una sola volta, nel 1954, al fine di fare entrare la Crimea nel territorio ucraino, ceduta dalla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa.

Le Costituzioni dell'URSS del 1936 e della RSSU del 1937 restarono in vigore per quarantuno anni, rispettivamente fino al 1977 e al 1978 e furono sostituite quando Krusciov aveva realizzato quel colpo di stato revisionista che rovesciò il socialismo facendo dire già in quegli anni a Mao: 'l'Unione sovietica di oggi è sotto la dittatura della borghesia, una dittatura della grande borghesia, una dittatura di tipo fascista tedesco, una dittatura di tipo hitleriano '. Ah come aveva visto lontano, Mao.

Dopo la morte di Stalin, nel marzo 1953, prima Krusciov e poi Breznev restaurarono in Unione Sovietica proprio quella borghesia contro la quale avevano lottato aspramente Lenin, Stalin e milioni di lavoratori, per più generazioni, tanto che nel primo articolo della Costituzione dell'URSS varata nell'ottobre del 1977, voluta da Breznev, si legge che “l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche è uno Stato socialista di tutto il popolo, che esprime la volontà e gli interessi degli operai, dei contadini e degli intellettuali, dei lavoratori di tutte le nazioni e di tutti i popoli del Paese ”: non più, quindi uno Stato degli operai e dei contadini, ma di tutto il popolo, borghesia compresa, e questo mette una pietra tombale sull'esperienza sovietica ancor prima del crollo del muro di Berlino. È pur vero che, per ciò che riguarda i singoli Stati che compongono l'URSS all'articolo 72 veniva comuncque ribadito che “ogni repubblica federata conserva il diritto di libera secessione dall’URSS ”, ed è con quest'ultima disposizione che nel 1991 l'URSS si scioglierà.

L'articolo 1 della Costituzione della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina varata nell'aprile 1978 dispone, similmente a quanto aveva stabilito quella dell'URSS l'anno precedente, che “la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina è uno stato-nazione socialista che esprime la volontà e gli interessi degli operai, dei contadini e degli intellettuali, dei lavoratori di tutte le nazionalità della repubblica ”: anche qui operai e contadini vengono uniti a intellettuali e, genericamente, ai “lavoratori di tutte le nazionalità ”, abbandonando così la dittatura del proletariato che era stata un cardine delle precedenti Costituzioni sovietiche e ucraine all'epoca di Lenin e Stalin. Anche qui, d'altra parte, all'articolo 69, viene stabilito che “la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina si riserva il diritto di lasciare liberamente l'URSS ”, ciò che effettivamente avrebbe fatto tredici anni più tardi, nel 1991, ma questa è un'altra storia che non appartiene né ai lavoratori ucraini né alla storia del socialismo, ma alla restaurazione del capitalismo sia in Russia sia in Ucraina e ai regimi corrotti che attualmente governano tali nazioni, sotto la guida non di operai e contadini ma di autocrati protettori di oligarchi e di capitalisti sfruttatori.

Ciò che emerge da queste pagine è che l'insegnamento di Lenin e di Stalin sulla questione nazionale fu concretamente attuato sia nelle Costituzioni sovietiche sia in quelle ucraine, ciò che emerge da queste pagine è che in tali supremi documenti giuridici delle rispettive istituzioni c'è il socialismo concretamente realizzato e ci sono i grandi progetti per migliorarlo, ciò che, infine, emerge in queste pagine è la dignità della nazione ucraina e del suo proletariato, che scelsero liberamente di fondare l'Unione Sovietica e di rimanervi per costruire il socialismo.



Conclusioni

La nazione ucraina esisteva già ai tempi di Lenin e quest'ultimo non fu certo un prestigiatore che la fece apparire dal nulla, ma furono semmai proprio Lenin e Stalin a consentire, con la loro elaborazione ideologica e con la loro coerente condotta politica e governativa, che essa potesse costituirsi e prosperare in uno Stato socialista.

Le solenni dichiarazioni contenute nelle Costituzioni della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina furono principi giuridici che diedero dignità per decenni a un intero popolo, e d'altra parte gli storici principi di civiltà sanciti nelle Costituzioni dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche furono pietre miliari della civiltà socialista nella sua massima espressione.

La politica imperialista di Putin sull'Ucraina pertanto non è la politica dell'Unione Sovietica di Lenin e di Stalin, ma è ad essa antitetica, la sua concezione secondo la quale russi e ucraini sarebbero un solo popolo non è la concezione sovietica, ma è ad essa antitetica, l'imperialismo di Vladimir Putin e le sue mire sull'Ucraina, infine, non hanno nulla a che vedere con la politica di Lenin e di Stalin sul tema delle nazionalità – e, nello specifico, sull'Ucraina - ma è una politica di tipo hitleriano.

Da una parte sta l'imperialismo, sia esso occidentale sia esso russo o cinese, e alla sua antitesi stanno l'internazionalismo proletario e la solidarieta dei popoli che si battono contro ogni imperialismo e per un Paese libero, sovrano, indipendente e integrale.




2 marzo 2022


(Articolo de “Il Bolscevico”, organo del PMLI, n. 9/2022 e pubblicato sul sito www.pmli.it)

Redazione - inviato in data 04/03/2022 alle ore 14.55.33 -

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